Trama? In DOOM? Davvero?

Quella di DOOM Eternal: The Ancient Gods Part 1 è una recensione davvero infernale. Da una parte hai DOOM Eternal, videogiocattolo da lockdown che si è moralmente guadagnato il titolo di vero DOOM 3. Gameplay sontuoso, ritmi serrati, rumore e furore. Dall’altra hai la voglia di vedere cosa verrà dopo, assaggiare qualche novità in una formula che a marzo sembrava essere la perfezione. Solo che non puoi chiedere ad un’espansione di reinventare la ruota, soprattutto se è una ruota tra le più rotonde mai sperimentate pad alla mano.

The Ancient God è DOOM Eternal che sparge il suo seme ancora e ancora, senza inventare nulla ma sfidando i giocatori ad una gara di schiaffi

Avviata la partita il DOOM Slayer ha a disposizione tutto l’arsenale visto nella campagna base. Brutto segno. Già, perché nel momento in cui metti tra le mani del giocatore così tante armi beh, ti puoi permettere di giocare al rialzo. The Ancient Gods è un susseguirsi di situazioni al limite incise su disco (circa) per farti buttare il sangue e perdere il sonno.

Coppie di Razziatori che attaccano insieme, arene più claustrofobiche dove lo spawn dei Totem che potenziano le orde è quasi la regola. Nuovi nemici con nuove regole e debolezze da imparare, più vulnerabili a certi tipi di arma o addirittura ammazzabili solo con queste. DOOM era una lettera d’amore alla saga. DOOM Eternal ne è la diretta evoluzione, non più carta ma instant messaging, il permesso d’essere addirittura più spinti e sfacciati. The Ancient Gods è la proverbiale dick pick, la mossa hardcore di chi va all-in e rischia tutto. Paga? Sta a chi gioca deciderlo. Il BDSM non è roba per deboli di cuore e allo stesso modo The Ancient Gods molto spesso si accanisce con chi gioca.

Non si risparmia nulla, incalzando costantemente il giocatore davanti allo schermo e facendogli tirare il fiato – ma nemmeno tanto – nelle sezioni platform tra un’arena e l’altra, che spesso e volentieri vanno comunque affrontate guardando il timer. Non si risparmia nulla nemmeno a livello di narrativa, andando a riprendere le questioni rimaste irrisolte dopo il finale della campagna. Al centro di tutto c’è la figura del Serafino, vero motore dietro questo reboot che non è un reboot. Ma è solo il punto di partenza, lo squarcio nel velo che porta a scavare nella lore dell’intero franchise.

Forse il merito più grosso di The Ancient Gods è questo. Certifica una volta di più che ne è passata di acqua sotto i ponti e che DOOM non è più quella saga in cui la trama è importante quanto in un film porno. Questo nuovo corso ha ripreso molto dai classici ma passo dopo passo ha costruito una sua identità, esplosa con Eternal e cementata da questa prima parte di espansione della campagna. Rimangono dettagli accessori, certo, perché l’aspetto ludico è ancora quello preponderante e si può tranquillamente ignorare il resto. Tant’è che The Ancient Gods è disponibile anche stand alone. Ma DOOM adesso vuole anche raccontare un universo, mettere ordine in un franchise che permea tutta la storia dei videogiochi e che quindi ha il dovere continuare a farlo.

Chiaro, tra una sfida ai limiti e l’altra…

Verdetto
Si
La versione Brutal di DOOM Eternal
Commento
The Ancient Gods è un more of the same per chi voleva more of the same. Si gioca al rialzo dal punto di vista ludico, confezionando un giocattolo hardcore e pieno di parti piccole che i bambini più piccoli possono ingerire, ma che regala tantissimo pad alla mano. Poche novità, ma quadrate e pensate per alzare il livello di sfida oltre i livelli di guardia della campagna base. Insomma, è Brutal Doom declinato su DOOM Eternal, cosa si può volere di più?
Pro e Contro
Riprende quanto lasciato in sospeso
Dannatamente difficile

x Dannatamente difficile
x Pochissime novità

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