Recensione Ruiner

KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS KILL THE BOSS 

 

Devolver Digital in questi anni è diventato un publisher di titoli indipendenti sinonimo di qualità, ed ogni suo nuovo annuncio è una potenziale “hit”. È questo forse il caso di di Ruiner, action 3D con visuale isometrica, ambientato in un’affascinante mondo cyberpunk, ad opera di uno studio relativamente nuovo sulla piazza, i polacchi Reikon Games, ma che al suo interno ospita alcune personalità professionali provenienti da realtà ben più conosciute come CD Projekt RED e Techland.

 

Rilasciato lo scorso 26 Settembre, Ruiner è disponibile sugli store digitali di Sony, Microsoft e Steam al prezzo di 19.99€.

Siete pronti ad uccidere il boss?

 

Versione testata: PlayStation 4

HELLO DARKNESS
Kill the boss, tre parole che riassumono in breve il leitmotiv di Ruiner
Ambientato in un decadente mondo cyberpunk, in Ruiner controlleremo un misterioso uomo senza nome, passato o volto, che dovrà dare tutto sé stesso per far fuori una potente organizzazione, la Heaven, una corporazione non così paradisiaca come suggerisce il nome e che ha il pieno controllo della società, la quale vive in una sorta di inferno in terra. La nostra missione sarà guidata da una hacker, Her, che ci aiuterà ad infiltrarci all’interno della Heaven per arrivare ai vertici, lasciando dietro di noi una scia di sangue e morte. Non solo. Nonostante la strada verso la meta finale sia ardua e ricca di ostacoli pronti a farci desistere, saremo motivati ad andare avanti dalla speranza di salvare e liberare nostro fratello, tenuto prigioniero e usato contro di noi come deterrente delle nostre azioni.

La storia di Ruiner è confusa, piena di punti oscuri ma tremendamente affascinante.

Nelle poche ore in cui vi troverete a consumare il gioco, gli eventi scorreranno davanti a voi rapidamente, passando sullo sfondo delle luci al neon di una città decadente e corrotta, piena di personaggi curiosi ed affascinanti, a partire dal protagonista che andremo a controllare, la cui identità verrà resa ancora più misteriosa da una maschera a LED che ne cela il volto e che userà per esternare le sue emozioni, con scritte ed immagini glitchate.

Ruiner ha un carattere forte, un’impronta visiva che si fa carico di una concettualità stilistica che viene riversata a video in un mondo cyberpunk credibile e ben caratterizzato. La storia si concede anche dei brevi attimi di respiro deviando dall’obiettivo principale e incrociando la nostra avventura con dei frammenti narrativi di alcuni personaggi che troveremo nel quartiere di Rengkok e ci daranno la possibilità di affrontare una manciata di missioni secondarie. Il tutto in maniera frugale e frettolosa però, lasciando dietro di sé solamente il desiderio di volerne di più di questo universo e facendone intravedere un grandissimo potenziale, qua purtroppo non del tutto espresso.

NO LIFE FILE
Traendo ispirazione dal genere dei twin stick shooter, il titolo Reikon Games sembra quasi rifarsi al modello ludico imbastito dalla serie di Hotline Miami. Qua, seguendo alla lettera le regole imposte dal genere ci muoveremo nell’area di gioco e indirizzeremo i nostri attacchi utilizzando i due analogici, affidando ai dorsali le azioni principali del gioco, quali lo sparare e la schivata.

Ruiner però è complesso, richiede tempo per essere padroneggiato prima e ammaestrato poi.

