Recensione 7th sector, la nostra rece-guida per PS4

Scrivere una rece-guida che racconta un puzzle game non è facile ma in fondo la grande sfida di 7th Sector è anche questa. Tutto il gameplay si basa su questo grande concetto, la sfida. Lo sviluppatore Unity Sergey Noskov, il papà di 7th sector, all’alba dell’uscita del suo videogioco, pubblicava sulle pagine di news.xbox una specie di piccolo manuale. In questo breve ma significativo intervento emerge il cuore della sua nuova creazione. Creare un videogioco è sempre una sfida per lui, un’occasione buona per sperimentare cose nuove e di riproporne già fatte. Questa volta, vista la natura del gioco, rimettere nel piatto la stessa minestra non era possibile. Per questo motivo si è rimboccato le maniche e si è rimesso a studiare, con l’unico obiettivo di stupire e stupirsi.

Lo sviluppo del gioco non è solo un lavoro per creare un prodotto; è una vita! Nel processo di creazione, si è completamente immersi in un mondo virtuale, pensando sempre ai personaggi e alle emozioni che si possono generare e sperimentare.

Sergey Noskov, dall’articolo pubblicato su news.xbox.com
Le verità nascoste di 7th Sector
Il gioco, almeno nelle intenzioni iniziali di Sergey, nasceva come un breve gioco arcade e senza una grande profondità di trama e significato. Ma l’amore e la passione per i videogiochi trova sempre un modo per scatenare la sua magia. Il progetto, giorno dopo giorno, mutava, diventava più riflessivo e ogni elemento si svelava nel tempo. La storia di 7th Sector arriva a colmare il bisogno di Cyberpunk, creato dalla improvvisa dipartita di Cyberpunk 2077.

Gli eventi narrano di un’organizzazione che detiene il potere con la forza della tecnologia militare. Robot e armi sono all’ordine del giorno. Sullo sfondo, durante le sequenze di gameplay, scorrono fotogrammi che illustrano un futuro distopico liberamente ispirato a grandi capolavori artistici del passato. Lo sviluppatore non nasconde la sua passione per Blade Runner di Ridley Scott, che ha avuto un’influenza non indifferente per lo sviluppo del videogioco. Pioggia, luce al neon brillante e una nebbiosa metropoli con numerosi grattacieli e supercar volanti. Questi sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano il mondo di 7th sector e che creano il suo perfetto teatro di gioco.

La prima impressione è quella che non conta

Ogni volta che devo sviluppare una rece-guida mi cerco di studiare bene il mio cliente e 7th Sector non si è sottratto a questo mio rituale. Per informarmi mi sono guardato video e anteprime su Youtube e letto i vari interventi dello sviluppatore. Il palmares del videogioco era anche ottimo visto il successo ottenuto durante il Devgamm 2019 svoltosi a Mosca. Per quel poco che avevo potuto vedere mi sembrava un puzzle game con una grafica discreta ma niente di più. La dimensione del gioco, meno di 1 Gb, sembrava confermare questa mia sensazione iniziale, ma dopo la prima ora di gioco ho provato un senso di delusione verso me stesso come non mi succedeva da molto tempo.

Mi sono alzato, ho aperto una bella birra e mentre la sorseggiavo, ancora deluso dal mio comportamento ma allo stesso tempo eccitato mi sono detto: “Finalmente un gran cazzo di videogioco”. Finita la mia pausa, ho resettato tutte le mie prime e sbagliate impressioni, e, terminato il ciclo di formattazione, mi sono goduto 7th Sector.

Il principio di separazione del meta

Inizialmente il videogioco si presenta come un puzzle game a scorrimento orizzontale dove, nei panni un impulso elettrico, si deve trovare un modo per percorrere i vari cavi e andare avanti allo stage successivo. Per procedere in questo scopo occorre risolvere dei puzzle che ci permettono di procedere. Sebbene non ci si fa caso all’inizio, accade qualcosa di strano. In maniera del tutto subliminale, tra un cavo ed un puzzle, noi assistiamo allo svolgimento della storia. Sullo sfondo del nostro gameplay, ignari di tutto, stavamo assistendo alla trama del gioco e ad ogni stage la storia aggiungeva sempre un nuovo tassello.

