Recensione The Witcher 3: Wild Hunt – Hearts of Stone

Chi a suo tempo ha letto la nostra recensione di The Witcher 3: Wild Hunt sa che, come tanti colleghi (e più in generale tanti altri giocatori), siamo stati sedotti dal fascino dello Strigo di CD Projekt Red, che nonostante qualche fisiologica magagna tecnica si è rivelato essere protagonista di una delle esperienze più forti e convincenti di questo 2015. Non potevamo quindi esimerci dal riprendere il gamepad in mano in occasione dell’uscita di Hearts of Stone, prima vera espansione del titolo dopo i vari aggiornamenti e DLC che hanno volta dopo volta aggiunto contenuti al pacchetto ludico iniziale. Sarà valsa la pena di rivestire i panni di Geralt di Rivia? Quelle che seguono sono le nostre considerazioni.

 

Nota: I contenuti di Hearts of Stone sono liberamente fruibili, che si sia già portata a termine la trama principale di The Witcher 3 o meno. Ad ogni modo gli sviluppatori consigliano di affrontare l’espansione con un personaggio che sia almeno di livello 30, mettendo a disposizione anche la possibilità di avviare una nuova partita in un salvataggio separato dove si parte già da questa soglia pur non avendo a disposizione i contenuti facenti parte del pacchetto base.

Non manca la possibilità di affrontare il tutto durante il Nuovo Gioco + introdotto qualche aggiornamento fa, con ovviamente difficoltà e livello dei nemici presenti adattati alla modalità

 

Versione testata: Playstation 4

Cuore di pietra
Hearts of Stone punta fortissimo sull’aspetto narrativo
La portata principale di questa espansione non può che essere la nuova sottotrama realizzata per l’occasione, fondamentalmente slegata dalle vicende di Wild Hunt sul piano narrativo e forse anche per questo capace di distaccarsi un po’ dalla formula sperimentata lo scorso Maggio. Laddove l’esperienza principale infatti dedicava grandissima attenzione (specie sul piano della storia, creando per ognuna un contesto) alle missioni secondarie, Hearts of Stone concentra le sue attenzioni sui suoi eventi principali, che spesso e volentieri vengono proposti con un formato decisamente inedito e fuori dagli schemi cui il gioco base ci aveva a suo tempo abituato. La sensazione insomma, pur non mancando qualche momento più vicino al “canone” di Wild Hunt, è che CD Projekt si sia divertita a giocare con la sua creatura, andando a confezionare una storia della durata di una decina di ore che pur iniziando nel modo più classico per un Witcher (il solito contratto da portare a termine per riscuotere la ricompensa, con per di più la possibilità di mercanteggiare sul prezzo come appunto si può fare per i contratti veri e propri) si sviluppa e va a concludersi quasi a sperimentare idee che nel pacchetto iniziale non avevano trovato posto.

Senza voler anticipare nulla sotto il fronte narrativo ci limitiamo quindi a citare l’incipit delle vicende, che vede Geralt ingaggiato da Olgierd von Everec e dalla sua banda per eliminare una creatura che infesta le fogne di Oxenfurt. Le cose come accennato prenderanno da qui in poi una piega inaspettata, dando il la agli eventi di Hearts of Stone.

Il buono incantatore
Come già accennato il costo di questo focus sulla storyline principale viene pagato dalle “attività di secondo piano” presenti nel pacchetto, che appaiono un po’ sottotono rispetto a quanto visto in Wild Hunt: per quanto le missioni secondarie conservino buona parte delle caratteristiche già riscontrate nell’uscita originale le nuove zone della mappa messe a disposizione propongono forse un po’ troppo spesso bande di mercenari e disertori da passare a fil di spada, alternandole solitamente a mandrie di mostri a guardia delle loro tane (anche se capita comunque di imbattersi in qualche creatura più “interessante”).