A queste due mosse si affiancano uno scudo energetico e un attacco corpo a corpo in grado di abbattere i nemici. La combinazione di queste mosse darà vita al gameplay di Ruiner, buttandoci in una sequenza di livelli all’interno dei quali dovremo far fuori li scagnozzi della Heaven fino ad arrivare ad affrontare il suo boss, ed ucciderlo. Un gameplay crudo, ruvido, che non ammette errori, né tantomeno distrazioni, ed ogni passo falso ci vedrà esplodere in mille pezzi fra sangue e budella. La curva della difficoltà è costantemente crescente e non sono pochi i picchi che toccherà già a livello normale, vedendoci accumulare morti su morti prima di trovare la strategia giusta per affrontare un determinato passaggio. Sarà per questo che dovremo imparare a conoscere il gioco e a sfruttare tutto quello che offre.
Uccidendo i nostri nemici guadagneremo esperienza, che ci farà salire di livello ed ottenere dei punti da spendere in potenziamenti. Si va dal miglioramento delle abilità base fino all’ottenimento di barriere riflettenti più potenti o la possibilità di rallentare il tempo rendendo le cose per noi più facili, ma non meno impegnative.

Il reset delle varie abilità ci consentirà di cambiare lo sviluppo del personaggio a seconda della situazione, di creare una build ad-hoc per un determinato nemico o un boss, ma sarà solo con la prova e la sperimentazione che potremo avanzare. La componente trial & error emerge fin dai primi istanti di gioco, e il buon posizionamento dei dei check point, così come la velocità nel ricaricare l’ultimo salvataggio automatico, rendono questo processo abbastanza snello ed immediato. E non stupitevi troppo se continuerete a morire. Fintanto che non avanzerete all’interno del gioco, e non avrete trovato il vostro stile, morire farà parte dell’avventura, risultando però in alcuni casi abbastanza demotivante per i numerosi tentativi richiesti. Spesso e volentieri capiterà di venire uccisi in un istante, senza aver avuto la possibilità di studiare la situazione, altre volte invece dopo diversi minuti di un’estenuante danza della morte, schivando proiettili e menando colpi a destra e a manca, solo perché a corto dell’arma giusta e quindi in netto svantaggio rispetto al nemico, quasi come se il gioco non volesse lasciarci passare oltre.

Diversamente da quanto avviene in Hotline Miami, qua la scelta della visuale isometrica non permette di avere una panoramica completa sull’area di gioco, creando delle zone morte all’interno dell’ambientazione. In questo caso si perde quell’elemento di pianificazione che caratterizzava il titolo di Dennaton Games, lavorando più sull’intraprendenza del giocatore e sul saper improvvisare, adattandosi all’evolversi dello scontro. Le battaglie poi sono frenetiche, un continuo capovolgimento di situazioni nelle quali saremo noi a dirigere l’azione. Non sempre l’attacco sarà la scelta migliore, e la diversificazione delle mosse aiuterà ad uscirne vivi. Il gioco poi offre un ricco arsenale su cui fare affidamento, fra pistole, fucili, cannoni e laser energetici dagli effetti disparati, e non appena finiremo le munizioni sarà bene raccoglierne da terra una nuova e continuare la nostra offensiva. Anche in questo caso, la rotazioni delle armi è un’azione da tener sempre a mente, specialmente per il fatto che ogni nemico sarà più e meno vulnerabile a seconda di quella equipaggiata.

 

Ruiner è un titolo mordi e fuggi, un action maledettamente arcade pensato per i giocatori dagli stomaci forti e consapevoli delle sfide che andranno ad affrontare. Con la giusta dedizione, pazienza e una buona scorta di improperi, arriveremo ad avere un quadro completo della storia di Ruiner intorno alle 5/7 ore, tempo che varierà in base a quante difficoltà incontrerete. Già a livello normale la sfida è piuttosto impegnativa, ma sarà passando al livello successivo che le cose si rendono interessanti, alzando notevolmente le abilità richieste per arrivare nuovamente ai titoli di coda. Una volta terminato però il gioco non offre molte altre attività, se non la possibilità di riaffrontare vari capitoli cercando magari di migliorare i nostri risultati, e perché no, tentare la strada dei trofei, per guadagnarsi la surreale riconoscenza di aver finito Ruiner senza mai morire.

