Il connubio videogiochi e depressione è terreno di discussione già da lungo tempo. I videogiochi da sempre sono al centro di un dibattito sulla loro capacità di assorbire completamente le attenzioni del giocatore. Caratteristica che causerebbe, apparentemente, un distacco dalla realtà e problemi relazionali.
Il recente inserimento nel ICD (International Classification of Diseases) della voce Gaming Disorder è solo il culmine di una situazione sempre più complessa e difficilmente decifrabile.
Di diverso avviso sembra essere però questo ragazzo. La storia da lui raccontata parla di come i videogiochi, in prima battuta Sekiro, lo abbiano aiutato ad affrontare la malattia mentale conosciuta come depressione.
La malattia non è semplice da affrontare. Ma con i videogiochi, forse, è possibile dare nuova luce alla vita.
I videogiochi sono violenti? Spesso i videogiochi sono accusati di condizionare le menti più fragili e giustificare così atti di violenza. Recenti studi dimostrano, però, che questo legame non è così scontato come sembra.
Si tratta quindi di una sfida da affrontare con se stessi. Un miglioramento personale. Una crescita tramite uno strumento digitale, che porterebbe ad una crescita interiore e ad una maggiore consapevolezza di sé e del proprio valore. Videogiocare è per alcuni anche un modo per socializzare. Per far luce su nuove passioni. Per riunirsi in un luogo e condividere il proprio amore per questo e quell’altro titolo. Tutti elementi che possono aiutare chi soffre di depressione. Rimane però un nodo da sciogliere. Si tratta davvero di una capacità dei prodotti dell’industria videoludica? O siamo solo condizionati dalla nostra passione e tentiamo di difenderla a tutti i costi? Chissà se in futuro verranno utilizzati i videogiochi per combattere la depressione. Quello che possiamo dire con certezza, ad oggi, è che sono esperienze uniche e a volte talmente forti da cambiare completamente la vita di una persona.
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