Si chiama Blackout ed è una nuova sperimentazione di videogioco realizzato appositamente per gamer non vedenti. Fate attenzione, ho appena detto “videogioco realizzato appositamente per gamer non vedenti”. Mi piace ripetere questo concetto perché prima che ci pensasse Stefano di Dio, il papà di Blackout, il mondo dei diversamente gamer si doveva accontentare di adattamenti e rielaborazioni di cose già esistenti. Nobili iniziative hanno regalato ai meno fortunati controller, pad e videogiochi opportunamente modificati per consentire una maggiore accessibilità e inclusione. Un primo esempio di videogioco dedicato ai non vedenti, e realizzato appositamente per loro, è stato A Blind Legend realizzato dallo studio francese Dowino.

Stefano ci ha concesso, in anteprima, un piccolo assaggio del suo videogioco inclusivo per non vedenti Per godersi questa nuova esperienza sensoriale, della durata di circa un minuto, vi consigliamo di spegnere le luci e indossare le cuffie. Amplificate i vostri sensi e immaginate che le vostre orecchie diventino i vostri occhi.

Blackout, videogioco o audiogioco?

L’Italia annovera una nuova eccellenza nel campo videoludico. Il laureato e utente del gruppo telegram di Gameromancer, Stefano di Dio, in collaborazione con la Prof.ssa Alessandra Micalizzi, prova a sovvertire l’ordine naturale del meta dei videogiochi per consentire ai non vedenti di divertirsi come il resto del popolo dei gamer. L’idea di base ha del geniale: convertire i videogiochi in audiogiochi. Attraverso i suoni 3D è possibile ricostruire una dimensione spaziale dove la direzione e il movimento vengono guidati dagli effetti sonori. Blackout è una perfetta applicazione dei suoni cosiddetti “binaurali” all’interno di un videogioco, trasformandolo in una nuova esperienza sensoriale.

Concedetemi una piccola parentesi esplicativa. Le tecniche binaurali consentono di riprodurre il suono nello stesso modo in cui percepito dall’orecchio umano. Per la registrazione viene utilizzata una struttura che simula il timpano e il canale uditivo in modo da cogliere tutte frequenze che solo l’orecchio riesce a elaborare. La cosa bella è che per riprodurre audio spazializzato in binaurale servono solo un paio di normalissime cuffie e non impianti in Dolby Sorround.

Il nostro orecchio diventa la periferica perfetta.

Noi crediamo che la next-gen può significare, anche, muovere un passo decisivo verso i videogiochi senza barriere...

Inclusione e accessibilità, la vera next-gen dei videogiochi

Ebbene sì, il 2020 è l’anno della next-gen per il mondo delle console e dei videogiochi. Per molti è un upgrade tecnologico dell’hardware esistente, per altri è il salto verso nuovi meta ancora inesplorati. Sì, è tutto vero questo, ma c’è dell’altro. Noi crediamo che la next-gen può significare, anche, muovere un passo decisivo verso i videogiochi senza barriere, dove l’inclusione e l’accessibilità non sono solo delle mere opzioni da abilitare in game e la disabilità non è più un ostacolo per la fruizione del medium.

Non è un caso che big del calibro di Microsoft hanno avviato iniziative importanti in favore dei diversamente gamer, inaugurando, lo scorso anno, il programma Ambizione Italia per l’Inclusione e l’Accessibilità. Anche la nostra amata patria ha dato alla luce progetti importanti come quello della Dott.ssa Francesca Caprino e il suo sforzo verso lo sviluppo delle tecnologie assistive fornite, anche, dai videogiochi. Stefano, con il suo Blackout, ha dato un importante contributo verso la nuova next-gen del divertimento, quello senza confini e in favore dei diversamente abili.

Per portare a compimento il suo audiogioco potrà contare di una borsa di studio del valore di 2.500 euro. Questo ragazzo, però, non ha bisogno solo di soldi. Egli cerca consenso e interesse da parte vostra, da chi ama i videogiochi e non solamente da gamer non vedenti.

E se li amate, come lui, come noi, incoraggiate e promuovete il suo lavoro.

#LiveTheRebellion