Recensione Strike Suit Zero: Director’s Cut

In virtù del fascino che esercita da sempre sull’essere umano lo spazio ha sempre trovato posto nelle varie forme di espressione, a prescindere dal mezzo utilizzato per ricreare quello che di fatto è un territorio raggiungibile da pochi eletti. Il videogioco ovviamente non poteva essere da meno, ambientando nello spazio produzioni a due dimensioni e tridimensionali e permettendogli (è il caso di dirlo) di spaziare negli anni tra generi molto diversi, dall’arcade fino alla simulazione. Nonostante però ad un certo punto per alcuni di questi generi si sia esaurita la “vena creativa” e certe produzioni siano sparite dai radar, la voglia di spazio non è mai venuta meno, permettendo (tra gli altri titoli) all’originale Strike Suit Zero di ricevere i finanziamenti necessari tramite la piattaforma Kickstarter e di uscire su PC e Mac nel corso del 2013. A quasi un anno di distanza torniamo a parlare del titolo di esordio di Born Ready Games grazie all’uscita su PS4 e Xbox One di Strike Suit Zero: Director’s Cut. Saranno riusciti gli sviluppatore a raccogliere l’eredità di Freespace e Wing Commander?

Versione testata: Playstation 4

Pilota Spaziale 3000

Narrativamente parlando Strike Suit Zero attinge a piene mani dallo Sci-Fi, ambientando tutte le vicende nell’anno 2299. A seguito di un misterioso segnale proveniente dallo spazio, la Terra ha dato il via ad un’opera di colonizzazione espandendo i suoi domini. Le forze coloniali però, spinte dal desiderio di indipendenza, iniziano una guerra civile contro l’U.N.E (United Nation of Earth), che stanno vincendo grazie alla loro elite, la Flotta Nera, e una misteriosa e gigantesca nave da guerra in grado di annientare interi pianeti. Nei panni del Tenente Adams, pilota delle forze terrestri, il giocatore dovrà farsi strada attraverso le 13 missioni che compongono la campagna principale, alla guida della navicella ibrida Strike Suit in grado di entrare in “modalità attacco” assumendo le fattezze di un mecha. Le vicende, raccontate tramite delle brevi cutscene durante le missioni e dei dialoghi via radio, non brillano particolarmente per originalità e si limitano a svolgere il loro “compitino”, non disdegnando comunque richiami e citazioni ad altre opere del genere come Neon Genesis Evangelion.
Oltre alla campagna di base la Director’s Cut si arricchisce della modalità Eroi della Flotta, una serie di simulazioni che permette di giocare gli eventi antecedenti alla storia raccontata tramite alcune simulazioni effettuate dall’U.N.E.

Domo Arigato Mr. Roboto

Il gameplay di Strike Suit Zero è una commistione tra il simulativo e l’arcade che ben si adatta alla fruizione attraverso il controller: la configurazione di default consente di utilizzare L1 ed L2 rispettivamente per rallentare il moto della navicella ed accelerare, mentre i dorsali di destra assolvono il compito di far fuoco con i due armamenti del mezzo, missili e mitragliatrice (disponibili in numeri di slot diversi a seconda della navetta in uso e modificabili attraverso l’uso delle frecce direzionali). I movimenti sono tutti basati sulle due levette analogiche, con quella sinistra ad occuparsi dei movimenti verso l’alto e verso il basso (e della possibilità di inclinare la navicella a sinistra o a destra) mentre quella destra controlla i cambi di direzione ed aziona i propulsori quando viene “cliccata”. Il pilota può agganciare i bersagli da colpire affidandosi al tasto quadrato, che seleziona l’obbiettivo davanti a lui, oppure affidarsi al tasto cerchio in grado di scegliere automaticamente quello più vicino (su PS4 è inoltre possibile utilizzare il touchpad per agganciare i nemici più defilati dalla linea visiva della navetta, oltre che per attivare una visuale in prima persona dell’abitacolo). Una volta raccolto sufficiente Flusso distruggendo le forze coloniali è possibile, se si è alla guida di uno Strike Suit, attivare la modalità attacco premendo il tasto X, andando a modificare i controlli di movimento (le frecce direzionali per spostarsi su e giu e la levetta analogica per andare a destra, a sinistra, avanti o indietro) ed aggiungendo una sorta di mira assistita con il tasto triangolo che inquadra automaticamente il bersaglio selezionato.

All your base are belong to us

Tanto le missioni proposte nella campagna principale quanto quelle presenti nella modalità Eroi della Flotta seguono una struttura ad obbiettivi, che suddividono l’esperienza in task da portare a termine uno di seguito all’altro. Questa impostazione pecca sul fronte della varietà, rendendo alla lunga le missioni ripetitive e simili tra di loro (anche se, va detto, si tratta di una sorta di tratto distintivo insito nel genere), ma è in compenso ben spalleggiata sia dall’intelligenza artificiale degli alleati, in grado di apportare un contributo significativo alle missioni, sia da quella dei nemici, capaci d’altra parte di mettere a dura prova il giocatore e rendere Strike Suit Zero nel complesso un titolo divertente sotto il profilo del gameplay e della sfida. Una volta completata ciascuna missione verranno attribuiti al giocatore un punteggio ed una valutazione che, oltre ad incoraggiare una certa rigiocabilità, inquadrerà la prestazione all’interno della trama, descrivendo gli effetti della battaglia su entrambe le fazioni e concorrendo, sul finire dell’esperienza, nella scelta di uno dei finali possibili.

Roba da ingegneri

Sul fronte visivo, Strike Suite Zero alterna a schermo cose belle come i riusciti e suggestivi fondali ricchi di stelle, nebulose e pianeti a cose meno efficaci come i modelli delle astronavi che, Strike Suit a parte, risultano senza infamia e senza lode. Dal punto di vista tecnico invece il titolo si difende bene ad eccezione che nella realizzazione degli “schianti” tra l’astronave e le superfici, dove il mezzo piuttosto che esplodere viene semplicemente (nemmeno troppo) danneggiato e “rimbalza” indietro. L’accompagnamento sonoro di contro fa il suo dovere e arriva anche a concedersi qualche acuto, con ad esempio un tema principale evocativo e puntuale nello “scortare” l’esperienza.

Verdetto
7 / 10
Zone of The Enders senza i Mecha col pisellone
Commento
Strike Suit Zero è, tirando le somme, un prodotto riuscito a metà con tanto potenziale ancora inespresso: ad un gameplay divertente e ad un’Intelligenza Artificiale capace, da una parte e dall’altra, di regalare più di qualche soddisfazione si affiancano alcuni difetti di gioventù come le vicende narrate, un po’ prevedibili e non particolarmente originali, e qualche incertezza in alcuni aspetti fisici (nel senso più “scientifico” del termine) dell’esperienza. A completare il quadro c’è un comparto tecnico tra alti e bassi, che se come detto da una parte propone un’atmosfera veramente ben realizzata e resa alla grande dall’altra non riesce ad eccellere per quanto riguarda le navicelle, Strike Suit a parte. In definitiva, un titolo da consigliare con le dovute cautele, in attesa di un eventuale seguito che riesca a riproporre quanto di buono si è visto eliminando quello che, invece, non funziona ancora.
Pro e Contro
Gameplay riuscito ed adatto alla fruizione da controller
Ambientazione riuscitissima ed evocativa
L’intelligenza artificiale funziona e rende il titolo divertente...

x ... Ma non nasconde una certa ripetitività
x Gestione degli schianti “gommosa
x Narrazione non molto efficace ed originale

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