Final Fantasy 7 Remake è una questione di nostalgia.

Scrivere una recensione di Final Fantasy 7 Remake sarebbe una sfida, su un sito normale. Perché Final Fantasy 7 – l’originale – è parte del nostro background, della nostra cultura. E di conseguenza, un remake di Final Fantasy 7 non può che evocare nostalgia, non può che suscitare emozioni. Final Fantasy 7 sta sullo stesso piano delle polpette al sugo di quella nonna che ad un certo punto è uscita dalla tua vita, quelle stesse polpette che ormai vivono solo nei tuoi ricordi. Scrivere una recensione di Final Fantasy 7 su un sito normale vorrebbe dire separarsi dalla componente emozionale. Dal proprio vissuto. Diventare un’altra persona per poter scrivere un pezzo quanto più asettico ed oggettivo possibile. Ecco, perché sono grato di poterlo fare qui a casa, su I Love Videogames.

Chiedere di essere obiettivi parlando di Final Fantasy 7 è come chiedere a chi scrive di diventare un'altra persona. Per quanto ci si possa provare, non è possibile

L’originale Final Fantasy 7 è probabilmente il capitolo più importante della serie. Forse non il migliore, forse nemmeno il jRPG migliore della storia dei videogiochi. Ma il più importante, dal punto di vista storiografico, sì. A questo, bisogna aggiungere che tutto quello che abbiamo provato giocandolo la prima volta – fosse il ’97, il 2010 o l’altroieri – è stato memorizzato su un supporto inaffidabile. Perché la memoria è tutt’altro che perfetta, e quella di un giocatore tende ad idealizzare i giochi che lo hanno reso tale. Facciamo Remake e Remastered migliori di quanto Bluepoint Games possa mai fare, e lo facciamo in modo inconscio e incosciente. È una nebbia peggiore di quella di Silent Hill, che rischia di coprire anche i difetti di questo remake.

Perché c’è una forte componente nostalgia legata a Final Fantasy 7 Remake, e l’originale non ha potuto che alimentarla. È una nostalgia che passa anche da Crisis Core, che su alcuni eventi del passato di Cloud ha zoommato e messo a fuoco già su PlayStation Portable. A chi ha avuto tra le mani quell’UMD, le sequenze iniziali di Final Fantasy 7 Remake raccontano tantissimo. C’è Midgar in fiamme, dopo gli eventi già raccontati dalla demo. E Midgar si mischia a Nibelheim, al passato di Cloud e Tifa che chiama a gran voce Sephiroth. Ma non è per niente semplice nemmeno per chi ha giocato solo il Final Fantasy 7 in tre CD, soprattutto se lo ha fatto nella Generazione PlayStation.

Eri un ragazzino, quando hai giocato Final Fantasy 7.
Adesso sei un adulto, quando stai giocando Final Fantasy 7 Remake, quando stai scrivendo questa recensione

Nel ’97, nel 2000, perfino nel 2010, eri un ragazzino. Non avevi la coscienza che hai adesso, per te fare esplodere un Reattore Mako era una missione come tante, necessarie per finire il gioco. Adesso no, sei abbastanza adulto da capire cosa stai facendo. Il peso delle conseguenze colpisce duro allo stomaco, anche se sai che dovevi farlo. Anche se ti hanno calato a forza nei panni di Cloud, un cowboy della console armato di zanbato che è lì solo per i soldi. E la tecnologia non aiuta, non aiuta per niente. Nell’originale il massimo che ti potevano mostrare era Jessie in lacrime sotto una TV a tubo catodico che mostrava un notiziario. Una manciata di poligoni, il resto era lasciato a noi, ad un’empatia che non potevamo avere a quell’età. Adesso? Adesso c’è una vera e propria camminata della vergogna.

Final Fantasy 7 Remake non ti coccola con la nostalgia, no. Ti mette davanti all’evidenza dei fatti, al male che hai causato. Alla Midgar che hai distrutto e alle vite che hai spezzato. E più avanti non va molto meglio, perché sei tu ad essere cresciuto, non il gioco. Il gioco era sempre stato così, solo che non lo avevi capito. Non potevi, perché sentir parlare Aerith del suo primo amore quando non hai mai amato è quasi stucchevole, quando quelle parole oggi ti toccano. Oggi anche tu hai amato e perso, sei un bambino che ha messo la mano sul fornello e sa perfettamente quanto scotta. E diciamocelo, quegli occhi innocenti non aiutano. Sai già come andrà – come potrebbe andare? – e il senso di colpa si aggiunge ad altro senso di colpa.

