Una mosca nell’oceano. Verde e fitto.

Sembra davvero di fare un salto nel tempo. Ai pomeriggi sul divano, o al parco, in compagnia del fedele Game Boy (Color). Ma sì, quel macinino maledetta sanguisuga che viveva di batterie stilo ma del quale non riuscivamo a fare a meno. Quante batterie opportunisticamente sottratte a telecomandi e quante ramanzine dalle mamme! L’indie Timothy and the Mysterious Forest ci riporta a calci in culo in quell’epoca fatta di avventure e di grafica alimentata a fantasia, più che a pixel.

Il prodotto di Kibou Entertainment, un piccolo studio italiano già autore di Blood Opera Crescendo, non fa eccezione. Sviluppato con RPG Maker MV, promette un gioco permeato da un’aura retrò, con varie meccaniche a sostegno di una trama non poco banale, ma condita da ironia e un alto livello di difficoltà.

Ah ma non è Heidi.
Non in montagna, bensì in una foresta. Non si sa come né perchè, ma il giovane Timothy vive con suo nonno in una casetta sperduta tra mari di alberi. Un bel giorno, più all’improvviso dell’arrivo di una cartella di Equitalia, il nonno si ammala. Medicinali neanche a parlarne, ed ecco che ci viene mostrato il fulcro del gioco: la ricerca di un fungo magico (ma non ditelo alla Digos!) capace di curare qualunque malattia, almeno secondo una leggenda.

E dove potrebbe mai crescere? Forse su un sentiero dietro casa? Lì poi il gioco dovrebbe finire. Ovviamente no. Tale fungo cresce infatti all’interno della Foresta Misteriosa, un luogo pericoloso (ma non mi dire) dove molti sembrano aver trovato la morte. Inutili le rimostranze del giustamente preoccupato nonnino. Noi, un ragazzino ancora sporco di latte, riusciremo nell’impresa e riporteremo a casa la pellaccia. Si spera insieme al fungo.

Sembra di giocare a Pokèmon Verde! Eh? Eh?
Un asso macigno nella manica.
Sembra che i nemici dovremo prenderli a parolacce. Nessuna abilità particolare, niente armi o strumenti. Ma (c’è un ma) potremo fare uso dello stealth, aggirando le varie minacce: alle quali potremo tuttavia lanciare un sassolino, di dimensioni maggiori dello stesso Timothy. Aspetto singolare quanto inaspettatamente utile, a patto di trovarne in giro. La foresta è popolata senza un criterio preciso da varie creature, tra piante carnivore semoventi, cavernicoli, scheletri ecc. Vale la regola del one shot one kill: ma da entrambe le parti!

In Timothy and the Mysterious Forest la morte è una costante. Un nemico ti tocca. Morto. Metti il piede nel punto sbagliato (che tuttavia non è possibile identificare). Morto. Dai la risposta sbagliata a un quiz proposto da una simpatica vecchina. Morto (ebbene sì). Decidi di “ragequittare” in preda all’esaurimento. Morto (per ora). Manca un tutorial così come un prospetto dei comandi: va da sé che andare allo sbaraglio rimane l’unica scelta possibile. La lapide recitante la scritta “R.I.P Timothy” sarà un continuo intermezzo nelle nostre sessioni di gioco, a meno di essere il Gastone della situazione.

La presenza di svariati personaggi singolari, con i quali avremo dialoghi davvero improbabili, sarà probabilmente l’unico antidoto a una noia di cui difficilmente riusciremo ad arrestare l’avanzata.

Schwarzenegger, lisciami le mele (cit).

Commento
In mezzo a grafiche sempre più fotorealistiche, in questi anni non sono mancati titoli pregevoli dal sapore (e dalle fattezze) retrò, alcuni dei quali prodotti con lo stesso tool RPG Maker (ad esempio il noto To The Moon). Alla luce dei limitati mezzi a disposizione, questo genere di titoli punta generalmente alla formulazione di narrazioni avvincenti (e convincenti): aspetto che tuttavia non ritroviamo in Timothy and the Mysterious Forest. Che viceversa sembra voler puntare a un gameplay vivace e dall'alto tasso di sfida. Sorvolando sull'opinabile scelta cromatica, appare evidente come nonostante alcuni spunti interessanti si sia finito col trascurare un'attenzione accettabile a vari aspetti del prodotto. Che si configura come l'antitesi dell'intuitività. Preludio a un'occasione sprecata.
Pro e Contro
Retrogaming!
Qualche spunto interessante...

x ...Che tuttavia si perde.
x Visibilmente raffazzonato.
x Tirchio di indicazioni.

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