Diversamente da come siamo stati abituati in un videogioco, le nostre azioni non influiscono sul corso della storia, subendola passivamente. Come se fossero due binari separati, destinati a non incontrarsi mai. Ed ecco quindi, quasi se fosse un nuovo enunciato nel mondo dello sviluppo dei videogiochi, si osserva il principio della separazione del meta. Storia e gameplay vivono separati, e l’uno non influisce sull’altro. Le nostre azioni sembrano essere fini solo a se stesse. Ma questa sensazione, per quanto perdura per buona parte del videogioco, ha delle pause in cui siamo noi a diventare parte della storia.

L’impulso elettrico è destinato a qualcosa di più grande. Cavo dopo cavo, enigma dopo enigma, matura e prende cognizione del suo ruolo in questa società e decide di non aderire al sistema. L’elettrone, prende il possesso di una sfera, poi di un robot, poi di un drone e non sembra destinato a fermarsi. La storia scorre sotto i nostri occhi mentre cerchiamo di costruircene una nuova. Ma alla fine, tutti i binari si incontrano prima o poi, in una resa dei conti dove l’ideologia più forte è destinata a sopravvivere.

Vivi o soccombi.

Nei sei degno?

Nel corso della rece-guida di 7th Sector vi ho, in più di un’occasione, ribadito il genere del nuovo videogioco creato dallo sviluppatore russo Sergey Noskov. Per chi, come me, ama il genere, solitamente un puzzle game prevede delle sfide a difficoltà progressiva. Questa aumenta con l’avanzamento della storia e del gioco in genere, rendendo gli enigmi sempre più impegnativi con l’avvicinamento all’epilogo della nostra esperienza di gioco. I puzzle proposti seguono un filo logico, principalmente coerente con lo stile del videogioco. 7th Sector non è cosi: lui vuole sapere sei siamo degni e meritevoli di arrivare alla conclusione e scoprire la verità dietro gli eventi.

I puzzle disegnati da quel folle di Sergey abbracciano diverse aree e richiedono delle competenze non propriamente innate. Logica, algebra, elementi di programmazione, attenzione maniacale ai dettagli, fantasia e buona dose di creatività. Sembra un test d’ingresso, una grande prova per accedere non si a cosa e nemmeno a dove. Ma questo è. Con l’avanzamento del gioco ho avvertito, in più di un’occasione, questa sensazione, sentendomi spesso non adatto e non all’altezza. Non mi sono dato per vinto, ho preso carta e penna e ho cominciato a fare calcoli e abbozzare schemi logici. Ho riaperto i libri delle superiori per rinfrescare le sintassi dei cicli condizionali e le dichiarazioni delle variabili. Sono andato avanti, non mi sono dato per vinto, dimostrando a 7th di essere degno. Non ho abbondonato, portando il giusto rispetto al lavoro svolto da Sergey Noskov. Perché di questo si tratta.

E quando un videogioco ti spinge a tanto, allora vuol dire che abbiamo la fortuna di avere tra le mani un grande lavoro.

Verdetto
9 / 10
La bellezza dell'umilità
Commento
Sergey Noskov dimostra che non bisogna costruire un triplo AAA per incollarci alla poltrona. Basta intelligenza e una buona dose di umiltà. 7th Sector, tra i suoi vari enigmi e puzzle, nella sua semplicità riesce a lanciarci una sfida. In pochi ce la faranno, ma questi avranno l'onore di apprezzare un'opera unica e rara. Oggi giorno non è facile uscire pienamente soddisfatti da un'esperienza videoludica. 7th Sector, salvo qualche lieve defezione, ci è riuscito. Armatevi di intelletto, ne serve parecchio per arrivare alla conclusione.
Pro e Contro
Scenografie bellissime
Enigmi complicati e originali
Aria di cyberpunk

x Sequenze action migliorabili
x Controlli migliorabili in alcune sequenze

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