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È troppo facile pilotare la stampa specializzata“. “
Ormai mi fido solo delle recensioni di Steam“. “
Delle recensioni posso fare tranquillamente a meno“. Se frequentate abitualmente forum, gruppi o semplicemente scambiate pareri con altri appassionati di videogiochi su Internet o nella vita di tutti i giorni, probabilmente vi sarete imbattuti in affermazioni simili a quelle con cui abbiamo aperto l’articolo (
o magari siete stati proprio tra quelli che hanno espresso opinioni di questo tipo). Ma siamo sicuri che il cosiddetto
User Score, il giudizio “popolare” dell’utenza, sia indiscutibilmente più attendibile del parere di chi fa informazione nel settore, e che si ponga al di sopra di questo mercato nero delle opinioni positive, evitando di cadere in certe (presunte o meno) trappole fatte di corruzione e ricatti? Abbandonando questa presunzione di innocenza, abbiamo deciso di analizzare qualche caso recente, per capire se davvero le cose stiano così o se invece,
in un’epoca in cui chiunque può esprimere facilmente il proprio parere, il ruolo della stampa specializzata sia più cruciale che mai. Un viaggio che forse ha come tappe dei casi isolati, ma che speriamo possa far riflettere su quelle che sono le controindicazioni all’abuso del parere dell’utenza.
Due torti che non fanno una ragione
Iniziamo subito da un caso recentissimo, quello di Call of Duty: Infinite Warfare, rilasciato ufficialmente sul mercato ieri (4 Novembre 2016) e, ad embargo scaduto,
generalmente promosso dalla critica di settore, con valutazioni che oscillano tra il 7 di Destructoid ed il 9 di Game Informer. Il giudizio aggregato insomma, quello che deriva dalla media delle valutazioni assegnate al titolo dalle varie testate, oscilla attorno all’8, e anche limitandosi al panorama italiano (come si evince dalla
pagina del gioco su Ludomedia) il risultato è molto simile.
L’utenza, d’altro canto, su Metacritic ha “omaggiato” il lavoro di Infinity Ward con una valutazione media che, mentre stiamo scrivendo, esprime un giudizio molto diverso: 3.3, con un picco negativo in mattinata dove lo User Score riportava una valutazione di 2.8.
Infinite Warfare: una guerra di valutazioni che non riflette la situazione reale
Procediamo con ordine. Cosa ha causato il primo picco negativo? Scorrendo la lista delle recensioni scritte dagli utenti (circa 350, stando al contatore riportato su Metacritic), si evince come abbondino pareri estremamente negativi sul titolo, con valutazioni a dir poco insufficienti come 3 e 4 ma anche tantissimi zeri. Titolo che, ricordiamo, è stato rilasciato sul mercato solo nella giornata di ieri, e che quindi
nella più ottimistica delle ipotesi è stato giocato solo per qualche ora dagli utenti che hanno poi espresso il loro giudizio sull’ultimo arrivato in casa Infinity Ward. Quanto, quindi, possono essere attendibili delle recensioni che esprimono critiche su una campagna che, quasi certamente, non si è giocata per intero, o che accusano Activision di voler semplicemente spillare soldi alla sua utenza, o che ancora paragonano il titolo al rivale firmato Electronic Arts, quel Battlefield 1 che
come vi abbiamo detto è indubbiamente uno dei capitoli migliori del franchise di DICE ma che (
come un vero appassionato del genere si suppone debba sapere) è uno sparatutto in prima persona dal DNA fondamentalmente diverso da quello di Call of Duty? Va poi detto che diversi pareri negativi sono inflazionati dalla decisione del publisher di non distribuire, per il momento, la versione rimasterizzata di Call of Duty 4: Modern Warfare (
probabilmente uno dei capitoli più amati della serie) in modo indipendente, ma
solo attraverso le edizioni Legacy e deluxe del titolo. Tuttavia, come detto, nelle ore successive al misfatto lo User Score medio del titolo è andato alzandosi. Perché? Perché
per cercare di riequilibrare il torto di questa prima ondata di pareri negativi parte dell’utenza ha intrapreso la direzione opposta, iniziando a pubblicare recensioni con valutazioni gonfiate ad hoc per rialzare la media. Il risultato finale? Si spazia dallo 0 al 10, in
uno spettro di pareri che sicuramente non dà nessuna indicazione precisa sulla reale valenza del titolo, visto che sia da una parte che dall’altra pochissimi avranno davvero messo mano al titolo, ed in ogni caso solamente per qualche ora.
Svendita di recensioni
Altro caso relativamente recente, che vede questa volta un colosso del calibro di Valve (la software house dietro a Steam, ormai a pieno titolo la piattaforma digitale di riferimento per i giocatori su PC) prendere atto di un problema che spesso i “nazisti dello User Score”, i fondamentalisti che ritengono il parere del pubblico al di sopra di ogni sospetto, tacciono o ignorano:
truccare la valutazione di un utente è, molto banalmente, molto più facile rispetto all’agire sulla media delle recensioni della critica.
Lo User Score è incorruttile? Sicuri?
