Tornate indietro con la mente, recuperate uno dei giochi della vostra infanzia. Vi piacerebbe sapere com’è nato? Com’è stato concepito, come ha raggiunto il completamento – e magari qualche dettaglio nel mezzo? Capita spesso ormai che alcuni “archeologi del codice” improvvisati riescano a scavare nel passato di un videogioco, tornando ad uno stato precedente per guardarsi intorno. È accaduto ad esempio sotto forma di leak con le beta di Pokémon Oro e Argento, che hanno rivelato aspetti completamente differenti per molti dei mostriciattoli tascabili che conosciamo.

Sotto i riflettori del momento invece c’è Earthbound, un titolo SNES dell’ormai lontano 1994 che si è fatto un seguito di affezionatissimi fan. Appare un floppy disk sovrascritto, niente – pare – da cui non si possano recuperare dei dati. E così fu: quasi venticinque anni dopo viene ricostruita una vecchia build del gioco (almeno sul piano teorico) ed estrapolate “nuove” informazioni. I coffee break erano momenti “rompiamo la quarta parete” dell’autore Itoi, i personaggi senza nome avevano in realtà quasi tutti un nome, eventi di gioco mai visti nella versione finale…

Anche un floppy disk può essere una capsula del tempo

La storia attorno Earthbound è una di preservazione della memoria – del videogioco e di chi ci ha lavorato. A partire dallo stesso Marcus Lindblom, il maggior contribuente alla localizzazione inglese nonché l’uomo che ha inviato il floppy alla Video Game History Foundation. Sul suo lavoro di localizzazione sono state intessute numerose lodi, al punto da elevarlo a modello in un libro dedicato. Ed è proprio grazie alla stessa persona che si può ricostruire un’altra parte della storia dietro il titolo e tramandarla.

Salvate il codice sorgente

I videogiochi possono essere una capsula del tempo per la storia – la loro e la nostra. Si può affidar loro l’oneroso compito di raccontare momenti bui, condensandoli in qualche ora di gioco oppure nascondendoli dentro enormi cripte sotterranee. Non importa quale dei due metodi si sceglie, il risultato è sempre lo stesso. Qualcuno giocherà, esplorerò, scoprirà e tramanderà ciò che ha visto.

E anche il codice sorgente è storia. Fruibile non proprio da tutti naturalmente, ma d’altronde l’interesse è di quella parte di persone che con Earthbound sono cresciute e ne hanno fatto un sogno. Sono diventati loro stessi developer, ispirati da quel giochino pixeloso della loro infanzia che non hanno mai dimenticato.

Un giochino pixeloso. Non sembra niente di più, ma per molti è un passato di nostalgia. Abbiamo foto che ci ricordano come siamo nati – e nel caso di un videogioco il codice sorgente è proprio quello: una foto dal passato.

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