Recensione The Last Tinker (PS4)

Le produzioni indipendenti si sono ormai ritagliate uno spazio abbastanza importante all’interno dell’industria, partendo dal PC e arrivando a colonizzare poi anche il mondo delle console (e trovando terreno fertile soprattutto sulle macchine di nuova generazione, complice anche il numero ridotto di “concorrenti” tra i prodotti maggiori). Dal punto di vista puramente tecnico però lo scarto con i titoli più “ricchi” a livello di budget è di solito ancora evidente, e su queste pagine abbiamo spesso parlato di prodotti riusciti sul piano delle idee ma meno da quello realizzativo: The Last Tinker ci aveva già stupito su PC proprio per il suo essere l’eccezione che conferma la regola e vantare un livello realizzativo assolutamente degno di giochi più blasonati. La creatura di Mimimi Productions sarà riuscita a ripetersi anche su PS4?

Viaggio in Occidente
L’odio tra Rosso, Verde e Blu è cresciuto facendo degenerare la situazione
La città che fa da sfondo alle vicende è ColorTown, borgo abitato da abitanti appartenenti a tre colori diversi: rosso, verde e blu. Nell’ultimo periodo però l’odio tra queste “fazioni” è cresciuto al punto che ciascuna di queste si è ritirata nel proprio quartiere, isolandosi dalle altre. La situazione poi precipita quando lo Spirito del Colore Viola inganna il protagonista del gioco, Koru, per evocare la Monocromia e avvolgervi l’intera città. Il compito di Koru sarà quello di partire alla ricerca degli altri tre Spiriti del Colore per richiederne l’aiuto, facendosi strada attraverso l’odio e la diffidenza dei suoi concittadini riuscendo infine a vincerla e a riportare il tutto alla normalità. Dal punto di vista della longevità l’avventura si assesta sulle otto ore, non essendo presenti particolari extra ad eccezione dei classici collezionabili (qui presentati come pennelli da raccogliere in giro per il mondo di gioco).

 

Strega comanda colore
La formula è abbastanza classica, ma a conferirle originalità intervengono i colori
Nelle meccaniche, il titolo di Mimimi è un platform a tre dimensioni abbastanza tradizionale: la levetta analogica sinistra controlla i movimenti del personaggio, quella destra la telecamera e i grilletti R2 ed L2 attivano rispettivamente lo scatto e la modalità mira. Ad introdurre variazioni sul tema di questa formula classica intervengono i colori, ognuno assegnato ad un tasto frontale del controller (quadrato per il rosso, triangolo per il verde e cerchio per il blu) che consentono approcci diversi sia per quanto riguarda gli scontri con i nemici (dove il battle system di base richiama quello dei vari capitoli della serie Arkham di Rocksteady) che la risoluzione degli enigmi, con la complicità dei due esponenti del popolo dei funghi Boomer e Biggs. Il rosso avrà l’effetto di potenziare i pugni di Koru per permettergli di danneggiare i nemici creati dalla Monocromia, mentre a contatto con Biggs gli impartirà l’ordine di saltare (per premere ad esempio un pulsante posto sotto di lui) e colorando Boomer farà detonare il piccolo fungo, mentre il verde instillerà negli avversari la paura costringendoli a scappare (se usato con un minimo di tattica, verso un ostacolo capace di danneggiarli o un burrone in modo da ucciderli) e permetterà di usare i due alleati come ariete per distruggere ostacoli e ragnatele (Bigs) o come “bomba mobile” da utilizzare all’interno di tubi (Boomer). Infine, il blu permette di paralizzare momentaneamente i nemici (che possono essere poi eliminati in un colpo solo colpendoli alle spalle con il rosso) e, grazie alla sua capacità di evocare tristezza, di far piangere i due funghi: Biggs così sarà capace di eliminare temporaneamente la Monocromia da una certa zona, mentre Boomer potrà generare una pioggia di lacrime esplosive capaci di danneggiare pesantemente gruppi di nemici.

buona varietà di soluzioni di gioco
Insomma, un approccio che pur partendo da una base nota riesce ad introdurre una buona varietà di soluzioni di gioco e accompagnare senza annoiare il giocatore per tutta l’avventura.

 

Tecniche di pittura
Tecnicamente ineccepibile, ad eccezione di un paio di incertezze
Le considerazioni sul comparto tecnico grossomodo si rifanno a quelle già espresse in occasione della recensione della versione PC: The Last Tinker offre un colpo d’occhio veramente curato e coloratissimo, con delle ambientazioni riuscite (tra cui spicca senza dubbio il Quartiere Blu, suggestivo ed in qualche modo un po’ malinconico). Gli unici nei riguardano la fluidità generale, che su PS4 purtroppo non è granitica come nella controparte per PC e si concede di tanto in tanto qualche scivolone. Promosso a pieni voti anche il comparto audio, veramente di livello e sempre “sul pezzo” quando si tratta di caratterizzare momenti e scenario. Tagliando corto: The Last Tinker è capace di farvi dubitare della sua natura di indie anche su PS4.

Verdetto
8 / 10
Incredibile che sia indie
Commento
Ad eccezione di qualche sbavatura sul fronte fluidità, The Last Tinker è davvero un gran prodotto anche su PS4: a costo di ripeterci, si fatica davvero a credere che un prodotto indipendente possa raggiungere questa qualità dal punto di vista tecnico, specie per quanto riguarda il "colpo d'occhio" visivo ch di solito in prodotti di questo tipo un po' si accontenta a causa dei mezzi limitati. Il resto dell'offerta non è comunque da meno, grazie ad un sonoro veramente ispirato e ad un gameplay che partendo da una soluzione classica riesce a introdurre tanta varietà grazie all'idea originale dei colori
Pro e Contro
Gameplay vario e divertente
Sonoro di assoluto livello
Tecnicamente incredibile per essere indie...

x ... Nonostante qualche incertezza
x Durata un po' limitata

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