Recensione Hunt: Showdown, la rece-guida per PS4

Eccoci di nuovo qui con voi con una nuova rece-guida e a essere messo alla prova, questa volta, è Hunt: Showdown, giocato nella sua versione per console PS4. Il nuovo lavoro della software house tedesca Crytek, i famosi creatori del mostruoso graphic engine CryEngine, è il primo risultato utile dopo la profonda crisi che ha colpito l’azienda e le sue succursali nel mondo. Se vi ricordate, alla fine del 2016 lo studio di sviluppo tedesco subì una profonda ristrutturazione. Tra chi addossava le colpe all’oneroso sviluppo del motore grafico proprietario e chi ai risultati di vendita sovrastimati, diversi uffici dell’azienda in tutto il mondo chiusero i battenti.

A pagarne le conseguenze, oltre ai dipendenti senza stipendio e con qualche arretrato ancora da percepire, furono i progetti in corso di sviluppo. Hunt: Showdown era uno di questi. Il gioco era stato presentato nel 2014 e i primi video gameplay erano già cominciati a trapelare. Lo sviluppo del gioco, a causa di questa turbolenta situazione, passò dagli uffici americani di Crytek a quelli di Francoforte. A volte, però, non tutto il male viene per nuocere.

La succursale tedesca aveva tra le mani una versione del gioco completamente diversa da come la conosciamo adesso. Il fu Hunt: Showdown era videogioco in terza persona in stile Left 4 Dead. Il problema è che quel tipo di gioco, cosi come era pensato, non era a loro congeniale. Gli sviluppatori di Francoforte erano molto ferrati su sandbox in stile FPS come la loro migliore creatura, Crysis. E fu cosi che, guardandosi negli occhi, i ragazzi di Crytek Frankfurt decisero di riavviare il progetto da zero, forti della potenza del CryEngine. Iniziarono i lavori per la creazione di una nuova release del gioco, quella che adesso abbiamo noi tra le nostre mani. Vedete, il fantastico mondo dei videogiochi è fatto anche di storie, come questa appunto.

Da queste storie emerge l’amore e la passione di chi crea il nostro divertimento che, contro tutto e contro tutti, si mette in gioco e riprogramma un videogame quasi da zero. Non iniziamo con un classico video del gameplay. Iniziamo la nostra rece-guida della versione PS4 di Hunt: Showdown con un tributo ai ragazzi di Crytek. Buona visione.

Un’avventura in PVE da vivere in PVP

Hunt: Showdown, come anticipatovi sopra, è un sandbox game in stile FPS. Vestirete i panni di un cacciatore di taglie in una Louisiana di fine ‘800. Tra magia ed esoterismo dovrete utilizzare le vostre abilità di pistolero, e a volte anche quelle di stregone, per stanare creature demoniache, bestie feroci e zombie di ogni genere e tipo. Lo scopo principale del gioco è infatti quello di raccogliere degli indizi, precisamente tre, utilizzando la vostra vista oscura.

Questi vengono mostrati sullo schermo con delle particelle di colore blu e la loro intensità ne fa capire la distanza e la direzione. Raccolti i tre indizi si deve affrontare il boss di stage, sempre diverso e al tempo stesso duro a morire. Una volta abbattuto, dovete iniziare il rituale di purificazione (della durata di circa 2 minuti) che vi farà aggiudicare la taglia. A rituale completato ci si dirige verso la via di fuga per l’estrazione.

Hunt Showdown rece-guida ps4
Attenzione ai riflessi di luce sulle armi, rilevano la vostra posizione
Il meta di Hunt: Showdown è principalmente questo. Dall’altra parte, una squadra composta da altri player farà le vostre stesse identiche cose. Vien da se che lo scontro è inevitabile. È facile quindi passare da cacciatori a prede. L’infrastruttura del gameplay si basa proprio su questa diabolica logica, che rappresenta anche il punto di forza del gioco sviluppato da Crytek. A rendere il tutto difficile ci pensa l’IA degli NPC, livellata per tipologia e classe.

Il videogioco presenta un buon numero di mostri da affrontare, tutti con animazioni e regole di ingaggio diverse tra loro. L’ambientazione amplifica moltissimo il fattore immersione. Il resto lo fa il Cryengine e l’audio binaurale. Ad ogni scricchiolio, passo, riflesso di luce e colpo di pistola non saprete mai con esattezza dove si trova il vostro nemico. Magari vi sta già osservando da un pezzo in attesa di un vostro passo falso. La gestione dello stress, in Hunt: Showdown, è una delle chiavi per conquistare la vittoria.

Preda o Cacciatore?

