Diciamocelo, da molto tempo escono tanti, troppi giochi insieme: e tu sei lì, con il tuo smisurato backlog, a un passo dall’affidarti a un’estrazione casuale del titolo da comprare e giocare, con tanto di foglietti e urna dove pescare. Recentemente sono stato motivato – o per meglio dire incalzato – a giocare To The Moon: era lì, in mezzo a centinaia di altri titoli, a fare la muffa nella mia libreria digitale da ormai 3 anni. Dato il tempo investito in altri titoli di discutibile fattura, il primo pensiero che mi ha attraversato la mente dopo averlo concluso è stato: “Ah, se solo ci avessi giocato prima.”
Avendo di sovente optato per titoli più tradizionali, tralasciando le produzioni sui generis, relazionarmi con To The Moon ha decisamente ringalluzzito l’interesse per siffatti videogiochi, contraddistinti da una preponderante narrazione a discapito di un gameplay propriamente detto. Tale è stato l’apprezzamento che, complici dei saldi provvidenziali, ho finito subito col cedere all’impulso di fare incetta degli altri due titoli della “serie” firmata Freebird Games, più precisamente Finding Paradise e A Bird Story.Con una prospettiva incerta riguardo il download e l’effettivo utilizzo, ma con un’inamovibile certezza: di belle storie nei videogiochi se ne sono raccontate tante. Ma di belle storie capaci di appassionare, e di mantenere un coinvolgimento costante a dispetto di un’azione limitata… Probabilmente già meno. E a partire da To The Moon, il desiderio di conoscere ulteriori peripezie del duo formato da Eva Rosalene e Neil Watts ha letteralmente spiccato il volo, librandosi verso la luna, se non oltre. Fino a scomodare il sempreverde Buzz Lightyear.
Preclusa ci è la conoscenza dei contenuti end-game della vita… Ciò che sappiamo è che essa si presenta come una strada lastricata di decisioni da prendere, con rimorsi e rimpianti pronti ad aleggiare sulle nostre carcasse; soprattutto con l’approssimarsi della letterale fine dei giochi. Laddove il rimorso rappresenta il turbamento derivante da una scelta compiuta rivelatasi per noi errata, il rimpianto è ciò che ancor più vigorosamente scuote la nostra anima, diversamente flagellata da una scelta mai intrapresa. Qualcosa che andava fatto – altrimenti non vi sarebbe alcun rimpianto – ma che per qualche recondita ragione non si è potuto o voluto fare. Normalmente si finisce col cedere all’abbraccio della morte senza alcuna possibilità di riscatto, ma nell’universo di To The Moon si annovera invece l’esistenza della Sigmund Corp.
To The Moon: la possibilità di lasciarsi alle spalle il rimpianto, prima sconosciuto, di non averlo giocato.
Una società specializzata nell’esaudire l’ultimo desiderio di una persona in punto di morte attraverso l’innesto di ricordi artificiali. La prima e l’ultima occasione per lasciarsi alle spalle il rimpianto più doloroso: quello di Johnny H.Wyles, un vecchio in procinto di tirare le cuoia, è di non essere potuto andare sulla luna. Eva Rosalene e Neil Watts, medici impiegati della Sigmund, raggiungono il suo capezzale con lo scopo di soddisfare tale richiesta. Un desiderio apparentemente banale, ma collegato a una matassa di implicazioni da districare nel corso del viaggio. Un viaggio che si svolge nella mente di Johnny, incapace di ricordare l’origine del suo sogno lunare ma densa di esperienze decisive su cui indagare e, potenzialmente, intervenire. Più che da medici, Eva e Neil agiscono da detective: pionieri di dimensioni oniriche alla costante ricerca di indizi, dentro e fuori le menti dei pazienti, ma non solo. To The Moon è un viaggio fatto di introspezione, uno scavo a cielo aperto capace di guardare tanto nella mente di Johnny, quanto nei nostri cuori.
Eva: *Di ritorno dalla ricerca di indizi*
Neil: “Oh, perchè non ripassi tra una mezz’oretta? Sai, non c’è mica un tizio moribondo qui.”
Eva: “Scusa, ho avuto un contrattempo.”
Neil: “Anche io ho avuto un contrattempo. Si chiama lavoro.“
Eva: “Oh, rinfodera il predicozzo. Per una volta che sono io quella in ritardo.”
Uno dei tanti esempi della mirabile simpatia di Neil.
Una bella storia – in questo caso videoludica, ma vale in generale – non può non sorreggersi su personaggi carismatici, memorabili, capaci di incastonarsi nelle memorie di chi, da dietro uno schermo, ne contempla o guida le gesta.
Squadra che vince non si cambia
Il finale non è mai più importante del percorso a cui è legato.
Totale assenza di doppiaggio. Allora come può un fiume di linee testuali solleticare l’udito e insinuarsi sin dentro le corde del cuore? Rumori ambientali, ma soprattutto… Musica.
L'unione fa la forza
Da fantasia ad ambizione
Hai altre domande, bisogno di aiuto o semplicemente ti va di parlare di videogiochi? Ci trovi anche al Baretto Videoludico, a cercare di portare il nostro medium preferito oltre le regole.
#LiveTheRebellion
L'utilizzo dei contenuti presenti su ilovevg.it è soggetto a licenza Creative Commons.
I Love Videogames non costituisce testata giornalistica riconosciuta e non ha carattere periodico.
Non può quindi essere considerato come prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 7/3/2001.
I Love Videogames partecipa al Programma Affiliazione Amazon EU, un programma di affiliazione che consente ai siti di percepire una commissione pubblicitaria pubblicizzando e fornendo link al sito Amazon.it
Designed & Developed by Pietro Iacullo
Che cos'è I Love Videogames
Lavora con noi
Gameromancer
Contattaci
Privacy
OpenCritic
Privacy Overview
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.