Call of Duty torna a Modern Warfare alla ricerca di un’identità che manca da troppo tempo.
Dopo Modern Warfare 3 scrivere una recensione di Call of Duty è diventato sempre più difficile.
Activision rompe con West e Zampella e la serie va in crisi d’identità. Da quel che resta di Infinity Ward escono Ghost e Infinite Warfare: troppo poco. Troppo poco, per uno studio che ha ideato uno dei franchise più ricchi del mercato e lo ha portato alla vetta. Ad essere un vero e proprio fenomeno.
Call of Duty quest’anno torna alla Modern Warfare, ma se non volete leggere la recensione, potete ascoltare l’audioRece di Gameromancer.
Non si può che aprire la recensione di questo
Call of Duty Modern Warfare parlando della
campagna. Quella stessa campagna che ai tempi ci aveva regalato alcune delle sezioni più iconiche dell’industria recente, ma che si era arrivati addirittura ad abiurare con Black Ops 4. Un
peso inutile. Orfani di Soap e Price siamo stati abituati a giocare spezzoni mediocri, e tanto valeva concentrare tutti gli sforzi sul multigiocatore.
Modern Warfare però si oppone, e prova a tenere fede al suo DNA. Una
doppia spirale che ha sempre parlato in modo
crudo di argomenti
controversi, non risparmiando
mai il giocatore.
Anche ques’tanno è così, come la rete ha avuto modo di scoprire la scorsa settimana. Hanno tenuto banco le polemiche sul
retcon storico dell’
Autostrada della Morte, bombardamento americano nella finzione di gioco attribuito alla Russia.
Bisogna però riconoscere che si tratta di una scelta fondamentale per caratterizzare due dei personaggi principali. Il gancio per parlare di
armi chimiche e
guerre per procura, i due temi
fondanti del prodotto. Abituati alla arcinota missione
No Russian forse siamo ormai
desensibilizzati, ma questo
Call of Duty Modern Warfare riesce a proiettare a schermo delle sezioni davvero
toste da digerire. L’occupazione vissuta nei panni di un bambino. Attacchi terroristici e sparatorie nel centro di Londra tra i civili. Missioni “
alla Rainbow Six” dentro abitazioni.
Manca forse un acuto, dal punto di vista ludico.
Non c’è quell’approccio arcade che rende veri e propri
giocattoli alcuni livelli, quelli che in
Modern Warfare 2 sarebbero finiti nelle Spec-Ops. Ma si arriva in fondo, ed è una cosa che
non succedeva da tanti, troppi capitoli.
Dopo anni, Modern Warfare confeziona una campagna di Call of Duty che si lascia giocare senza violare la Convenzione di Ginevra
IlovevgPedia Dicesi camper un giocatore che si nasconde in un angolo, aspetta che passi qualcuno e lo uccide a tradimento. Per dirla alla Phatejoker “il motivo per cui i videogiochi non possono essere sport olimpico“.
Campagna che prepara il terreno ad un
Modern Warfare 2, visto
quel finale. Come al solito qua sarà il pubblico a decidere — Activision ha già dimostrato di saper ascoltare i suoi giocatori — ma i presupposti per un
sequel che costruisca sulle spalle di questo
secondo avvento di
Modern Warfare ci sono tutti. Per il momento, non si può che esser lieti del ritorno alle origini…
… Con
qualche asterisco per quanto riguarda la modalità
multigiocatore competitiva, fiore all’occhiello della serie e del genere sparatutto. Le impressioni dopo la beta erano ottime, il feeling quello di dieci anni fa e le mappe una sorta di
deja-vu remixato. Col prodotto completo in mano, bisogna subito osservare una cosa:
il time to kill è stato drasticamente abbassato, e bastano pochissimi colpi per far fuori un soldato nemico. Questo da una parte avvantaggia le mitragliatrici con capienza più piccola e danni maggiorati — non che prima servisse un caricatore per ammazzare qualcuno, ma adesso si parla di qualche proiettile —, dall’altra
incoraggia il fenomeno del camping. Correre in giro per la mappa, magari sfruttando i perk che rendono il movimento più performante, non è necessariamente la scelta migliore. E se comunque il gameplay tiene botta, perché siamo ormai saturi di titoli Arena che fanno il verso a Titanfall, il risultato finale è
meno arcade di quanto ci si aspettava. E non è per niente aiutato dal design delle mappe, che offrono una moltitudine di locali e posti più claustrofobici dove i camper possono dare prova del peggio di loro stessi.
Un leggero passo indietro, che guasta rovina la torta ma non guasta la festa
È comunque
un piacere avere tra le mani di nuovo uno sparatutto non legato ad eroi e alle loro abilità uniche, dove tornano le serie di uccisioni (quelle storiche, e qualche novità) e dove in definitiva
ci si sente a casa. Anche se non è la casa dove siamo cresciuti che abbiamo idealizzato dentro di noi, quel posto felice in cui non possiamo più tornare fisicamente e che forse non è mai
davvero esistito. O comunque dove non si poteva tornare già quest’anno, visto che per quanto i problemi legati al time to kill possano essere risolti con un aggiornamento il design delle mappe rimarrà quello. E che soprattutto guardando alla co-op continueranno a mancare gli innesti più direttamente arcade sulla falsariga del secondo Modern Warfare, per il momento ancora pinnacolo della serie.
Un solido punto di ri-inizio, che pad alla mano diverte ma che non ancora non può competere con i capitoli della prima trilogia. In un confronto diretto non sfigura, evita il KO tecnico, ma ai punti perde comunque. Ma d’altronde il paragone più corretto sarebbe — forse — quello con
Call of Duty 4, più che con gli altri due Modern Warfare
E forse questa recensione di Modern Warfare è un po’ troppo esigente per questo…
Verdetto
8 / 10
La campagna non viola la Convenzione di Ginevra, è un inizio
Commento
Pro e Contro
✓ Campagna finalmente degna
✓ Arcade, non Arena...
x ... Con qualche problema di camping
x Mappe online non esaltanti
#LiveTheRebellion