Esiste un confine inviolabile che separa il mondo reale da quello virtuale? È già da un po’ che mi pongo questa domanda, a metà tra la filosofia, la passione per la tecnologia e l’amore verso il mondo dei videogiochi. Ormai l’evoluzione tecnologica si sta dirigendo verso la ricerca di diverse forme di realtà come quella aumentata piuttosto che virtuale. Caschi e visori diventeranno progressivamente degli accessori a uso e consumo di tutti. Sebbene ancora questo mondo è esclusivo e dedicato principalmente al popolo dei gamer si sta velocemente aprendo verso scenari alternativi. La medicina, per esempio, sta compiendo dei passi importanti grazie a questo approccio.
Il potersi allenare su situazioni imprevedibili, sfruttando il fattore immersivo delle tecnologie virtuali, può salvare delle potenziali vite. Ma esistono degli ambiti applicativi che sono molto pericolosi perché vanno a toccare una parte del nostro io che sinora era sacro e inviolabile. Pericolose applicazioni che tentano di assotigliare il confine tra il mondo reale e quello virtuale.Può un visore VR riportare in vita qualcuno?
Questa cosa mi fa paura.
Ma no, niente di tutto ciò.
Se vi fosse data una seconda occasione voi cosa fareste? Se un visore VR potesse ricreare una perfetta seconda chance voi la cogliereste? La differenza tra il reale e il virtuale è proprio questa. La vita vera è fatta di molti eventi ripetibili ma anche altrettanti univoci e non replicabili. Ognuno di questi ci lascia e ci ha lasciato qualcosa che ha influenzato la nostra vita, facendoci crescere sino ad arrivare a quello che siamo adesso. Noi ci costruiamo sulla base di questo gameplay, che alterna unico e ripetibile. Il mondo della realtà virtuale si basa sui checkpoint e sui resume. Potete iterare quanto volete un determinato momento o un evento particolare. Avete la facoltà di ricreare una specifica situazione e descriverla e dettagliarla come volete. Potete anche ricostruire un evento particolarmente negativo, vissuto nella vita reale, e volgerlo a favore vostro in una realtà virtuale. Siete dei single incalliti e non riuscite a trovare la vostra anima gemella? Mettete un visore e diventate dei latin lover. Il tutto con il savegame a portata di mano.Vi rifaccio la domanda con cui abbiamo iniziato: esiste un confine inviolabile che separa il mondo reale da quello virtuale? Se esistesse, voi lo oltrepassereste?
Se vi fosse data una seconda occasione voi cosa fareste? Se un visore VR potesse ricreare una perfetta seconda chance voi la cogliereste?
Un videogioco è un elaborato software dove fredde righe di codice di programmazione incontrano il calore della grafica, del colore e dei suoni. La costruzione dei livelli, del meta e del gameplay risponde al preciso intento degli sviluppatori e rappresenta l’idea alla base del progetto. L’idea, con lo sviluppo, prende forma e diventa, giorno dopo giorno, sempre più precisa. L’invisibile, tutto d’un tratto, diventa reale e si può toccare con mano.Dino Cioce, SEO Editor per I LoveVideogamesQuesta definizione è perfetta per uno sviluppatore di videogiochi, ma noi siamo gamer e siamo solo in grado di tenere un pad in mano e decretare, più velocemente di Metacritic, il voto di un prodotto videoludico. No, non è vero. Siamo in realtà molto di più. Noi siamo in grado di entrare in un mondo virtuale, coglierne tutti gli aspetti, analizzarli minuziosamente e farli nostri. Questo è quello che facciamo. Questo è quello che siamo. Attingiamo a tutte le nostre competenze per allinearci al meta e succede la magia. Anche noi riusciamo a toccare con mano l’invisibile. Quasi come se fosse un sogno ad occhi aperti. Ma se quel videogioco fosse una vera esperienza di vita, della mia vita? Se il meta del gioco prevedesse di ripercorrere, quasi come se fosse un eterno giorno della marmotta, un evento particolare della nostra vita, cosa potrebbe accadere? Qui possiamo attingere lo stesso dalle nostre esperienze di gamer ma entra in gioco un firewall difficile da penetrare: il cuore. Si innescano emozioni, ricordi, arrivando nelle profondità dell’io. Ci mettiamo in gioco, cominciamo a dubitare sul perché ci comportiamo sempre in maniera diversa, sul perché non ci abbiamo pensato prima e sul perché quella volta non ci siamo comportati così. Vere iterazioni della vita. Il fattore immersione amplifica il tutto a la tecnologia VR lo eleva a potenza.
Il videogioco è una forma d’arte e come tale porta con se una buona dose di rischio. La Commedia di Dante è stata scritta prendendosi un sacco di rischi (dal fatto che fosse in italiano ai contenuti che erano molto di denuncia) ed il risultato è stato quello di creare una coscienza. Oppure pensate a quello che ha fatto Marx col manifesto. L’arte veicola idee, sensazioni e sentimenti ed è tutta roba che vi tocca, e quindi può fare male.Pietro Iacullo, in sede di revisione dell’articoloToccare con mano l’invisibile è pericoloso. Ci sono mondi e realtà, come quella del reale e del virtuale, che devono avere un confine e un limite ben definito. Bisogna sempre riconoscere dove inizia uno e finisce l’altro, avere dei punti di riferimento ben saldi, come i totem di Inception che rivelavano se si è ancora nel sogno o si è tornati nella realtà. Ognuno di noi ha bisogno di un totem e per quanto possa essere bellissima l’idea di avere una seconda opportunità,
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