Dopo anni di fruttuose collaborazioni con alcune delle più importanti major del panorama videoludico, Sumo Digital decide di mettersi in proprio per strisciare nella scena indie, ghermirla tra le sue spire e pubblicare uno dei titoli più geniali degli ultimi anni: Snake Pass!
La parola “Snake”, legata al nostro mondo, può portare la mente verso il Solid di
kojimiana memoria, o al giochino che ci faceva compagnia durante le noiose lezioni di matematica delle medie, su Nokia 3310. Da oggi però, un altro serpente sarà degno di essere iscritto nella
hall of fame videoludica, grazie a
Sumo Digital e al suo approccio non convenzionale al
platform 3D, rivoluzionato ponendosi una semplice domanda: “
cosa farebbe un serpente al posto di Donkey Kong?“. Vediamo dunque come gli inglesi hanno risposto a questa zoologica domanda nel darwiniano
Snake Pass, disponibile per
PlayStation 4,
Xbox One,
Nintendo Switch e
PC al prezzo di
€19.99.
Versione testata: Nintendo Switch
Un gameplay ssssssssuperbo
Sulle paradisiache isole fluttuanti di Heaven Tor la vita scorreva tranquilla, gli uccellini cinguettavano, i paguri si sopivano nella loro conchiglia e le farfalle succhiavano il nettare da sgargianti fiori,
finché un gracchiante essere non decise di turbare questo equilibrio, sparpagliando in giro i cristalli dei portali che permettono di spostarsi da un’isola all’altra. Proprio qui entreranno in gioco il nostro rettile dagli occhi stralunati,
Noodle, e il suo amico colibrì dalla lingua lunga,
Doodle, eroi improbabili e inconsapevoli che cercavano solo un pretesto per partire all’avventura, proprio come noi.
Pochi fronzoli, trama appena accennata e linee di dialogo decisamente stringate (
ma simpatiche), in pieno stile
old school.
Due minuti dopo aver avviato il gioco ci troveremo subito agli stranianti e geniali comandi dell’adorabile rettile, in quello che pare un vero e proprio “
snake simulator“. Per muoverci e acquistare velocità dovremo strisciare a destra e sinistra (
come Madre Natura impone) facendo ondeggiare sinuosamente l’analogico sinistro, in accoppiata con la pressione del grilletto ZR (
quasi come in un racing game, Mario Kart a parte), mentre A farà muovere la testolina di Noodle sull’asse verticale.
Dimenticate
pulsanti dedicati all’attacco, il nostro ofide è sdentato e vegetariano, ma soprattutto
il mondo di gioco è totalmente pacifico e privo di minacce; ma
non sottovalutate il livello di difficoltà, potrebbe avvelenarvi. Quello che ad un primo impatto può sembrare un titolo rilassante e
user friendly, grazie ad un Unreal Engine 4 mai così colorato e alle splendide musiche dalle sonorità centroamericane (
ci soffermeremo a breve sull’esperienza audio-visiva), si rivelerà quasi subito un esigente
sensei pronto a farvi meditare sotto una cascata gelata.
Snake Pass è un puzzle ambientale senza soluzione di continuità.
Le sue sembianze da platform rivisitato celano un’anima puzzle,
fortemente legata alla perfetta fisica del serpente, che richiede
attenzione continua, destrezza e una conoscenza totale dei movimenti, spesso da gestire in maniera indipendente e ostacolati da una telecamera totalmente manuale e a dir poco bizzosa (
uno degli aspetti negativi della produzione).
Arrampicarvi sulle strutture di bambù, vere protagoniste degli scenari,
vi sembrerà livello dopo livello (
per un totale di 15, particolarmente lunghi, divisi in 4 mondi)
sempre più naturale, riuscendo a “ricamare” il vostro viscido alter ego in modi che fino a quel momento non avete neanche osato provare, per paura di cadere nel vuoto;
le imprecazioni lasceranno quindi pian piano spazio ad un appagamento costante e tangibile, con un sorriso straripante che vi si stamperà in faccia quando riuscirete finalmente a recuperare quella moneta, posta diabolicamente su uno strapiombo.
L’essenza del gameplay è proprio quella di rallentare il ritmo, giocare piano, pensare come Noodle e provare la fatica di una creatura strisciante (
in un mondo già ostico per un qualsiasi idraulico baffuto),
dedicandosi alla ricerca dei collezionabili (
per ogni livello: 3 cristalli fondamentali per procedere nell’avventura, 20 globi azzurri e 5 monete) ed esplorando ogni anfratto del
finissimo level design ideato da Sumo, con i suoi segreti, pertugi, puzzle ambientali ingegnosi e una verticalità non comune; questo porterà ad una costante crescita delle vostre abilità manuali, di pari passo con la curva di difficoltà, dolce ma inesorabile.
15 giorni di ferie a Heaven Tor
Se la giocabilità dona un carisma e un carattere unico alla produzione,
l’aspetto meramente visivo riesce anch’esso a deliziare lo spettatore. Non è solo una questione prettamente tecnica, certo l’
Unreal Engine 4 gira bene ed è abbastanza fluido (
si avverte qualche sporadico calo di frame rate), i colori sono brillanti, saturi, pieni, gioiosi, soprattutto se giocato in modalità portatile grazie all’ottimo schermo di Switch.
