Le più grandi guerre sono sempre nate per torbidi giochi di potere. Quella raccontata in Valkyria Revolution non è da meno.
La serie di
Valkyria Chronicles, nonostante l’amore da parte del pubblico, ha avuto una vita non priva di complicazioni, vivendo dapprima il dramma di risultati non molto entusiasmanti sul lato delle vendite, con conseguente cambio di console per i seguiti, e successivamente la mancata pubblicazione del terzo capitolo in Europa, a causa degli alti costi di adattamento e della forte pirateria presente su
PSP. Nonostante questo
Sega ha voluto credere nella serie, portando il primo storico episodio sia su
PC che
PlayStation 4 e concedendosi una pausa dal filone principale con uno spin-off,
Valkyria Revolution, che pur mantenendo saldi alcuni aspetti della saga sceglie un nuovo filone narrativo, con nuove storie, nuovi drammi e un gameplay che abbandona i tatticismi per una vena molto più action.
Disponibile dal 30 Giugno su
PlayStation 4,
PlayStation Vita e
Xbox One al prezzo di 39.99€, scopriamo insieme le avventure del “
Circle of Five” e cosa li ha portati a tradire la loro patria, nella recensione di Valkyria Revolution.
Stati Uniti d’Europa
In un’Europa diversa da quella che conosciamo, la scoperta della
Ragnite, un minerale così prezioso da portare ad una vera e propria rivoluzione industriale, ha permesso ai vari regni di vivere un boom economico senza pari. Fra questi
a beneficiare maggiormente di questa crescita è stato l’impero di Ruzhien che, mosso da mire espansionistiche, ha imposto il suo volere in tutto il continente, portando con sé tutte le conseguenze di un’egemonia dittatoriale. Come la storia ci insegna però ci sarà sempre una voce fuori dal coro, e questa voce è quella di
Jutland, un piccolo reame che ha deciso di alzare la testa e ottenere la sua tanto agognata libertà. A capo della rivolta troveremo
Amleth Grønkjær, capitano della squadra anti-valkyria e membro del
Circle of Five, il gruppo promotore della rivolta, e
Ophelia Augusta, principessa di Jutland intenzionata a liberare la sua gente dal potere opprimente di Ruzhien.
La storia di Valkyria Revolution si muove su più piani, sia narrativi che temporali, effettuando un lungo flashback che parte dall’accusa di tradimento dei membri del Circle of Five, che servirà a scoprire la verità sui reali eventi che hanno portato a questo “triste” epilogo, e la loro vicenda sarà solo un piccolo tassello di un intreccio ancora più complesso, dove le vite dei protagonisti ricopriranno un ruolo fondamentale. Da questo punto di vista avremo Amleth che porterà avanti la sua guerra personale mosso dalla sete di vendetta nei confronti dell’imperatore di Ruzhien e i suoi scagnozzi, rei di aver rapito e forse ucciso una persona a lui cara, così come Ophelia, che vivrà questa rivoluzione costantemente in bilico fra il dovere imposto dal suo ruolo di regnante e la moralità delle sue azioni.
Troppi personaggi in cerca d’autore
Per quanto ben caratterizzati i protagonisti e le vicende che ruotano intorno ad essi, nelle circa 30/40 ore (
a seconda del livello di difficoltà scelto e le attività completate) necessarie per concludere il gioco,
molti eventi della trama principale verranno diluiti, forse fin troppo, da vari intrecci fanta-politici, smorzando i ritmi con decine di filmati fin troppo prolissi e a tratti superflui, frammentati ulteriormente da fastidiosi caricamenti fra una scena e l’altra. Non solo, gran parte della storia è vittima di alcuni scivoloni stilistici, diventando fin troppo prevedibili e scontati, vedi la morte di alcuni personaggi chiave o rivelazioni non così shockanti come vorrebbero passare. Altro punto debole del comparto narrativo è rappresentato dalla mole di personaggi presenti, ovvero i compagni di squadra che ci accompagneranno sul campo di battaglia, che
avranno un ruolo nella parte attiva del gioco, ma che nelle vicende principali appariranno solamente come figuranti, a volte giusto per recitare una o due battute per poi sparire completamente per ore dalla scena. Per rendergli un minimo di giustizia però sono presenti delle skit speciali, i Circles, filmati che si attiveranno rispettando determinate condizioni in battaglia (
principalmente usando specifiche combinazioni di personaggi) e che permetteranno di conoscere alcuni retroscena sui rapporti che scorrono fra i vari soldati, aspetto comunque fin troppo slegato dal resto della storia.
Tutti insieme appassionatamente
I problemi della storia in qualche modo si riflettono anche sul gameplay.
