Il 2017 ci ha lasciato e, con esso, anche una delle più grandi delusioni sportive degli ultimi anni: l’assenza dell’Italia ai prossimi mondiali di calcio in Russia, figlia di una gestione scellerata da parte dei grandi capi del calcio.
Se dalla realtà abbiamo trovato molte delusioni – la già citata assenza dai mondiali di
Russia o la
Ferrari che non riesce ad arginare il divario con la
Mercedes – dal lato puramente videoludico questo è stato quello che, in gergo tecnico, possiamo definire
un anno della madonna per i titoli sportivi. In linea con i miei colleghi, che hanno analizzato il 2017 da più punti di vista, quello che vi propongo di seguito è una breve lista di fatti che hanno contribuito a questo incredibile successo.
L’arrivo di Nintendo Switch e il supporto delle terze parti
Dopo il
grande fallimento di Wii U molti hanno dato per morta Nintendo che, ancora una volta, ha sorpreso tutti e ha messo in commercio Switch,
una macchina ibrida in grado di unire la comodità della portabilità con la funzionalità di una home console. Del suo grande sviluppo videoludico ne ha parlato il
nostro Filippo, ma Switch ha anche avuto il grande merito di riportare dalla parte della
Grande N anche le case di sviluppo di terze parti.
EA e
2K sono state le prime, ovviamente in ambito sportivo, a dare il loro supporto alla nuova console della casa di Kyoto anche se i dubbi, sopratutto all’inizio, erano molti a causa di un passato non proprio glorioso.
Gli sportivi sono tornati su console Nintendo
Su Wii U, infatti, uscirono solamente Fifa 13 e NBA 2K13, che fallirono clamorosamente
ammazzando l’interesse delle software house, che preferirono pubblicare titoli su piattaforme “vecchie” come
Playstation 3 e
Xbox 360 piuttosto che tentare ancora la fortuna. Switch, però, è partita col piede giusto facendo sfracelli nei
negozi e restando costante, arrivando a raggiungere –
e persino superare – la base installata di
Wii. Arrivati a settembre era quindi alta l’attesa per l’arrivo di
Fifa 18 e
NBA 2K18 – insieme a quello minore di
WWE 2K18 – sulla macchina
Nintendo per “tastare” il terreno e il risultato, seppur non incredibile, è arrivato rendendo particolarmente soddisfatte sia
2K che
EA facendo, così, sognare i videogiocatori sull’arrivo, il prossimo anno, anche dei nuovi capitoli cercando di fornire, allo stesso tempo, un’esperienza di gioco sempre migliore.
La rinascita di Konami e il ritorno dell’antagonista
Konami si sa, sono anni che naviga un po’ a vista per quanto riguarda i suoi brand.
Metal Gear è morto sin dalla dipartita di Kojima, nonostante l’arrivo di Survive che viene ripudiato dai fan,
Silent Hill e Zone of The Enders risultano
desaparecidi mentre
Pro Evolution Soccer ha stagnato, perdendo quasi tutti i confronti con Fifa.
Da un paio d’anni la direzione è cambiata
Da un paio d’anni, però, la direzione che la compagnia ha deciso di prendere con il proprio titolo sportivo è migliorata, cercando di puntare sempre di più su un gameplay realistico, lento e anche molto ragionato con partnership mirate,
sapendo di non poter competere con lo strapotere EA su quel settore. Portando la possibilità di utilizzare
File Opzioni, permettendo così lo sviluppo di mod legali che sistemino nomi e magliette di squadre non licenziate anche su Playstation 4, la compagnia giapponese è riuscita a concentrarsi sull’espansione del proprio brand nei paesi più importanti come
Inghilterra, Spagna, Germania e Italia. Ecco, quindi, gli accordi di sponsorizzazione con
Milan, Inter, Arsenal, Liverpool, Borussia Dortmund e, sopratutto, il
Barcellona lanciando una sfida – non solo figurata, visto che uno degli sponsor principali di Fifa è il Real Madrid– ad
EA. Konami ha azzeccato praticamente tutto, sia per quanto riguarda il lato marketing che, sopratutto, sul campo dove PES 2018 batte, per la prima volta dall’era Playstation 2, il rivale sancendo il ritorno del Re, almeno su Playstation 4 e Xbox One.
Chissà che l’anno prossimo Konami non provi a insediare il suo avversario anche su Nintendo Switch: quello che è garantito – però – è che lo spettacolo non mancherà di certo.
