Lo scorso 6 Giugno è finalmente approdato in occidente Tomodachi Life, il particolarissimo “simulatore di vita” made in Nintendo di cui tanto si è discusso nei mesi scorsi, vuoi per l’incredibile successo di vendite in Giappone, vuoi per le polemiche sulla mancata inclusione di relazioni omosessuali, vuoi per l’ottima campagna pubblicitaria, lanciata da un Nintendo Direct brillante e completamente fuori dalle righe. Che tipo di gioco è Tomodachi Life? Potremmo descriverlo come un bizzarro mix tra The Sims, Animal Crossing e Wario Ware, condito da fiumi di nonsense dal sapore tipicamente nipponico e dall’utilizzo dei Mii, i celebri avatar presenti su tutte le console Nintendo da Wii in poi. Una ricetta strana ed inusuale, chissà se sarà sufficiente a rendere Tomodachi Life un successo anche al di fuori della madrepatria…
Tomodachi Life nasce in Giappone nell’Aprile del 2013 come sequel di Tomodachi Collection, analogo titolo lanciato nel 2009 su DS, e mai giunto in occidente a causa di difficoltà nella localizzazione. Come il suo predecessore, anche il life-sim 3DS pone al centro del suo concept i Mii. Nel gioco saremo infatti chiamati a registrare svariati Mii, che andranno a popolare la nostra isola. Diverse saranno le modalità per fare ciò: importarne uno dal Centro di creazione 3DS; crearne uno ex-novo o scattando una foto come base; importarli, infine, scannerizzando codici QR. I Mii di Tomodachi Life sono speciali: durante il processo di creazione dovremo anche stabilire parametri quali il loro carattere e la loro voce, che si rifletteranno ovviamente all’interno del gioco. Che tipo di Mii potremmo voler registrare su Tomodachi Life? Qualsiasi! Il nostro personale; quelli di amici, familiari e conoscenti; quelli di persone famose; quelli di personaggi di videogiochi, film, cartoni animati. Saranno quindi i singoli giocatori a stabilire chi saranno gli “attori” della propria partita a Tomodachi Life, lasciando la propria personale fantasia come unica limitazione. A differenza di Animal Crossing, non controlleremo in prima persona alcun Mii, ma saremo una sorta di spettatore esterno, a cui i vari Mii si rivolgeranno spesso per conversare od esporre problemi e richieste, ma senza alcuna rappresentazione fisica all’interno del mondo di gioco. Il nocciolo del gameplay di Tomodachi, se così lo vogliamo definire, è proprio osservare le vite e le attività quotidiane dei vari Mii, che si comporteranno e tesseranno relazioni sociali tra loro proprio in base ai caratteri impostati loro in fase di creazione. Il divertimento scaturisce dal tono delirante e nonsense delle situazioni che i programmatori hanno previsto all’interno del gioco: Tomodachi Life non è una simulazione realistica, e quindi ci ritroveremo in mezzo a deliranti gare di Hip Hop di fronte alla fontana pubblica dell’isola, trasmissioni televisive di notiziari senza senso, esibizioni canore, dichiarazioni d’amore rovinate dalla comparsa di insospettabili rivali, minigiochi frenetici alla Wario Ware che compaiono nei momenti più improponibili, sogni allucinanti, e così via. L’interazione dei vari Mii in base ai loro caratteri ed agli inaspettati eventi che possono verificarsi porta con se tutta una serie di conseguenze assurde, spesso in netto contrasto con le persone reali a cui i Mii si ispirano, provocando ulteriore ilarità. Magari nella vostra partita di Tomodachi Life il vostro Mii e quello del vostro partner real-life si lasceranno per mettersi con i Mii dei rispettivi migliori amici, magari il mii di vostro nonno diventerà migliore amico di quello di Obama o Babbo Natale o chi volete voi, così come potreste vedere Shigeru Miyamoto fare la corte alla principessa Peach. Tutto dipenderà dai Mii con cui avete popolato l’isola, dai loro caratteri, e dalla casualità che governa tutto.
