Annunciato lo scorso Ottobre in occasione del 5 compleanno giapponese del franchise,
Senran Kagura: Peach Beach Splash è l’ultimo titolo della serie di giochi firmati
Tamsoft e
Marvelous dedicati alle avventure delle ragazze ninja delle accademie Hanzo, Hebijo e Gessen. Dopo gli spin off in stile musou come
Estival Versus e quelli musicali come
Bon Appétit, stavolta Senran Kagura assume le vesti inedite di uno sparatutto in terza persona decisamente particolare, conservando il suo tipico marchio di fabbrica: ragazze dai
seni esagerati, innuendo sessuali ed una dose massiccia di
fanservice. Finora ci siamo sempre trovati a premiare i titoli del franchise, dato un gameplay di una certa sostanza al di sotto del provocante stile visivo, ma sarà così anche questa volta?
Dalle katane alle pistole ad acqua
Ancor più che nei precedenti titoli della serie la trama è veramente risicata e niente di più che un mero pretesto per dar luogo a
battaglie tra ragazze in succinti costumi da bagno. Le ninja delle quattro accademie incontrate nei giochi precedenti verranno infatti teletrasportate su di un’isola per partecipare al
Peach Beach Splash, o
PBS, un torneo a squadre combattuto con
fucili e pistole ad acqua. Ciascuno dei quattro team avrà quindi la sua campagna di 10 missioni, alle quali seguirà una campagna finale che andrà a chiudere la storia. I toni saranno perlopiù leggeri e spensierati, con l’accento sui rapporti di amicizia tra le ragazze e sul fanservice. Nulla di davvero sostanziale, ma tutto costruito per appagare l’appassionato tipico di
anime ecchi e di Senran Kagura in particolare. Gli scontri avvengono in delle arene ispirate ad alcune location classiche delle serie. Di dimensione media, propongono sia locali esterni che interni ed in alcuni casi hanno anche una certa componente di verticalità ben navigabile grazie alla grande mobilità dei personaggi. Oltre che su di un’arma ad acqua le ragazze potranno infatti contare su di un propulsore in grado sia di funzionare come jet pack che di permettere esaltanti scivolate “
alla Vanquish“.
Una formalità od una questione di qualità
L’azione è frenetica e molto caotica. Data l’altissima velocità dei movimenti
è praticamente impossibile mirare adeguatamente ed il gioco viene incontro all’utente proponendo un sistema di
mira assistita molto accentuato, quasi una vera e propria mira automatica. In aiuto del giocatore vengono inoltre delle abilità, utilizzabili grazie a delle carte assegnate ai pulsanti direzionali, che permettono attacchi speciali, potenziamenti, cura ed assist. Al termine di ogni scontro l’utente otterrà nuove carte con cui costruire il suo mazzo, mentre gli eventuali doppioni potranno essere consumati per
far salire di livello i personaggi, le armi e le altre carte. Queste meccaniche di gioco, combinandosi, fanno sì che in Peach Beach Splash
l’abilità del giocatore conti molto poco: è più importante avere equipaggiamento di alto livello piuttosto che avere una buona mira. Il risultato è che ai livelli di difficoltà più bassi il senso di sfida vada ad annullarsi piuttosto rapidamente, trasformando gli scontri in una mera formalità. A differenza dei giochi tradizionali della serie, ove ogni personaggio aveva il suo caratteristico stile di combattimento, in PBS lo stile di combattimento dipende dall’arma equipaggiata, quindi di base non c’è alcuna differenza tra una ragazza e l’altra, diminuendo ulteriormente la varietà del gameplay. Nonostante
una certa quantità di contenuti (cinque campagne, missioni secondarie, tre livelli di difficoltà, oltre 20 personaggi) la ripetitività è quindi un grosso limite del gioco, che paga pesantemente la sua mancanza di profondità. Non migliorano la situazione la componente multiplayer, fortemente sbilanciata in favore dei giocatori che hanno il livello più alto ed in cui è difficile inserirsi senza aver
grindato a lungo in singleplayer, ed una quantità di collezionabili assolutamente esagerata, non sufficiente a motivare il giocatore oltre il termine naturale del gioco (circa 5 – 6 ore).
Tette!
Non è possibile parlare di un Senran Kagura senza toccare l’argomento
fanservice. Senza girarci attorno: come e più degli altri episodi della serie Peach Beach Spash è un tripudio di donzelle a mala pena vestite, riferimenti sessuali e
grossi seni sballonzolanti. Stavolta la carne al vento è molta di più, essendo le varie protagoniste costantemente in costume da bagno. Si tratta dell’elemento centrale del gioco non solo dai punti di vista narrativo e visuale, ma perfino con meccaniche di gameplay dedicate. Per dare il “colpo di grazia” alle avversarie sconfitte, infatti, si dovrà partecipare ad un minigioco che richiede di spruzzarle con dell’acqua
fino a portar loro via il costume, con una timida censura che lascia ben poco all’immaginazione. Allo stesso modo ha una importanza rinnovata la classica modalità “spogliatoio”, in cui vestire (e svestire) le ragazze con gli abiti e gli accessori sbloccati durante la campagna ed acquistati nel negozio. Questa si arricchisce infatti di una modalità diorama, in cui impostare le pose e le espressioni facciali dei personaggi per creare scenette secondo la fantasia del giocatore, e di una modalità “
intimità” in cui
toccare/molestare la ragazza. Quest’ultima aggiunta, per quanto in linea con questa tipologia di produzioni giapponesi dedicate al fanservice, agli occhi occidentali
risulta perfino sgradevole visto che palpare violentemente una ragazzina minorenne non dovrebbe essere e non è in alcuna misura socialmente accettabile. I precedenti Senran Kagura avevano raggiunto un precario equilibrio per cui nonostante il fanservice la bontà del gameplay di fondo giustificava l’intera produzione. In Peach Beach Splash il piatto della bilancia pende in maniera vistosa verso il lato più licenzioso, di fatto rompendo quella magia per cui Senran Kagura era
bello, non per le tette ma nonostante le tette. Chiaramente questo importerà poco ai giocatori che hanno seguito la serie proprio per questi fattori, ma chi si aspettava di più non può che restarne deluso.
Grafica da PS4 o PS Vita?
Dal punto di vista tecnico ci troviamo di fronte al classico look anime non particolarmente elaborato. Modelli poligonali, texture, effetti grafici ed animazioni sono nella media, senza infamia e senza lode, in linea con gli episodi
Shinovi Versus ed
Estival Versus. Ma se quelli erano giochi che nascevano su PS Vita per poi essere portati su piattaforma casalinga, PBS è stato sviluppato primariamente su PlayStation 4, ed in questo senso
si poteva fare molto di più. Gradevoli le musiche, allegre e spensierate, adatte all’atmosfera leggera del titolo, mentre si segnala la presenza del solito doppiaggio in lingua giapponese di discreto livello. Sfortunatamente sottotitoli e testi a schermo sono esclusivamente in inglese, senza alcuna opzione per la lingua italiana.
Verdetto
6.5 / 10
Stavolta le tette non bastano
Commento
Pro e Contro
✓ La serie si evolve in un altro genere
✓ Semplice ed immediato
✓ Ricco di contenuti per gli fan
✓ Tette!
x Gameplay poco profondo
x Basto sul grinding piuttosto che sull'abilità
x Troppi contenuti di scarso interesse
x Tette!
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