Quattro brevi e sussurrate frasi. Così FromSoftware sancisce l’inizio dell’era delle speculazioni sulla trama di Elden Ring, nuovo attesissimo titolo della venerata software house nipponica. Già ampiamente leakato e noto inizialmente come Project Rune, il teaser del chiacchierato gioco ha visto la luce sul palco di Xbox all’E3 2019, suscitando fin da subito più domande che certezze. Che cos’è l’Elden Ring? Chi l’ha frantumato? Chi sono i misteriosi personaggi che si susseguono nel teaser? A queste domande proveremo a dare una risposta, riassumendo le speculazioni fatte qua e là sul dark (souls) web e aggiungendone qualcuna. Ma prima di gettarci a capofitto sullo sport preferito dei fans dei souls, soffermiamoci un attimo ad analizzare la mente che ha partorito questa oscura mitologia.
Dubito che tu possa persino immaginarlo. Ciò che governava le stelle e che dà alla vita il suo pieno splendore. L’Elden Ring, oh Elden Ring. Frantumato, da qualcuno o da qualcosa. Non dirmi che non lo vedi. Guarda il cielo lassù. Brucia! Narratore sconosciuto, teaser di Elden Ring
Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco
Il mithos de Il Trono di Spade Se siete interessati alle mitologie che hanno influenzato Martin nello comporre la cosmogonia di Westeros ed Essos, rimando ad un interessante articolo di Arda2300.
George R. R. Martin non ha certo bisogno di presentazioni. Autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ha appassionato milioni e milioni di fan in tutto il mondo, facendo uscire il genere fantasy dalla nicchia nerd nella quale per anni è stato rinchiuso. Ma se le guerre e gli incesti di Westeros sono ormai conosciuti ai più, meno noto è il mithos che fa da fondamenta all’amata epopea. E per quale motivo dovrebbe interessarci la lore de Il Trono di Spade? Perché è proprio per questo che Martin è stato coinvolto nel progetto Elden Ring. Per creare il mito che sta alla base della trama narrata nel gameplay.
In una recente intervista, Miyazaki ha dichiarato che non avrebbe mai dato l’onere a Martin di scrivere la sceneggiatura principale. Una sceneggiatura per videogame è caratterizzata da regole e vincoli che avrebbero sicuramente castrato la genialità e la fantasia di uno scrittore come Martin. Inoltre lo stile di narrazione dello scrittore americano è assai distante da quello del game director nipponico. Il primo racconta attraverso i dialoghi, il secondo attraverso l’ambiente.
Ma lavorando sulla cosmogonia, Martin ha potuto esprimere appieno la sua immensa conoscenza sulle varie mitologie e sulla loro costruzione. Qundo si parla epica fantastica si pensa subito a lui, padre indiscusso del fantasy moderno, ovvero John R. R. Tolkien. Nessun scrittore fantasy dei nostri giorni può affermare di non essere in qualche modo stato influenzato dalle sue opere, Martin compreso. Ma nel comporre il mito de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, lo scrittore americano non è sicuramente stato da meno e questo Miyazaki lo sa bene.
Nel poco conosciuto libro/artbook Il Mondo del Ghiaccio e del Fuoco, scritto dallo stesso Martin in collaborazione con i fondatori del sito westeros.org, è possibile ammirare l’immensa struttura che sta alla base delle avventure narrate ne Il Trono di Spade e quanto Martin si sia profondamente ispirato alla cultura norrena e celtica. Ed è proprio da qui che inizieranno le nostre speculazioni, dalla già nota passione dello scrittore americano per quelle mitologie tanto antiche quanto incredibili, che hanno profondamente segnato il suo lavoro anche nella scrittura della trama di Elden Ring.
Le Cronache di un Anello di Fuoco
Iniziamo dal nome. Tradotto letteralmente Elden Ring significa Anello di Fuoco. In svedese la parola elden significa fuoco o brace e in inglese uno dei più noti significati del sostantivo ring è anello. La figura dell’anello forgiato nel fuoco rimanda subito all’immaginario de Il Signore degli Anelli, l’opera magna del già sopracitato Tolkien, che a sua volta prese a piene mani dalla mitologia norrena. Draupnir era l’anello magico di Odino, forgiato dai nani Eitri e Brokkr.
Ogni nove notti da esso scaturivano otto anelli di egual misura e peso, i quali venivano donati da Odino ai re norreni per ingraziarsene i favori. Draupnir faceva parte di un trittico di manufatti potentissimi. Il secondo era Mjölnir il martello del dio Thor e il terzo era Gullinbursti, il cinghiale d’oro del dio Frey che arò la Terra e la rese verde. Capiamo quindi quanto importanti fossero i manufatti nella mitologia norrena, simbolo di divinità e potere.