In tutto ciò, il ruolo del giocatore è poco più di quello di uno spettatore. Certo, potremo parlare con i vari Mii, potremo risolvere i loro problemi (un po’ alla Animal Crossing), potremo regalare loro abbigliamento, cibo, oggetti vari, passatempi, arredi per la casa, potremo modificare le canzoni che canteranno al Karaoke e partecipare ad alcuni minigiochi, ma si tratta sempre ed in ogni caso di azioni marginali. Proprio per questi motivi, Tomodachi Life non è un gioco per tutti. Prendendo a metro di paragone Animal Crossing, altro simulatore di vita Nintendo ed altro titolo rivolto presumibilmente alla stessa utenza di Tomodachi Life, ci troviamo di fronte ad un gioco decisamente molto meno interattivo. È chiaro quindi che Tomodachi non è adatto a tutti coloro che già si lamentavano dell’assenza di obbiettivi in giochi come Animal Crossing. Ciò non significa che Tomodachi Life sia un gioco brutto. Tutto il contrario! Per quelle persone che hanno l’apertura mentale di lasciarsi andare ad un titolo dai ritmi diversi dai soliti, rilassati, di apprezzare anche solo il ruolo da spettatore, di godersi le situazioni nonsense, folli, impreviste del gioco, senza avere la smania di agire ed “essere in controllo”, Tomodachi Life può rivelarsi un’esperienza davvero interessante, divertente, originale ed appagante. I ritmi sono particolarmente diversi da quelli a cui i videogiochi ci hanno abituato. Invece di lunghe sessioni di gioco, Tomodachi da il meglio di se in rapidi archi di 10 – 15 minuti, magari ripetuti più volte nel corso della giornata. Non sempre i personaggi avranno qualcosa da chiederci o da dirci, e nell’isola saranno in corso eventi diversi in orari diversi. Inutile quindi prolungare le sessioni di gioco: basta fare una partitina, uscire, e poi magari tornare 2 o 3 ore dopo e vedere cosa c’è di nuovo, e così via nel corso della giornata. Questa scelta particolare, in parte condivisa con Animal Crossing, si lascia ben apprezzare data la natura portatile di Tomodachi Life, e sicuramente si adatta alle esigenze di quella “generazione in movimento” che sta facendo la fortuna dei videogiochi mobile negli ultimi anni: il titolo è accessibile, rapido, non impegnativo, ma allo stesso tempo spinge l’utente a giocare spesso, a controllarlo in continuazione, come quando si viene presi dall’ossessione di controllare i propri social network ogni minuto.
Il paragone/rapporto con i Social Network è particolarmente interessante in Tomodachi Life. All’interno del gioco è stato implementato lo stesso condivisore immagini già sperimentato in Animal Crossing: New Leaf. Dopo averlo sbloccato all’interno del gioco sarà infatti possibile condividere con poche azioni gli screenshot della nostra partita su Facebook, Twitter e/o Tumblr. In questo modo Tomodachi Life acquisisce una dimensione “meta“, che aumenta le potenzialità del titolo. Il Mii di un vostro amico ha fatto una cosa buffa, assurda, imbarazzante nel gioco? Perché non pubblicare lo screen su Facebook e taggarcelo? Oppure postare sui social, a fine giornata, le immagini più buffe tra quelle scattate in giornata, creando una sorta di foto-diario, da condividere e commentare con gli amici? Le possibilità sono molteplici, e con sufficiente fantasia l’utente può trarre da Tomodachi Life molto di più di quello che effettivamente è presente nel gioco, rendendo l’esperienza davvero unica. Questa integrazione con i social network e la possibilità di trasformare Tomodachi Life in un vero e proprio “meta-gioco”, sono senza dubbio uno dei punti forti e delle maggiori innovazioni del titolo, che altrimenti soffrirebbe un po’ sul fronte della longevità. Nonostante il grande estro creativo, dopo alcuni giorni alcuni eventi e situazioni tendono infatti a ripetersi, andando a smorzare quell’effetto sorpresa che tanto contribuisce all’ilarità ed al divertimento generale. Questo è forse il più grande limite del gioco: a meno che l’utente non ci investa molto in termini di Mii creati, personalizzazioni varie, utilizzo dei social network, Tomodachi Life rischia purtroppo di stufare dopo poche settimane: uno smacco, anche viste le capacità del maggior titolo di riferimento, Animal Crossing, di mantenere la sua utenza attiva anche dopo mesi ed anni. Peccato.
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