Il livello di sfida medio è tale da richiedere una certa attenzione ed il ricorso alle novità introdotte
A ridestare l’attenzione intervengono principalmente due fattori: in prima battuta una grossa mano sicuramente arriva dal livello medio dei nemici in cui ci si imbatte, sicuramente ben studiato e tale da poter prendere alla sprovvista i Witcher più sprovveduti (o peggio armati), mentre in secondo luogo troviamo qualche novità ludica sia sul piano dei potenziamenti, anche se ad essere precisi sono extra che riguardano la patch 1.10, e sul piano delle meccaniche. Tralasciando la possibilità di equipaggiare due consumabili extra alla volta (scambiabili tenendo premuta la corrispondente freccia direzionale e anche in questo caso “merito” dell’ultimo aggiornamento) Hearts of Stone introduce un nuovo mercante, l’Incantatore, che permette di aggiungere alla propria attrezzatura delle abilità (passive o più attive) secondarie. Rinunciando alla possibilità di incastonare i “vecchi” glifi e avendo a disposizione almeno tre sull’arma o sull’armatura di turno, l’Incantatore combinando pietre e rune è capace di infondere nell’equipaggiamento caratteristiche uniche: armature che deviano automaticamente i dardi lanciati contro il giocatore, potenziamenti per i segni (per esempio l’Axii, il controllo mentale, che si trasferisce di nemico in nemico quando il giocatore li elimina), bonus legati al raggio d’azione o al ripristino di salute o resistenza ad ogni colpo inferto. Meccaniche che, assieme alle nuove armi che è possibile ottenere, sicuramente non scuotono il gameplay del prodotto dalle fondamenta, ma che sicuramente lo raffinano e vanno ad aggiungere nuove possibilità ampliandone il ventaglio.

This isn’t even my final form
Rispetto al “primo” Wild Hunt l’aspetto tecnico è stato perfezionato di patch in patch
Dal punto di vista tecnico Hearts of Stone, a differenza dell’esperienza base così com’era arrivata nei negozi a Maggio, beneficia sicuramente di tutti i miglioramenti apportati alla sua creatura da CD Projekt Red, che mentre magari il giocatore si è dedicato ad uno o più dei tanti altri titoli usciti quest’anno ha continuato a rifinire The Witcher 3 ad ogni aggiornamento. Questo non vuol dire che di colpo tutti i problemi segnalati nella scorsa recensione siano spariti: in taluni casi, quantomeno su PS4, il titolo mostra ancora il fianco dal punto di vista del framerate e tra le altre cose il feedback dei colpi non è ancora puntuale nel 100% delle occasioni, ma il lavoro fatto dallo studio polacco si vede e per esempio difficilmente adesso ci si imbatte in problemi come l’impossibilità di interagire con i vari personaggi non giocanti presenti a schermo. Per quanto riguarda il sonoro invece non si possono che ripetere le belle parole spese l’altra volta, complice l’ottimo doppiaggio e l’altrettanto riuscito accompagnamento sonoro, qui impreziosito da un paio di tracce extra.

Verdetto
Si
Svizzero? No, Novigrad
Commento
CD Projekt Red ci ha preso anche questa volta e, dopo l'ottimo Wild Hunt, confeziona un'espansione che riesce a regalare 10 ore in pieno stile The Witcher ma in qualche modo anche un po' fuori dallo schema apprezzato qualche mese fa. Non manca qualche novità, per quanto in questo caso la "carica innovativa" sia meno baldanzosa, anche sul fronte del gameplay, che più che rinnovarsi viene raffinato senza uscire troppo dal seminato. Un prodotto, complice anche il prezzo assolutamente non proibitivo, sicuramente consigliato a tutti quelli che a Maggio hanno già vestito i panni di Geralt di Rivia, ma più in generale anche a chi ama le belle storie.
Pro e Contro
Raccontato davvero alla grande
Qualche perfezionamento ludico

x Contenuti secondari sottotono

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