PERFECT FUTURE
Ruiner è claustrofobico, straniante, ipnotico
Se nel gameplay il modello di riferimento si ispira ad Hotline Miami, che a sua volta sprofondava nelle atmosfere eccessive degli anni ’80, quasi a rievocare una versione interattiva di Drive di Nicolas Winding Refn, Ruiner ci proietta nel futuro, in un immaginario cyberpunk che sembra essere nato dalla sintesi perfetta di opere come Blade Runner o Ghost in the Shell.

Da questo punto di vista Ruiner sprizza stile da tutti i pori digitali, ed è proprio la sua estetica uno dei motivi che potrebbe avvicinarvi al gioco.

Dai personaggi alle decine di nemici che affronterete, fino ai boss, ogni singolo abitante di Rengkok è stupendamente caratterizzato, e riesce a parlare di sé anche semplicemente apparendo a video per qualche istante. Lo stesso protagonista, del quale sappiamo poco o nulla, si esprimerà solamente tramite il suo casco, riuscendo lo stesso a bucare lo schermo e a risultare quanto mai carismatico. Anche il mondo di gioco emana un aurea surreale, con le sue luci al neon, i suoi suoni, il vociare degli abitanti, e se Rengkok è una specie di purgatorio, una zona grigia dove si vive alla giornata il vero inferno lo si trova una volta varcata la soglia del regno della Heaven.

Qua Ruiner si trasforma, diventa claustrofobico, straniante, ipnotico. Le tinte si saturano soffocando il video con una colorazione rosso sangue, quasi a rimarcare l’inferno nel quale siamo sprofondati, e anche i ritmi cambiano, diventando più accelerati e frenetici, ed è li che si entra nel vivo del gioco. Ruiner fa inoltre un ottimo uso dell’Unreal Engine, e lo si nota nella quantità di dettagli che si possono notare in ogni angolo, dagli effetti particellari che riempiono l’occhio ad ogni scontro e dalle animazioni che danno vita ai nemici o al mondo stesso.

 

Le musiche si fondono perfettamente con lo stile cyberpunk, con sonorità quasi mistiche che ci trasportano in un futuro non troppo lontano e che diventano martellanti man mano che ci addentreremo nei gironi di questo posto infernale. Fra i vari compositori che hanno contribuito alla creazione delle sonorità di Ruiner spicca sicuramente Susumu Hirasawa, nome noto principalmente nel panorama dell’animazione giapponese per aver collaborato alle musiche di alcune opere dell’ormai compianto Satoshi Kon (come Paprika e Millennium Actress). Assente completamente qualsiasi forma di doppiaggio forse a causa del budget limitato, elemento che avrebbe potuto caratterizzare ulteriormente un prodotto che, almeno sul fronte dello stile non è secondo a nessuno, privando di qualsiasi fonia i vari scambi di battute presenti nel gioco, disponibili, fra le altre cose, solamente nella sola lingua inglese.

Verdetto
8 / 10
È il Cuphead dei hotlinemiami-like
Commento
Ruiner è un altro di quei titoli indie che dal nulla riesce crearsi intorno un aurea magica grazie al suo stile. L'abientazione cyberpunk, le tematiche forti e le atmosfere degne del miglior film sci-fi sono i giusti ingredienti di una formula sulla carta vincente che mostra i suoi limiti probabilmente a causa di un budget ridotto che non gli ha permesso di sviluppare, e approfondire, a dovere alcune delle situazioni trattate nella storia. Anche sul lato gameplay ci troviamo di fronte ad un prodotto si derivativo, ma che riesce a brillare grazie a diverse trovate “azzeccate” che gli donano carattere. Purtroppo però pur trovandoci di fronte ad un diamante, Ruiner è una pietra grezza, e non riesce ad esprimersi al meglio in ogni suo aspetto, su tutti il bilanciamento della difficoltà, che a causa di diversi picchi verso l'alto totalmente insensati rischiano di rovinare l'esperienza piuttosto che alzare il livello di sfida.
Pro e Contro
Atmosfera unica
Gameplay ben strutturato
Storia affascinante...

x ...che merita di essere approfondita
x Gameplay non privo di difetti
x Picchi di difficoltà esagerati

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