Pietro Iacullo

News+ Modern Warfare: Activision tra politica e sociale

Con Modern Warfare Activision torna a parlare di politica, sociale e attualità.

La saga di Modern Warfare ha sempre parlato di politica, sociale e attualità in generale. La guerra di Infinity War è una guerra contemporanea, non un residuato bellico della Seconda Guerra Mondiale e nemmeno il futurismo spinto degli ultimi anni. No, sia dal punto di vista ludico che da quello narrativo questo nuovo Modern Warfare torna alla politica lanciata da Call of Duty 4. Attuale, chiacchierato, controverso.

Autostrada della morte come recita Wikipedia, è il nome con cui è diventata tristemente nota la superstrada che connette Kuwait City all’Iraq.

La pietra dello scandalo, in questi giorni, è un presunto tentativo di revisionismo storico da parte di Infinity Ward. Nella finzione di gioco lo studio ha infatti attribuito il bombardamento dell’Autostrada della morte all’esercito russo. Un retcon in piena regola, visto che nella nostra realtà è stato invece l’esercito statunitense a colpire.

Non potevano che scaturire critiche a questo utilizzo di Modern Warfare per fini politici – se non propagandistici, secondo qualcuno. Da più parti si è fatto notare come si tratti dell’ennesimo caso di “abbellimento” in un’opera americana pensato per far meglio figurare l’esercito a stelle e strisce.

Il caso di questo Modern Warfare è comunque più articolato, visto che questo non è l’unico episodio di politica durante la campagna. E anzi, le forze americane (e più in generale quelle occidentali) non ne escono, a ben vedere, come degli eroi senza macchia: il sottotesto del gioco suggerisce infatti più volte che le motivazioni dei terroristi (i “cattivi” del titolo) derivino da un voler essere “lasciati in pace”, dal non essere più disposti a tollerare ingerenze estere – russe o americane che siano – nella loro politica.

Modern Warfare è sospeso tra politica e sociale, lanciando anche messaggi pedagogici

Dal punto di vista sociale, ad ogni modo, Infinity Ward ha fatto il possibile per avvisare gli utenti dei contenuti crudi e controversi del suo prodotto. Ad ogni avvio della campagna compare un disclaimer che lo specifica, e alcuni degli spezzoni più crudi del gioco possono essere evitati. Di più, c’è spesso un intento quasi pedagogico, vista l’impossibilità di far fuoco sui civili – pena il Game Over – e soprattutto la dura punizione nel caso si persista nel voler ammazzare i neonati presenti sulla mappa. La prima uccisione comporta il game over, ma se si persiste si viene letteralmente espulsi dalla missione e costretti a ricominciare.

Se si accetta però che i videogiochi possano parlare di politica – e se li si considera arte, lo si accetta – bisogna accettare che il discorso funziona in due direzioni.

La risposta non può essere quella che è stata data in Russia, dove a Modern Warfare non è stato concesso di arrivare sugli scaffali, forse proprio per politica.

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