I giochi Open World sono stati i protagonisti di questa generazione, ma qual è la loro durata ideale? Il CEO di Ubisoft Yves Guillemot ha provato a dare una risposta. Ovviamente, usando Assassin’s Creed (e la durata della sua campagna) come case study. Parliamo di una saga dove le ore di gioco medie sono cresciute esponenzialmente: la longevità di Assassin’s Creed Unity si attestava sulle 15 ore per la storia principale, Assassin’s Creed Odyssey dura invece mediamente 40 ore.
La strada giusta, secondo Guillemot, è quella di cercare di accontentare tutti:Il nostro obiettivo è che il giocatore possa avere uno Unity dentro un Odyssey. Se vuoi giocare una storia di 15 ore, puoi farlo, ma puoi vivere anche altre storie. Sei tu a vivere in quel mondo e a inseguire lo scopo che vuoi inseguire.Yves Guillemot sulla durata di una campagna in un videogiocoL’approccio di Ubisoft è idealmente molto scalabile. La durata giusta per un videogioco Open World è quella che il giocatore stesso decide come “giusta”. La longevità del gioco dipende da quanto vuole dedicarcisi, creando un punto d’equilibrio tra quella che abbiamo definito come “generazione del gameplay” e la “generazione del troppo gameplay”, quelle pratiche che aggiungono artificiosamente ore di gioco al contatore. È un fenomeno, quello della longevità a tutti i costi, che ha contaminato molte grandi produzioni. Non solo i giochi Open World in senso stretto, ma anche sandbox del calibro di Super Mario Odyssey hanno dato spazio in memoria a contenuti aggiunti per aumentare in modo sterile la durata del gioco vero e proprio. Ubisoft, in questo senso, ha preso una direzione coraggiosa. Investire su contenuti opzionali da inserire in game per garantire un’ottima longevità, ma lasciando che sia il giocatore a decidere quale sia la durata giusta per i suoi viaggi negli Open World.
Ma per quanto riguarda la sostenibilità?
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