Frantumato da qualcuno o da qualcosa…
Ragnarock: lo scontro finale e la storia che si ripete
Ma una recente intervista del game director giapponese, sembrerebbe smentire in parte questa teoria. Alla domanda se l’opera di Tolkien abbia in qualche modo influito la storia del gioco, Miyazaki ha risposto affermativamente. Ma non nel modo in cui pensiamo. Il ring di cui si parla sarebbe in realtà un circolo, un misterioso elemento chiave delle fondamenta del mondo che ne forma le regole e ne da il ritmo. Ciò non stupisce i fan di lunga data dei souls: il circolo, la storia che si ripete, è un elemento ricorrente nei titolo di FromSoftware.
Inoltre, anche questo significato trova un corrispettivo nella mitologia norrena: il Ragnarock. Il significato più comune che si associa al Ragnarock è quello dello scontro finale tra gli dei norreni, capitanati da Odino in persona, e le forze del caos, rappresentate da Loki. Ma alla fine di quest’epica battaglia, dove gran parte delle forze in gioco periranno, vi sarà una rinascita. I nuovi dei, figli dei precedenti, riporteranno l’ordine sul creato chiudendo così il cerchio.
Se il nome ci rimanda fortemente ad una tradizione norrena, il simbolo che vediamo alla fine del teaser richiama invece quella celtica. Considerate erroneamente dai più come un’unica grande cultura, le due tradizioni negli anni si sono certamente influenzate a vicenda, data anche la vicinanza geografica, ma sono rimaste comunque ben distinte. La più importante di queste differenze la troviamo nel pantheon delle divinità. La dea principale per i celti era una donna, ovvero Morrigan, mentre per i nordici/germanici era un uomo, Odino. Questo si ripercuoteva su due tipi diversi di società: matriarcale per i celti e patriarcale per i nordici. Simbolo di Morrigan e del triplice aspetto della femminilità (fanciulla, madre e vecchia) era la Triquetra, la cui forma è stata evidentemente ripresa dal simbolo di Elden Ring.
Nel Druidismo, antico ordine della religione celtica, sappiamo che la Triqueta assume un aspetto tellurico, indicativo delle tre forze naturali predominanti: terra, aria e acqua. Ma su un livello più spirituale, esso indica i tre gradi dell’evoluzione dell’esistenza: vita (madre), morte (vecchia) e rinascita (fanciulla). Rappresentata a volte con un cerchio che interconnette le tre punte/cerchi (come nel simbolo che vediamo a fine teaser), la Triqueta assume il significato di ciclicità. Tutto ciò sembra avvalorare la teoria per cui la parola ring del titolo non sia da intendere come un anello fisico ma come un ciclo che si ripete, in linea con i precedenti souls. Ma nonostante ciò, non possiamo ancora considerare completamente errata la teoria dell’anello, perché, come vedremo, alcune scene del teaser sembrerebbero confermala.
La teoria della presenza di un anello fisico viene avvalorata da ben due scene nel teaser e dalla enigmatica voce narrante. Il video si apre con una debole luce intermittente che si espande dentro ad una oscura immensa caverna (chiara citazione della prima fiamma di Dark Souls). Essa viene generata dalle insistenti martellate di un fabbro su un incudine di pietra. Nella mitologia e nelle leggende norrene la figura del fabbro è assai presente. Fabbri erano i nani che crearono il trittico di artefatti divini descritti sopra (Draupnir, Mjölnir e Gullinbursti), e fabbro era Völundr, uno dei più grandi eroi norreni.
Ma a differenza dei nani Eitri e Brokkr, la figura nel teaser sembra stia distruggendo qualcosa di molto importante per l’equilibrio del mondo, non forgiandola. Ad ogni colpo che infligge, orribili crateri si aprono lungo la sua schiena mentre la voce narrate utilizza la parola shattered, frantumato, per descrivere la sorte dell’Elden Ring, rappresentata in una scena da un evidente anello in pezzi. Tutto, dai suoni alle immagini e alle parole fa supporre che il fabbro del teaser sia colui che ha distrutto l’Elden Ring e che per questo ne sia rimasto gravemente deturpato. Ciò confermerebbe sia la teoria di un anello fisico, sia dell’elemento chiave per le fondamenta del mondo, come affermato da Miyazaki.
Se sul colpevole possiamo fare solo supposizioni. Certo è che distruzione di questo anello/circolo ha portato alla rottura della normale ciclicità dell’esistenza e dunque è lecito supporre che potremmo ritrovarci a sopravvivere in un mondo ostile devastato da forze innaturali. Questo rappresenta una grande novità all’interno dei titoli souls. Il protagonista è sempre stato parte integrante di un ciclo da sempre in atto, con la possibilità di interromperlo solo alla fine del gioco. Qui il ciclo si è già spezzato e resta da capire se il nostro compito sarà ripristinarlo.
Il fabbro sembra stia distruggendo qualcosa di molto importante per l'equilibrio del mondo, non forgiandola
Una mitologia composita
I sacrifici di Uppsala
I corpi umani offerti in sacrificio venivano appesi ai rami del sacro bosco di Uppsala
Gli elementi più evidenti che ci permettono di speculare sull’anello/circolo sono finiti qui, ma nel teaser sono presenti altre scene che citano in maniera più o meno diretta le due mitologie in questione. Da qui in poi le speculazioni sulla trama di Elden Ring si fanno più evanescenti e diventano più che altro mere supposizioni. Iniziamo dalla prima scena presentata dopo i bagliori intermittenti del fabbro. Un uomo (o molto più probabilmente di una donna, vista la corporatura e i capelli lunghi, ma non è chiaro) offre in sacrificio un braccio mozzato. La scena è assai raccapricciante poiché l’oscura figura tiene infilato il suo di braccio all’interno di quello offerto, mentre un crogiolo di mani spunta dal nulla per afferrarlo.
