The Phantom Pain
E, tuttavia, c’è ancora qualcosa che meriterebbe un’analisi approfondita fino in fondo, nel quadro quasi perfetto del finale di Metal Gear Solid V.

La famigerata “Missione 51”
Non è certo un segreto la presenza di una fantomatica “Missione 51”, tagliata dal gioco prima del rilascio ufficiale e presentata nei contenuti speciali della Collector’s Edition dell’ultima fatica di Kojima. Anche oggi, a distanza di mesi dall’uscita di Metal Gear Solid V, i motivi dell’esclusione di quel fantomatico episodio restano ancora oscuri, e né il buon Hideo né Konami hanno mai rilasciato una dichiarazione in merito, se non qualche indizio che facesse pensare all’arrivo della missione sotto forma di DLC. Ad oggi, tuttavia, non esistono ancora dichiarazioni né sul DLC stesso né sulla sua uscita, facendo temere che si sia trattato di un semplice rumor e null’altro di veramente concreto.

Per chi non conoscesse l’episodio 51 (ma anche per chi volesse rinfrescarsi la memoria), di seguito riportiamo il video di 20 minuti circa tratto dai contenuti speciali della Collector’s Edition, come pubblicato dall’utente YouTube Inzaa:

Un peccato, non è vero? Tranquilli, non siete gli unici a pensarlo.

Il video appena riportato mostra frammenti di cutscene solo parzialmente realizzate, con asset incompleti, texture non rifinite ed effetti particellari per nulla definitivi. A livello di regia, però, è tutto lì; e, forse, c’è anche qualcosa in più rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare.

La missione, incompleta, mostra la battaglia finale tra Snake e Eli
Dopo una battaglia finale che prometteva di essere cinematografica da impazzire (e che mannaggialamiseria sarebbe stata anche splendida da giocare, con i Diamond Dogs a supportare nuovamente “Big Boss” contro il Sahelanthropus), Venom Snake riesce finalmente a sconfiggere Eli, e si ritrova a doverlo proteggere contro una piccola ondata di soldati XOF che tentano di uccidere il ragazzo. A questo punto, quasi all’improvviso e come un fulmine a ciel sereno, si manifesta un forte colpo di genio.

Ricordate le parole del simpatico dottore all’inizio del gioco, quando ci è stato detto che il corno era talmente vicino al cervello che un semplice urto avrebbe potuto scatenare allucinazioni e problemi alla vista? Be’, io, per quel che mi riguarda, ho tenuto a mente quelle parole per tutta la durata di MGS V, e mi sono seriamente chiesto come mai un tale elemento narrativo (e, possibilmente, di gameplay) non sia stato sfruttato nel corso dell’esperienza di gioco. Ma la Missione 51 realizza tutti i miei più profondi desideri quando Snake, sbalzato via da una granata, sbatte il “corno” contro una roccia, dando il via a una serie di allucinazioni e problemi al nervo ottico che gli rendono impossibile la distinzione tra rosso e bianco. E ricordate di che colore era la tuta di Eli?

Precisamente.
Precisamente. Tranquilli, sopravvive: aveva un giubbotto antiproiettile.
Ma Eli ha già iniziato a mostrare i sintomi dei Parassiti delle Corde Vocali, e viene abbandonato sull’isola da Snake dopo un monologo in cui giura di vendicarsi contro Cipher e il suo stesso padre biologico. Quando i Diamond Dogs bombardano la zona con il Napalm per decontaminarla, però, l’aiuto di un giovanissimo Psycho Mantis permette a Eli di sopravvivere, sia alle fiamme che al Parassita; e la missione 51 si chiude con il futuro Liquid Snake che dice espressamente: “Non ancora. Non è ancora finita.”

Missione 51: Il Dolore Fantasma
A questo punto, resta da chiedersi perché una missione così importante per la trama e caratterizzata dallo sfruttamento di così tanti espedienti narrativi (primo fra tutti, il corno di Venom Snake) sia stata tagliata fuori dal gioco finale. Trovandosi di fronte a un doppiaggio sostanzialmente completo e a una serie di cutscene semplicemente da rifinire, è praticamente impossibile pensare che la missione sia stata eliminata nelle prime fasi del suo sviluppo; la teoria più accreditata è che i recenti contenziosi tra Kojima e Konami abbiano portato alla cancellazione della missione per motivi di tempo o persino per tagli al budget, e non è da escludere che sia andata esattamente così; tuttavia, noi, da bravi fan della saga, preferiamo credere che la missione 51 sia piuttosto “l’arto strappato” dal “corpo” di Metal Gear Solid V, quel “dolore fantasma” che appare già nel titolo stesso del gioco e di cui l’ultima fatica di Kojima sentirà sempre la mancanza, un po’ come quello che potrebbe aver lasciato lo stesso Kojima abbandonando le fila della sua ex azienda.

E non c’è dubbio che ci piaccia pensarla proprio in questo modo.


Per approfondire:
Metal Gear Survive
L’Eredità dei Big Boss
Non c’è più spazio per un solo Big Boss
Una cosa è ormai certa, alla luce di quanto esaminato finora: la trama di The Phantom Pain è tutt’altro che fine a se stessa o incompleta, e sembra piuttosto in grado di giustificare praticamente tutte le scelte nei capitoli passati e futuri (a livello cronologico) della serie. Le azioni di entrambi i Big Boss avranno un peso considerevole all’interno dell’intera struttura narrativa complessiva, e la loro “eredità” sarà avvertita per molti anni a partire dagli eventi narrati in Metal Gear Solid V.

Come se ciò non bastasse, e come suggerito dalla stessa trama (più o meno esplicitamente a seconda dei casi), tutte le vicende legate a Venom Snake non si traducono necessariamente nella creazione di un Big Boss “vero” e di uno “fittizio”, sparsi ai due angoli del mondo; lavorando privatamente per costruirsi una nuova “famiglia” e una nuova identità, le personalità dei due soldati leggendari sembrano completarsi a vicenda, più che scontrarsi violentemente per il dominio dell’uno sull’altro. E, alla fine di Metal Gear Solid V, c’è solo una certezza che emerge dal mucchio di rivelazioni e verità confuse che annebbierebbero la vista anche al giocatore più tenace: al mondo, non esiste più un solo Big Boss. Perché sono le azioni a rendere leggendario un uomo, prima ancora che il suo nome; e Venom Snake non ha mai meritato nulla di meno.

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