Amazon brucia 500 milioni di dollari l’anno per una divisione gaming che non è mai decollata, Google taglia gli studi interni di Stadia. Se lo streaming è davvero il futuro del videogioco, beh, è un futuro senza il concetto di esclusiva.
“Se Atene piange, Sparta non ride“. Nel giro di qualche giorno arrivano un report di Bloomberg che parla, o meglio sparla, di Amazon Game Studios e un comunicato ufficiale di Google che mette offline i team SG&E in seno a Stadia. Il futuro del gaming, così come ce l’hanno venduto, sembra puntare in una direzione orfana del concetto di esclusiva. Quantomeno di esclusiva first party, del blockbuster “alla Sony”, in attesa di capire quali saranno le mosse di Microsoft con xCloud.
Dove sta andando (e dove vuole andare) il videogioco in streaming?
Le fucine da incubo di Amazon
L’inchiesta firmata da Jason Schreier parla chiarissimo. I Game Studios di Amazon assomigliano più a
La Corrida di Corrado che ai loro analoghi in seno a Microsoft e Sony. Si è pagata l’
inesperienza degli executive messi al comando della divisione, che – per esempio – faticavano a cogliere la differenza tra i
concept footage e il gameplay vero e proprio di un videogioco. Alla disperata ricerca di un prodotto di successo, gli studi hanno provato poi a lanciare le
loro versioni di titoli concorrenziali. Nova, progetto cancellato nel 2017, doveva fare il verso a League of Legend. Intensity voleva essere il Fortnite di Amazon. Crucible, a cui è stata staccata la spina lo scorso ottobre, era pesantemente influenzato da
Overwatch.
Gli Amazon Game Studios al momento costano a Bezos 500 milioni di dollari l’anno.
Circa cinque volte il costo del First Party medio di PlayStation. È un investimento che la compagnia si può tranquillamente permettere, perché parliamo di uno dei colossi più grandi sul mercato. Ma è indubbiamente un enorme spreco, specie considerando che Amazon ha due canali che potenzialmente possono davvero spingere forte un prodotto interno:
Twitch e
Prime Video.
Dopo la serie Netflix, tantissimi hanno donato un soldo al loro Witcher
Prime Video potrebbe essere un
asset importantissimo, e un vero valore aggiunto visto che al momento la concorrenza latita da questo punto di vista.
Sony è colpevolmente in ritardo e non ha una piattaforma proprietaria, a meno di non immaginare un arricchimento di PlayStation Plus. Idea che era già stata timidamente sperimentata nel 2016 con Powers, distribuita tramite PlayStation Network. Ad Amazon però mancano i
titoli di richiamo, e apparentemente il
know-how necessario. Laddove su Prime Video The Boys è stato un fenomeno, i Game Studios non sono stati in grado di creare nulla di originale.
E infatti Luna, la risposta a Stadia firmata Bezos, non ha nessun titolo first party a catalogo.
Il futuro di Stadia è Cyberpunk
È – di nuovo –
colpa di CD Projekt Red, in un certo senso. Qualche mese fa Cyberpunk 2077 si presenta in condizioni sub-ottimali sugli scaffali (e negli e-store) e sostanzialmente le opzioni per giocarlo sono due:
avere un PC o comprarlo su Stadia. Parallelamente al lancio del titolo Google lancia anche un’interessante promozione. Preordinando o acquistando il gioco su Stadia fino ad esaurimento scorte si ottiene gratuitamente Stadia Premiere.
Il risultato è che l’operazione funziona alla grande, forse
il primo vero grande successo della piattaforma dal suo battesimo. È qui che nasce l’idea che forse, più che cercare ossessivamente di produrre un’esclusiva di richiamo, la strada possa essere quella di
dedicarsi alle conversioni dei titoli di terze parti. È Stadia che
finalmente sceglie a chi rivolgersi. Perché il giocatore core, quello che ha già una piattaforma di gioco sua (sia PC o console), a parità di prezzo comprerà il gioco sul suo canale di riferimento. Perché spendere 60€ per un gioco che posso giocare solo connesso a Internet col rischio che magari la connessione vada a singhiozzo?
Il discorso cambia quando non hai alternative: è li che Stadia diventa appetibile davvero
Cyberpunk 2077 è stata una (s)fortunata coincidenza, ma lì fuori c’è un sacco di gente che
non può o non vuole passare alle macchine di
nuova generazione. PS5 e Xbox Series S|X arrivano sugli scaffali
con il contagocce, e la situazione andrà avanti così per un bel po’. E qua che Google vuole inserirsi, ponendosi come migliore opzione per chi vuole giocare su next-gen
bypassando il paywall di 500€ imposto da Microsoft e Sony. Implicherà probabilmente non proporre nessuna esclusiva, ma è una scelta assennata. Perché diciamocelo:
Stadia deve arrivare armata fino ai denti al confronto con l’elefante nella stanza xCloud.
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