Hunt: Showdown si basa su un buon bilanciamento tra componenti PVP e PVE. Questo fa si che la quasi totalità dei player si trovino a loro agio e scelgano a quale delle due attribuire maggiore importanza. Sfatiamo subito dei miti. Questo non un gioco per coloro che amano camperare (fermi impalati in un punto, pronti a fare l’imboscata al player ignaro) e rushare (correre come dei pazzi per arrivare al punto in cui so che troverò altri player).

Come detto prima, non sottovalutate l’IA degli NPC. Loro vi inseguono, non vi lasciano mica stare se vi allontanate. Hanno armi improvvisate come sciami di vespe velenose, sanguisughe e fiamme infernali. Attenzione a non fare troppo rumore. La sua gestione è fondamentale per essere degli ottimi cacciatori.

Hunt Showdown rece-guida ps4
La luce e la potenza del CryEngine
La mappa di gioco è piuttosto ampia e con ambientazioni eterogenee. Si passa dalle zone paludose agli edifici abbandonati in un batter d’occhio. I match si possono giocare sia di giorno che di notte. In entrambi i casi il CryEngine fa sempre un gran figurone. Di notte, per esempio, è bellissimo osservare i fasci di luce delle lanterne degli altri cacciatori che si fanno strada nella foresta, ignari della vostra presenza e del vostro silenzioso machete.

I riflessi del paesaggio si possono nitidamente apprezzare sia sugli specchi d’acqua che sul freddo metallo delle vostre armi, e questo, per quanto possa essere una gradita fighetteria grafica, puoi farvi ritrovare con una pallottola dritta in fronte se venite baciati dal sole. Ah, stavamo per dimenticarci. Occhio anche alle ombre, non è bello farsi scoprire per non essersi accorti di avere il sole alle spalle.

Hunt Showdown rece-guida ps4
Oltre alle vostre normali armi in dotazione, ve ne sono anche di altre “non convenzionali”

Come uccidere un bel gioco

Hunt: Showdown, come gli sviluppatori hanno detto sin dal momento del lancio, è un gioco che verrà costantemente seguito e aggiornato. Questo significa che stiamo parlando di un GAAS, Game As A Service. Senza saperlo, anche se onestamente lo sospettavamo, siamo andati alla ricerca di eventuali meccanismi di Loot Box e le tanto odiate microtransazioni. A malincuore abbiamo trovato le ultime. Previo acquisto di moneta virtuale, le cosiddette Blood Bounds, si possono acquistare cacciatori leggendari e armi esotiche.

La progressione in Hunt: Showdown avviene in maniera piuttosto verticale. Ad ogni contratto, sia esso portato a termine o meno, vengono rilasciati dei punti che vanno ad aumentare il proprio livello. Ad ogni livello si ottengono sempre nuovi oggetti e nuove armi. Questa progressione, che inizialmente è piuttosto veloce, rallenta man mano che si prosegue verso i livelli più alti.

Hunt Showdown rece-guida ps4
Ovviamente, i nostri avversari, inteso come altri player giocanti, diventano sempre più forti e se veniamo sconfitti da uno di loro, fa parte del gioco. Se questo epilogo viene inserito in un ciclo iterativo, cominciano a subentrare dei meccanismi di frustrazione indotta. Qualche pensierino, per le nostre tanto odiate microtransazioni, affiora.

Nel caso di Hunt: Showdown queste generano un vantaggio oggettivo perché con le Blood Bounds si possono acquistare elementi di gioco che amplificano le nostre performance. Se fossero stati elementi estetici come skin o abbigliamento, a quest’ora non ne staremo nemmeno parlando perché rientrava nel cosiddetto vantaggio soggettivo. Purtroppo la nostra politica su questi meccanismi, che alterano il normale svolgimento di una competizione sana e bilanciata, è abbastanza chiara. Il voto finale verrà negativamente influenzato da questo e non vi nascondiamo che lo facciamo a malincuore.

Verdetto
7.5 / 10
Peccato...
Commento
La scelta di Crytek di inserire le microtransazioni all'interno di Hunt: Showdown è deleteria. Un perfetto PVP, con degli elementi PVE funzionali al gameplay e non solo accessori, viene investito da questo male, alterando oggettivamente la competizione. Cacciatori o prede in un mondo dominato dalla potenza grafica del CryEngine. La ciliegina sulla torta è data dalla qualità audio, con suoni campionati e riprodotti con la tecnologia binaurale. Peccato rovinare così un gran bel gioco.
Pro e Contro
- Il CryEngine dimostra la sua potenza
- Audio binaurale eccellente
- PVP bilanciato

x - Microtransazioni per acquistare miglioramenti oggettivi

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