Ad Uppsala in Svezia, ogni nove anni avveniva il Blót, un rituale pagano in onore degli dei e degli elfi. I vichinghi sacrificavano nove maschi per ogni specie (uomini compresi per un totale di 72 defunti) ed i corpi venivano appesi ai rami del sacro bosco, presso il tempio. Nessuno era esentato da questo rituale e chiunque doveva mandare doni al santuario, anche il sovrano. Se osserviamo con attenzione l’emaciata figura che offre il braccio in sacrificio, notiamo che essa indossa una cappa sontuosa ed una corona. E’ possibile che, come per i nordici, egli sia un sovrano del mondo di Elden Ring e che, nonostante il suo rango, debba comunque offrire agli “dei” un sacrificio umano, che comprenda anche una parte importante di se stesso. Ciò starebbe ad indicare la presenza di “divinità” o di “razze superiori” che trascendono le mere caste degli uomini.
Ma la scena che più di tutte ha fatto discutere i fan e che ha portato subito all’attenzione le culture sopracitate è quella che mostra una donna mutilata in armatura che si innesta un braccio di metallo. Dato il vistoso elmo con le ali, subito l’immaginario comune è schizzato verso le potenti figure femminili della mitologia norrena, ovvero le valchirie. Donne guerriere al servizio di Odino, avevano il compito di recuperare i caduti in battaglia per portarli nel Valhalla o nel campo Fólkvangr. Ma se si sorvola per un attimo sul motivo decorativo dell’armatura e dell’elmo, la protesi d’argento e i capelli rossi della donna rimandano chiaramente alla mitologia irlandese e alla figura di Nuada, primo re dei Túatha Dé Danann.
Popolo dall’incerta esistenza storica, invase l’Irlanda sotto il comando del loro sovrano Nuada, che perse il proprio braccio durante una delle numerose battaglie. Poiché le usanze in vigore impedivano ad un mutilato di regnare, Nuada grazie all’aiuto di Dian Cécht, il dio della guarigione, e di Credne, l’orafo dei Túatha Dé Danann, forgiò un braccio d’argento per poter così regnare di nuovo dopo aver conquistato l’Irlanda. Non ci è dato sapere quale sia il ruolo di questa figura femminile. Certo è che, visti i rimandi mitologici, sarà sicuramente legata alla sfera della guerra, elemento da sempre presente nei titoli FromSofware. Inoltre, l’utilizzo di una protesi in combattimento richiama a gran voce il più recente titolo di FromSoftware, ovvero Sekiro: Shadow Die Twice. Che questa scena sia un velato suggerimento alle meccaniche di game play?
It burns…
Chiudiamo le nostre peregrinazioni (per ora) immaginarie nella trama di Elden Ring, analizzando la scena del guerriero in armatura che brucia sotto un cielo rosso. Attorniato dai resti di una battaglia, è in ginocchio trafitto da alcune lance sulla schiena, mentre la voce narrante ci invita a guardare come lui il cielo che brucia. E’ chiaro che l’innaturale colore rosso sia stato causato dalla distruzione dell’Elden Ring ed è possibile che il solo osare guardarlo possa causare la propria distruzione.
Sorvolando sull’ormai evidente richiamo al manga dark fantasy di Kentaro Miura, se strizziamo l’occhio notiamo che il volto del guerriero non è quello di un umano ma bensì di un simil orco. La presenza di questa particolare razza appartenete al classico mondo fantasy ci fa ben sperare ad una possibile esistenza di diverse etnie, magari addirittura giocabili. Questa ipotesi trova conferma con le recenti affermazioni di Miyazaki sulla presenza di una più marcata componente RPG in Elden Ring rispetto ai souls precedenti.
E' chiaro che l'innaturale colore rosso sia stato causato dalla distruzione dell'Elden Ring
Il nostro viaggio tra le fantastiche mitologie del passato termina qui. Abbiamo visto quanto Martin e Miyazaki si siano fortemente ispirati alla culuta norrena, celtica ed irlandese per creare la trama di Elden Ring, ricettacolo prediletto per tutti gli autori fantasy da Tolkien in poi. Ma ciò che si evince da tutte queste speculazioni è quanto questo enigmatico teaser sia riuscito a far parlare di se. Tutto ciò non fa che confermare quanto ormai sia importante l’autorialità nei videogiochi. Il game director che apporta la sua riconoscibile firma ad ogni sua opera. Con un duo d’eccezione così non potevamo aspettarci niente di meno e non vediamo l’ora di conteggiare tutte le morti che Martin e Miyazaki causeranno insieme.
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