Pensiamoci: in prima battuta, per uno sviluppatore deciso a tutto pur di migliorare la valutazione del suo titolo, fingersi un utente è relativamente facile. Basta infatti registrare un account e, nel caso di Steam, aggiungere il frutto delle proprie fatiche alla libreria (utilizzando una key per il gioco) per far sì che il parere che poi si andrà a scrivere sia “certificato” dall’avere il titolo effettivamente tra la lista dei prodotti acquistati. In secondo luogo, visto che si ha logicamente accesso a delle chiavi Steam per il proprio gioco, si può utilizzare il titolo stesso come merce di scambio,
offrendo ad una serie di utenti reali key in cambio di pareri positivi. Facile trovare qualche giocatore disposto a prestarsi allo stratagemma, specie considerando che lo stesso scambio, con un portale che si occupa di fare informazione sull’argomento videogiochi, non funzionerebbe (non è un segreto: gran parte delle recensioni pubblicate, qui su I Love Videogames ma anche su altri siti specializzati, ha come presupposto un codice o una copia promozionale ricevuta dal publisher o dallo sviluppatore). È chiaro quindi come il “fidarsi solo delle recensioni di Steam” non metta l’utente al riparo da pareri volutamente alterati, tanto che Valve è stata costretta a prendere una decisione drastica, e non priva di conseguenze,
che di fatto ha separato le recensioni degli utenti in due categorie diverse, dando più visibilità a quelle scritte da chi aveva acquistato il titolo su Steam, a discapito dei pareri di coloro che hanno messo virtualmente le mani sul titolo comprando una key o finanziando il prodotto su Kickstarter (
altro punto su cui sarebbe interessante riflettere: quello che di fatto è un finanziatore del titolo è considerabile uno “sponsor” super partes per lo stesso?). E, di nuovo, a causa di qualche furbetto di troppo,
uno strumento potenzialmente utilissimo si vede costretto a scendere a compromessi.
Dipende da dove ti leggo
Il parere può cambiare anche in base alla piattaforma
L’ultimo punto su cui vogliamo invitare il lettore a riflettere è questo: il parere che si sta andando a leggere spesso e volentieri è influenzato dalla piattaforma stessa su cui lo si legge. Facendo di nuovo l’esempio di Steam, non è infrequente imbattersi in valutazioni di titoli multi piattaforma che, nonostante abbiano raccolto un buon successo tra l’utenza console (
basta guardare, di nuovo, lo User Score su qualche aggregatore) sul portale di Valve si ritrovano ad avere valutazioni sensibilmente più basse.
Un parere che può dipendere da alcune considerazioni più tecniche, come in un altro famoso caso recente, che ha visto
Mafia III di Hangar 13 (titolo che come abbiamo visto non è esente da difetti, ma non manca di diversi pregi) essere subissato da pollici versi al lancio perché colpevole di limitare il frame-rate su PC ai soli trenta fotogrammi al secondo, sgarbo intollerabile per le frange più estremiste di consumatori della piattaforma.
Giusto che se ne tenga conto, ci mancherebbe, ma sicuramente un aspetto che non può (e non dovrebbe) spostare l’ago della bilancia ed indurre a non acquistare il titolo, tanto più che gli sviluppatori avevano comunicato la situazione in anticipo ed in pochi giorni hanno rilasciato una patch correttiva che sblocca il frame-rate. È più che legittimo non voler acquistare Mafia III al lancio e, magari, rimanere alla finestra cogliendo l’occasione durante qualche saldo, ma è giusto arrivare a sconsigliare il titolo con una motivazione del genere (specie in un caso in cui, volendo, comunque le occasioni per esprimere un giudizio negativo non mancherebbero, viste alcune mancanze del titolo 2K)?
Siamo uomini, non tamburi
La soluzione? Usare la propria testa, senza fare di tutta l’erba un fascio
Quindi? Quindi, alla luce di tutto questo, il parere della critica specializzata è, o comunque può essere, la cartina tornasole per queste situazioni anomale: è verissimo che, in quanto formate da persone (che per loro stessa natura possono sbagliare e possono anche scrivere una recensione in malafede), il parere di qualche testata possa non risultare affidabile. È però più difficile che a prendere un abbaglio o a lasciarsi corrompere sia la stampa specializzata nella sua interezza, visto che mediamente è facile capire chi sta giocando sporco con la valutazione e, soprattutto, spesso le testate giocando a carte scoperte, spiegando quanto hanno giocato al titolo, come vi si sono approcciate e da dove è arrivata la copia utilizzata in fase di recensione. Dall’altra parte lo User Score, che sulla carta è un perfetto strumento a servizio di quella informazione che viene “dal basso”, dai semplici e genuini appassionati, è vittima delle
Infinite Warfare tra utenti a colpi di valutazioni gonfiate e sgonfiate e, per sua stessa natura, è meno “tracciabile” e in qualche modo più suscettibile a tentativi di corruzione. Non per questo però bisogna commettere l’errore di ritenerlo inaffidabile in toto:
in quell’oceano di opinioni che è Internet, l’unica bussola su cui si può fare affidamento è la propria testa, cercando di capire caso per caso se e dove c’è del marcio, senza avere la presunzione di assumere di default che tutti siano corrotti.
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