Le animazioni sinuose del protagonista sono da 10 e lode,
così come la fisica che governa Heaven Tor, con raffiche di vento impetuose che ci ostacoleranno in maniera credibile, leve da azionare stringendo le nostre spire e corsi d’acqua dove sguazzare come bisce, senza il terreno a rallentarci.
Visivamente è un viaggio lisergico in una Machu Picchu frutto della nostra mente.
A stupire è anche l’architettura labirintica e sempre diversa delle varie isole fluttuanti, nonché l’ampio orizzonte visivo, il tutto impreziosito da un moto perpetuo di natura e piattaforme, con un manto erboso credibile e accarezzato dalla brezza che ospita varie specie di insetti e laghetti dove i pesci sguazzano liberi. Questa vitalità è immersa in un’ambientazione che rende omaggio alla cultura delle
civiltà precolombiane di Centro e Sud America in salsa fantasy, con
sculture folkloristiche ad adornare le architetture tipiche e una
mitologia (
all’acqua di rose, chiaramente) che innalza gli animali a misteriosi dèi.
Eccezionale l’accompagnamento sonoro a cura del grandissimo David Wise (
storico compositore Rare e protagonista delle indimenticabili soundtrack della saga Donkey Kong fino al recente Tropical Freeze), che proprio a questi panorami si fonde, completandoli fino a diventare un tutt’uno e abbracciando il giocatore (
possibilmente munito di cuffie), con tracce che iniziano a suonare con il festaiolo
main theme al profumo di villaggio vacanze, per poi diventare man mano più solenni e d’atmosfera, accompagnandoci in questo
viaggio spirituale new age.
L’accompagnamento sonoro di David Wise è sublime. Vogliamo un Greatest Hits!
Difficile descrivere questo splendido lavoro di composizione che pesca a piene mani dalla musica tipica dei nativi americani e delle popolazioni andine, per questo
vi proponiamo qui sotto la splendida traccia che ascolterete nel secondo mondo a tema acquatico.
Peccati (originali) di gioventù
Sebbene il titolo sprizzi estro da tutte le scaglie,
Snake Pass non è purtroppo esente da difetti, più o meno gravi. Innanzitutto, come accennato in precedenza,
la telecamera vi creerà non pochi problemi. Prima di tutto, durante evoluzioni e numeri circensi tra canne di bambù, piscine di lava e quant’altro, dovrete già gestire, nelle situazioni più ingarbugliate, quattro comandi contemporaneamente (
direzione della testa in verticale e orizzontale, stretta delle spire e avanzamento), a cui si va ad aggiungere l’aggiustamento della telecamera, totalmente manuale e lenta.
Ciò diventerà ancor più problematico in caso decideste di giocare in modalità portatile, data l’ergonomia di Switch e l’analogico destro posto esattamente al centro del Joy-Con. Come se la scomodità non fosse abbastanza,
la telecamera tenderà di tanto in tanto, negli spazi più angusti,
ad impazzire e a schiacciarsi verso Noodle, un vero pugno in un occhio. Il disappunto all’ennesima potenza lo si vivrà però quando saremo impegnati sulle piattaforme rotanti, già ostiche di loro, davvero nauseanti senza una telecamera fissa che inquadri, possibilmente dall’alto, le nostre azioni. Se finora abbiamo lodato il livello di difficoltà del gioco, che vi spronerà a padroneggiare l’originalissimo sistema di controllo,
purtroppo non possiamo lodare il sistema di check-point, legato a delle pedane, presenti in numero limitato all’interno dei livelli. Sarebbe stato più opportuno e in linea con il titolo studiare un sistema di salvataggio “invisibile” che non costringesse i giocatori a ripetere intere sezioni vissute sul filo del rasoio per un piccolo errore, dopo aver raccolto magari 4-5 globi e un’ardua moneta d’oro.
Tutto questo guasta un po’ l’esperienza zen del gioco, che in fondo riesce a coprire anche questi difetti, sicuramente di gioventù, ai quali speriamo che Sumo Digital ponga rimedio in un eventuale e graditissimo sequel.
Nel chiudere, prima dell’atteso verdetto,
vi lasciamo con una chicca, uno dei primi concept del titolo, pubblicato esattamente un anno fa; interessante e particolarmente gustoso nel suo semplicissimo stile, ideato dallo sviluppatore olandese
Seb Liese, entrato nella squadra del team inglese in occasione dello sviluppo si
LittleBigPlanet 3.
Verdetto
8 / 10
La vipera che il milanese accampa
Commento
Pro e Contro
✓ Idea geniale
✓ Fisica eccellente
✓ Componente audio-visiva di alto livello
✓ Ottimo level design e disposizione dei collezionabili
✓ Un viaggio spirituale
x Telecamera ai confini della realtà
x Check-point penalizzanti
x Inizio spiazzante e frustrante
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