Molti degli eventi principali saranno vincolati ai due protagonisti che lasceranno spazio solamente ad altri due membri del party limitando di molto la scelta fra il roster. Questo farà si che una volta trovata la combinazione che più ci ispira verrà usata per tutta la durata del gioco, anche in relazione al lento sviluppo dei personaggi e delle risorse richieste per potenziarli. Pur essendo divisi in classi, fattore che delineerà lo stile di lotta dei protagonisti, questo non sarà mai così influente da spingere la scelta verso uno o l’altro, non si assiste ad una chiara diversificazione dei membri, evidenziando da questo punto di vista una certa approssimazione.
Valkyria Revolution abbandona la struttura da JRPG strategico in semi-tempo reale per un approccio più action, anch’esso con una soluzione ibrida fra real time e turni, abbracciando una sorta di ATB finalfantasiano. Quando l’
Action Gauge (
la barra che determinerà l’inizio delle nostre azioni) sarà piena potremo sferrare un attacco rapido o accedere ad un menù dove sono raccolte sia le armi secondarie (
fucili, lanciarazzi, granate, ecc), sia gli oggetti di supporto o gli incantesimi.
Ogni aspetto sarà completamente configurabile nel menù pre-missione, permettendo di settare ogni singolo elemento in modo da essere preparati a quello che ci aspetta. Sarà possibile passare da un personaggio all’altro semplicemente agendo sulla croce direzionale, ma in caso di bisogno, sempre dal succitato menù che bloccherà l’azione di gioco fino a che non decideremo il da farsi, potremo impartire determinate azioni ai compagni, così da costruire semplici strategie d’attacco. Per ogni soldato al nostro comando potremo anche assegnare compiti attraverso una griglia nella quale impostare una certa azione in una precisa situazione. Nonostante l’apparente libertà offertaci, alla prova pratica ci troveremo in più di un’occasione con una IA spesso sofferente, che sembra far fatica a seguire la strategia impostata, obbligandoci necessariamente a prenderne il controllo diretto per sbloccare la situazione.
La potenza non è nulla sena il controllo
A supporto della nostra squadra troveremo un sistema di upgrade delle armi che anche in questo caso sembra pescare nuovamente dall’universo di Final Fantasy, con una specie di sferografia che permette di utilizzare la Ragnite per ottenere nuove abilità, incrementare alcuni parametri fisici (
come attacco, perforazione degli scudi o attacco magico) o potenziare il valore magico di ogni soldato, che una volta incrementato sarà possibile equipaggiare nuovi incantesimi, qua rappresentati nuovamente dalla Ragnite, che sarà ottenibile come ricompensa completando le varie missioni.
Proprio gli incantesimi rappresentano uno dei punti cardine del gameplay di Valkyria Revolution. Innalzare il livello della Ragnite permetterà di equipaggiare nuovi incantesimi di grado superiore, che oltre a consumare più punti magia come è giusto che sia, infliggeranno maggiori danni ai nemici. Divisi in 4 categorie (
Fuoco, Vento, Terra e Aria, più una quinta di Luce esclusiva di Ophelia), ogni tipo di Ragnite avrà le sue caratteristiche, come semplici magie d’attacco diretto o ad area, incantesimi di cura e di supporto, permettendo così di scegliere i setup ottimali e colmare magari qualche lacuna del personaggio. Di base potremo equipaggiarne un massimo di 4, per poi aumentare il numero attraverso il potenziamento dell’arma che ci offrirà nuovi slot.
Non manca nemmeno un’armeria dove impiegare risorse per ampliare il nostro armamentario secondario, migliorando l’efficacia delle armi da fuoco, così come l’attacco o in numero di munizioni che possono trasportare. Meno immediato invece il sistema legato agli equip che
potranno essere sia acquistati che creati ex novo, sistema di crafting che prevede l’impiego dei materiali raccolti in battaglia, che in fase di creazione aggiungeranno diversi effetti ai nuovi capi di abbigliamento, che avranno effetto su tutta la squadra, senza la possibilità di settarne uno specifico per ogni membro.