L’arrivo prepotente degli eSports nelle nostre televisioni
Sono anni che gli
eSports si stanno letteralmente prendendo il loro spazio nell’ambiente videoludico, tramite piattaforme come
Twitch che trasmettono tornei di tutto il mondo o tramite sviluppatori stessi che, come nel caso di
2K, creano all’interno dei loro titoli vere e proprie modalità dedicate.
All’estero è quasi una normalità vedere riconosciuti, in maniera ufficiale, i videogiocatori che eccellono in particolari titoli – che siano sparatutto o sportivi non fa differenza – ed esistono
veri e propri team che si allenano giorno e notte per competere nei tornei più famosi.
Gli eSports stanno diventando una realtà sempre più importante
Non si contano, negli anni, gli eventi che hanno smosso vere e proprie masse di appassionati come, ad esempio,
40.000 spettatori che,
a Seoul, assistettero alla finale del campionato mondiale di League of Legends o ai
4.5 milioni di spettatori che videro, nel 2011, una giornata di un torneo di Dota 2. Nel 2017 ci siamo arrivati, finalmente, anche noi grazie a un mezzo potente ma dal potenziale spesso inespresso:
la televisione. Uno degli appuntamenti che ha fatto scattare questa molla è stato il
Fifa Interactive World Cup, un torneo a Fifa 17 la cui finale è stata trasmessa in diretta su Sky Sport 3 lo scorso 18 Agosto. Sempre la piattaforma di
Rupert Murdoch ha mandato in onda, sempre in diretta e con il commento di voci quali
Guido Meda o
Carlo Vanzini, le finali delle competizioni eSports dedicate a
Formula 1 e
MotoGP dandogli una propria credibilità e, incredibilmente, senza svilire il prodotto definendolo un banale “gioco” ma anzi esaltando le capacità dei piloti virtuali. Questi avvenimenti hanno fatto da traino all’arrivo – ovviamente sempre su Sky – di
Ginx eSports TV, il primo canale interamente dedicato ai videogiochi sulla piattaforma dal 2006, anno di chiusura dello storico
Game Network, che presenta una programmazione dedicata ad approfondimenti vari sul medium videoludico. Mentre noi italiani ci affacciamo per la prima volta sul mondo competitivo virtuale, anche se quasi solo da spettatori, arriva la notizia dell’acquisto dei diritti della
Overwatch League da parte di
Twitch per la
modica cifra di 90 milioni di dollari, consolidando sempre di più una tendenza che negli ultimi anni ha visto milioni di giocatori cercare di emergere. Vedremo un italiano campione mondiale? Speriamo di avere la risposta tra meno di 365 giorni.
I videogiochi alle Olimpiadi aka “dobbiamo sempre farci riconoscere”
Last but not least è una delle notizie che più ha fatto scalpore in questo 2017:
il possibile arrivo degli eSports alle Olimpiadi estive che si svolgeranno a Parigi nel 2024. Lo scorso Agosto il co-presidente del comitato che ha gestito la domanda della città francese, tale
Tony Estanguet, ha dichiarato di voler parlare col presidente del
CIO (Comitato Internazionale Olimpico) per la possibilità di premiare i migliori videogiocatori con delle medaglie durante i giochi di Parigi.
I videogiochi alle Olimpiadi hanno causato grande clamore
La prima apertura è arrivata a Ottobre, quando a
Losanna il voto del CIO ha aperto ai videogiochi
le prime porte per poter essere riconosciuti veri e propri sport olimpici provocando grandi polemiche da parte di atleti e addetti ai lavori vari che hanno ritenuto ridicola la cosa, con
Federica Pellegrini a farsi portavoce dichiarando ai giornali una frase che ha fatto infuriare schiere di videogiocatori:
“Ogni sport ha le sue peculiarità, posso arrivare a capire che per prevalere si debbano fare tanti sforzi, ma da qui a definire sport i videogiochi… Lo sport è fatica fisica”. Quello che intende la campionessa di nuoto è capibile e
da alcuni anche condivisibile ma bisogna anche guardare l’altro lato della medaglia:
noi non conosciamo perfettamente cosa significhi essere un videogiocatore professionista, non conosciamo le ore di allenamento o la fatica – fisica e mentale – che uno sforzo intensivo possa provocare e parlare senza sapere
non è mai particolarmente consigliabile. Abbiamo ancora sette anni per vedere le potenzialità di un mezzo sportivo che interessa milioni di persone al mondo:
apriamoci all’innovazione e non rinchiudiamoci nella nostra bolla di sapone.
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