Sembra strano ma in questo periodo gli indie stanno offrendo giochi la cui trama si basa sulle varie sfaccettature dell’ amore. E mi azzarderò a dire che con Where’s Samantha si sia creato una sorta di trilogia dell’amore. Abbiamo avuto a fine anno Haven, che parla dell’amore quotidiano. Maquette invece ci pone davanti una storia d’amore che nasce, cresce ed appassisce. Con Where’s Samantha invece scopriamo un’altra parte di questo sentimento: l’illogicità. Si perché per quanto cerchiamo di essere logici non possiamo sapere le regole che governano questo sentimento. Non esiste una razionalità, niente affatto. Possiamo solo rincorrere questo sentimento.
La storia parte proprio con il nostro protagonista George, che perde la sua amata Samantha per colpa di uno spiffero di vento. La particolarità è che George e Samantha sono pezzi di stoffa uniti dall’amore. Come un uncinetto che collega due pezzi di stoffa. Purtroppo il sentimento non basta per tenerli uniti. Da qui, nel corso delle due ore di gioco, affronteremo vari pericoli per ritrovare Samantha.
Durante il nostro peregrinare, dovremmo risolvere alcuni puzzle ambientali e raccogliere le lettere sparsi nei livelli. I caratteri vanno a formare il racconto del libro che ci intrattiene e racconta la storia tra un livello e l’altro. Il nostro George, per poter arrivare alla fine del suo percorso, può sdoppiarsi e ricomporsi per aumentare e diminuire il suo peso. Attraverso questa meccanica, potrete raggiungere posti che prima erano inacessibili, inserendosi anche nella trama di gioco. Perché ha un chiaro significato: il non essere soli. Anche durante il nostro pellegrinare, ci ritroveremo amici di noi stessi. Perché durante il nostro percorso cercheremo in noi e negli altri la forza di andare avanti. Le varie difficoltà, il percorso da seguire, sono una chiara metafora della vita e dei suoi problemi.
Potremmo anche andare avanti da soli, ma non riusciremmo nemmeno a fare pochi chilometri, o ad alzare le barriere che si frappongono tra di noi. E all’avvicinarsi della fine del gioco, George si farà sempre più domande sull’illogicità degli eventi che gli stanno capitando. Sdoppiarsi, ricomporsi, diventare un pezzo di ghiaccio (letteralmente), sono domande che non trovano risposta nel suo mondo. Ma è una chiara allusione a ciò che non riusciamo a spiegare dell’amore. Anche nel raccogliere le parole, l’amore non ha bisogno di spiegazioni, perché è fatto da gesti, non da frasi trite e ritrite. Ma, ahimè, nella magia di questa favola per bambini, ogni tanto qualcosa si spezza. Il gioco purtroppo non è esente da bug. Durante il mio gameplay è capitato che il simpatico protagonista andasse in zone fuori dalla mappa. O che entrasse in porzioni di livello.
C’è da dire anche che il gioco non offre un gran livello di sfida. Infatti ad ogni morte non verrà consumata nessuna vita e ripartirete dall’ultimo checkpoint (che sono tipo ogni 10 passi). Continuando a giocare anche gli enigmi risulteranno banali. Di sicuro ci sono alcune trovate geniali, ma capito il meccanismo tutta la magia salta. Un vero peccato dato che la storia, raccontata come una fiaba, risulta interessante. Ed anzi si crea una sorta di empatia con il protagonista, visti i suoi dubbi e le sue domande durante la sua avventura. In quanto sono domande che anche noi ci poniamo, su quanto possa valere il nostro sforzo per poter rivedere la persona amata. Non mi sento nemmeno di dire che è un’occasione perché il gioco intrattiene, ma non abbastanza.
Alla fine se gli vorrete dare un’occasione, dategliela, anche per il costo irrisorio del prodotto. Alla fine un gioco che parla dell’amore non può che farvi innamorare a sua volta. Il consiglio che vi posso dare è datevi un pomeriggio e provatelo, perché per ogni fine del viaggio, si amerà il finale.
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