Scesi sul campo è facile notare fin da subito una grande barra posta nel lato superiore dello schermo. Questa indicherà lo stato della battaglia e del suo avanzamento: man mano che la situazione volgerà a nostro vantaggio
l’Action Gauge si ricaricherà più velocemente, rendendo i nostri attacchi sempre più veloci e diminuendo i tempi di attesa, avvicinandosi stilisticamente alla pari di un hack’n’slash stile musou. A questo si aggiunge un sistema legato al morale dei soldati che influirà (
in ambo i sensi) sulle prestazioni sul campo. Sferrare attacchi decisivi, eliminare i comandanti o infliggere una mole esagerata di danni renderà l’esercito avversario meno incline alla battaglia, mentre nel caso inverso riusciranno a darci del filo da torcere, limitando le nostre azioni. Sebbene si noti un certo studio sul gameplay per offrire ai giocatori un’esperienza quantomeno godibile,
pad alla mano si nota una certa superficialità diffusa su alcuni delgi elementi di gameplay analizzata (
vedi ad esempio la diversificazione delle classi già citata) che rendono Valkyria Revolution un titolo discreto ma non in grado di emergere fra la massa di JRPG arrivati a noi in questi mesi. Il gameplay mostra tutto il suo potenziale già nelle primissime ore, senza aggiungere nuovi elementi o diversificando le situazioni che andremo a vivere nel corso del gioco, portando subito il giocatore in una routine quasi meccanica. Si assiste agli interminabili filmati, si fa una missione (
che il più delle volte consiste semplicemente nell’arrivare in fondo alla mappa eliminando l’obiettivo), altro stop a guardare cut-scene varie e si ricomincia con un altra missione pressoché identica alla precedente fino allo scontro con il boss del capitolo.
Questa ripetitività ciclica la si nota soprattutto nelle missioni secondarie, che diventano indispensabili soprattutto nelle missioni secondarie quando dovremo affidarci a loro per livellare un po’ e superare alcuni punti critici della storia, dovuti ad un mal bilanciamento della difficoltà nei capitoli finali. Proprio le sub quest riescono ad affossare quanto di buono c’è nella campagna principale, e pur cercando di diversificarsi impostando obiettivi diversi per il completamento,
l’impressione che si ha è quella di giocare fino alla nausea la stessa missione, smorzando l’entusiasmo e trasformando il tutto in un operazione meccanica solo per racimolare i punti necessari per la salita di livello.
Non aiutano nemmeno le ambientazioni del gioco, poche nel numero e tendenzialmente troppo simili fra loro, accentuando il problema analizzato poco sopra.
Smarmella tutto
Questo serve anche ad introdurci l’aspetto grafico del gioco che seguendo le orme della serie Chonicles, ci ripropone lo stile acquarellato del capostipite, sfruttando la tecnica del cel-shading per far sembrare il tutto una tavola in movimento.
L’effetto finale è ottimo, e la resa visiva riesce a compensare gli ovvi limiti tecnici di questa produzione, trainati verso il basso dalla versione portatile, e che per certi aspetti si riflette anche sulle controparti home console. Gli ambienti sono ben costruiti e caratterizzati, ma tristemente vuoti, dove gli unici elementi interattivi saranno i barili esplosivi o i ripari (
come i sacchi di sabbia o i cantoni dei palazzi) che oltre a permetterci di recuperare energia ci offriranno protezione dai colpi avversari.
Buono anche il lavoro svolto con i modelli 3D dei protagonisti, dove anche qua il richiamo alla serie principale nel chara-design è forte e chiaro (
vedi la forte somiglianza fra Brunhilde, la valkyria che ci darà filo da torcere in questo capitolo e Selvaria Bles di Valkyria Chronicles), e come per le ambientazioni soffrono a causa della versione Vita, che nonostante l’upgrade grafico, nelle parti in game appaiono fin troppo semplici, con animazioni limitate e spesso condivise fra più personaggi. Meglio invece nei filmati dove godono di un dettaglio maggiore.
Ultimo punto da analizzare del comparto tecnico è la resa finale del gioco, che
pur scorrendo fluido nella sua interezza in più di un occasione tende ad arrancare, forse più per una poca ottimizzazione generale che non per un reale carico del gioco sulla console.
Sul fronte del sonoro troviamo la possibilità di selezionare sia il doppiaggio originale giapponese che quello inglese, con una netta preferenza per il primo rispetto al dubbing occidentale, quantomeno per la scelta di voci più in linea con i protagonisti.
Buona la selezione delle musiche, tra cui il main theme o le varie tracie usate durante le battaglie, con alcuni brani interamente cantanti e legati ad un determinato evento portante del gioco. Valkyria Revolution arriva a noi solamente in inglese. Se questo non è un grande problema per chi è avvezzo ai JRPG, lo diventa per la mole di dialoghi presenti, interamente doppiati, che
potrebbero mettere in crisi chi non mastica alla perfezione la lingua.
Verdetto
7 / 10
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Commento
Pro e Contro
✓ Storia e personaggi ben caratterizzati...
✓ Struttura ludica solida...
✓ Ottima colonna sonora
✓ Prezzo invitante
x ...diluita da filmati e caricamenti
x ...con fin troppe leggerezze
x A tratti ripetitivo
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