Recensione Vesper: Zero Light Edition e le sfumature del vespro

RedReaperGrell · Beethoven – Moonlight Sonata (FULL)

La luce fioca del tramonto è una metafora di un tempo immobile in cui sopraggiungono la morte e il buio, ma allo stesso tempo c’è ancora la speranza che il sole ritorni e con lui la vita. Vesper: Zero Light Edition si colloca in quel territorio liminale per uno che scrive di videogiochi, in cui guardare le sfumature del tramonto è l’unico modo per trovare la forza per raccontare l’esperienza che si è vissuta.

Non giriamoci attorno: parlare di videogiochi non è facile. Non è facile soprattutto se si conoscono, anche solo per sentito dire, le vicende dietro una produzione. Per di più se è italiana. Sapere che l’uscita su PC è passata in sordina e che questa nuova edizione esclusiva Switch è potenzialmente sia l’esplosione che la disfatta, non è una condizione mentale facile da sostenere.

Soprattutto se il gioco ti è piaciuto così tanto da non riuscire a capire come possa essere il primo videogioco sviluppato dal team.

NOAK

Non ho la presunzione di ritenermi così importante da decidere le sorti del titolo, se quella luce del vespro si accenderà o si spegnerà definitivamente. Non ho neanche la presunzione di definirmi game designer, anche se posso assicurarvi che in Vesper: Zero Light Edition le parti suonano all’unisono come un’orchestra sinfonica. E non ho neanche la presunzione di definirmi un buon recensore, visto che ho scritto circa 200 parole senza dirvi che il gioco è un esperienza narrativa platform e con elementi puzzle, anche perché sarebbe un etichettare riduttivo che parlerebbe solo ad una piccola percentuale di voi escludendo tutti gli altri.

Cosa, quest’ultima, che va in contrasto con Vesper, con la sua idea di racconto. Perché Vesper è la dimostrazione di quanto basti solo la gestione della telecamera per fare del buon gameplay e mandare un messaggio. Muovere quella levetta su Switch verso destra mentre si è inseguiti da una nebbia pixelata oscura, sentire la musica che accelera ad ogni passo e con uno stacco netto passare da un Piano Largo ( l’inquadratura comprende il personaggio ma anche la maggior parte dello sfondo dietro) ad una Figura Intera ( l’inquadratura si stringe mettendo al centro il protagonista e creando un senso di claustrofobia); è gameplay.

Eroi? Vesper ha bisogno di noi. O forse no. Forse della Game Critic. Forse no. Forse di Gameromancer. Forse sì.
Ho preso dei termini in prestito dalla cinematografia, ma di passivo c’è ben poco: quei movimenti li stiamo compiendo noi, il resto è solo una conseguenza delle nostre azioni. Il cervello questo lo sa e quindi riceve gli stimoli, ci immerge nell’esperienza e ci fa sentire la pressione del momento.

Non è ovviamente solo la telecamera a rendere Vesper un gioco quasi perfetto. Anche perché non si tratta solo di fuggire da destra a sinistra da una nebbia strana. La maggior parte del gameplay è risolvere dei mini puzzle sfruttando la meccanica (o le meccaniche) imparata in precedenza. Questo fino alla fine del livello, nel più classico dei modi. Con la differenza che lo stacco trai livelli non si sente, perché anche la crescita del personaggio è diegetica.

A non sentirsi sono anche i suggerimenti sulla strada giusta da seguire, pennellati alla perfezione sull’ambiente. Tutto in Vesper è un gradiente a due colori e più si avanza verso il prossimo quadro, più i colori mutano verso quelli che saranno i prossimi due poli del gradiente e del gameplay. Nessuno stacco. Solo dissolvenze in nero. Per tutto il gioco ti sembrerà di accompagnare questa sorta di robot senziente in un viaggio da A a B, lasciando alla colonna sonora i dettagli più importanti.

In Vesper non vi è un solo dialogo, eppure è il videogioco più logorroico che abbia mai giocato

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La punta di diamante. Le vere sfumature del vespro. Ciò che tiene unito tutto il gioco: l’audio. La colonna sonora e i vari suoni sono la prima cosa che ho sentito in Vesper e l’ultima che ho lasciato andare. Tutto suona in vesper: i passi, la zero light, i nemici, il vento. E non si tratta solo di contorno. Alcuni enigmi vanno risolti al momento giusto, soprattutto quelli che coinvolgono la luce zero: una sorta di nebbia di pixel che uccide al tocco. Beh, più la nebbia si avvicina e più la musica si fa pressante. Io, senza aver bisogno di altri elementi, calcolavo il tempo giusto basandomi proprio su quei cambi ritmici.

Probabilmente sono solo pazzo, ma da quando ho chiuso il gioco non ho fatto altro che pensare a quanto la colonna sonora sia stato una compagna di viaggio più importante del robottino che conserva la luce. Avrei viaggiato per altre 10 ore con lei, tra cambi di inquadratura, cani robot e tempeste di neve. Io, lei e quell’atmosfera perfetta che Vesper riesce a creare.

So che questa non è proprio una recensione. Non ha neanche un vero ordine. E’ più un diario sparso di idee. Ma non si può dire tanto altro: Vesper: Zero Light Edition è un gioco che va vissuto in prima persona. Non saprei neanche di quali difetti parlarvi per provare a dare un po’ di completezza a questa accozzaglia di parole. Forse gli enigmi troppo semplici? No perché è un gioco che ti vuole far correre, anche se sembra rallentarti quando ti appendi alle sporgenze. I checkpoint un po’ frustranti? Neanche, perché in realtà la maggior parte delle volte sono morto per provare a romperlo invece di giocare come una persona normale. Il fatto che è su Switch? No, dio, non riesco neanche a capire come possa essere giocato fuori da Switch. Non esiste piattaforma migliore per Vesper. Ecco, forse è questo il difetto: non è uscito subito su Switch.

In conclusione, non sarò io a dirvi di comprare Vesper: Zero Light Edition, non ho questa presunzione. Spero che lo facciate per voi stessi e per Cordens Incteractive che si conferma nella mia testa una fucina di talenti che merita tutto il supporto possibile.

Voto e Prezzo
9 / 10
10€ /10€
Commento
"Vesper è un avventura visionaria ambientata in un mondo decadente colmo di trappole e di misteri da risolvere, dove le tue scelte possono cambiare il futuro di un intera razza. Seven è un piccolo androide perso in un mondo abbandonato, reso pericoloso dalle vestigie di un’antica civiltà. Inizialmente senza poteri, o abilità per sconfiggere i suoi inseguitori, Seven entra in possesso della Drive Gun, un’antica arma capace di assorbire la luce, controllare le menti e capovolgere le sorti dello scontro." E questa l'ho presa da Steam. La verità è che Vesper è un viaggio che va vissuto al di là della storia, al di là di tutto.
Pro e Contro
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x Non è uscito subito su Switch

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