Hai completato la tua transizione da Marlene a Barret. Ecco perché Final Fantasy 7 Remake ti suscita nostalgia

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Quanto dura? Personalmente, ho finito Final Fantasy 7 Remake in 40 ore e qualche minuto. Il gioco poi si presta ad essere rigiocato a difficile per arrivare al platino e al 100%.
I difetti ci sono, è innegabile. E va detto che per come è strutturato – per come è raccontato – questo remake di Final Fantasy 7, gran parte della magia è all’inizio. Poi arrivano gli innesti e le aggiunte di Nomura e soci, necessarie a rendere questo primo episodio capace di stare in piedi da solo. Non è un problema di per sé, attenzione: l’originale continua ad esistere nei nostri ricordi e in tutti i maggiori store, se vuoi tornarci sopra ne hai tutta l’occasione. Qua si critica il come, non il cosa. Perché il come spesso e volentieri assomiglia ad un filler, e per quanto innocuo è un’occasione persa. Al primo approfondimento su Jessie non segue nient’altro allo stesso livello, sostanzialmente il party viene cambiato e separato per dare minutaggio a tutti ma gli approfondimenti rimangono blandi.

Però davvero, alla luce di tutti i discorsi emotivi fatti fin qui, capisco lo stesso i 9 e i 10. Li capisco nonostante un finale controverso, che tendenzialmente è stato discusso – anche criticato – a parte. Anche a voler essere obiettivi a tutti i costi, scrivendo una recensione di Final Fantasy 7 Remake dell’autobiografico filtra per forza tra le parole. Tende a farti riempire la casella dei “contro” con considerazioni prettamente tecniche, sui problemi di caricamento delle texture e su alcuni fondali che non sono all’altezza, per non dire facciano semplicemente schifo. Capisco perfettamente perché non si sia voluto (o riuscito) a vedere un level design acerbo, con delle mappe che spesso danno l’idea di essere realizzate alla buona. Muri invisibili o ostacoli che Cloud e gli altri potrebbero attraversare senza problemi, che invece sono bloccanti. Una componente esplorativa abbastanza abbozzata, con davvero nessun grosso segreto nascosto sulla mappa.

L’approccio è quello giusto – mutuato dal già citato Crisis Core –, ma con pochi dungeon e un risultato alle soglie dell’anonimo. Un semplice contorno per il vero piatto forte, che è quel battle system da GDR d’azione che funziona splendidamente bene. E riesce ad essere all’altezza del suo retaggio, perché come nell’originale anche qui non ci sono dei ruoli precisi, e tutto il party può ricoprire qualunque mansione. Barret può fare da healer – non è nemmeno così sbagliato, visto che tende ad avere un sacco di PV– a patto che abbia le materie giuste. L’unica cosa davvero rigida sono le Limit Break, ma per il resto le armi (che fungono da skill tree e riprendono il concept della sferografia di Final Fantasy X) cercano di coprire quante più build possibili.

Un esempio del gameplay di Final Fantasy 7 Remake a difficile, girato ad-hoc per la recensione
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Se c’è qualcosa che è davvero esente da ogni possibile critica, in una recensione di Final Fantasy 7 Remake, è proprio il battle system. Gli sviluppatori probabilmente lo sapevano ed è per questo che hanno inserito diverse arene e missioni dove si gioca proprio su questo. E in questi frangenti il risultato è sorprendente, molto più buono del tentativo di platform all’acqua di rose che si respira in alcune sezioni. È qualcosa su cui costruire nei prossimi capitoli, stando bene attenti al fatto che il numero di personaggi esploderà.
O potrebbe.
In questo primo episodio erano solo 4 con tre utilizzabili, quindi le rotazioni non erano così disturbanti e il bilanciamento è stato relativamente facile da raggiungere.

Quanto ai prossimi episodi, vedremo…

Verdetto
8 / 10
Nel '97 eri Marlene, adesso sei Barret
Commento
Final Fantasy 7 Remake è un pezzo di storia. E anche di Storia. La storia, quella con la s minuscola, è la nostra: chi eravamo quando lo abbiamo giocato la prima volta, quello che ci ha insegnato. Anche quello che non potevamo capire, perché non puoi capire Barret quando sei solo un figlio, devi prima diventare padre o madre. La Storia con la maiuscola davanti è banalmente quella dei videogiochi, di questo medium che amiamo oltre ogni ragionevolezza e che non stiamo preservando abbastanza. E questo remake prova a far questo, in un certo senso, anche se l'intento a volte viene piegato alla necessità di aggiungere minutaggio a schermo. Complessivamente, sono contento di averne potuto scrivere qui a casa, perché qui a casa non c'è la presunzione di oggettività e posso fare quello che farei sul mio diario personale. Cioè amare i videogiochi...
Pro e Contro
Battle System sontuoso
Emotivamente comunica tanto

x Level design piatto
x Qualche problema di caricamento delle texture

#LiveTheRebellion