Recensione Resident Evil 2: la paura fa remake!

Nel lontano 1996, Capcom cambiò il concetto di paura nel videogioco moderno.

Nonostante alle spalle una storia degna del peggior B-movie, con tanto di attori in carne ed ossa ad interpretare i protagonisti del gioco nel filmato di apertura, Resident Evil segnò per sempre un’epoca.

Evoluzione delle avventure punta e clicca, la svolta di Capcom arrivò come un fulmine a ciel sereno, portando in scena un survival horror capace di spaventare generazioni di giovani videogiocatori.

Nonostante i limiti tecnici delle console del tempo, l’uso di fondali prerenderizzati dal retrogusto realistico e una telecamera fissa che spesso e volentieri non permetteva di vedere oltre il nostro naso, Resident Evil divenne un titolo di culto.

Ma la creatura di Shinji Mikami fu solamente la punta dell’iceberg che diede vita ad una saga epica che tutt’ora va avanti, fra gli altri e i bassi di una carriera costellata di successi.

Come era lecito aspettarsi, 2 anni dopo arrivò l’immancabile seguito. Un secondo capitolo problematico che portò Capcom a rivederne lo sviluppo, con tanto di cambio della regia, che passò a quel “pazzoide” di Hideki Kamiya. Nella sua forma finale Resident Evil 2 però riuscì a superare la prova del fuoco, con una pesante eredità che gravitava sulla spalle del gioco. Capcom spostò l’attenzione sulla pandemia che scese per le strade di Raccoon City, quasi ad omaggiare un classico del cinema di genere come La notte dei morti viventi.

Se Resident Evil raccontava in maniera “intima” gli orrori di villa Spencer, con Resident Evil 2 tutto assunse il taglio del “più grande e più grosso”

Versione Testata: Xbox One X
Oggi, a distanza di 21 anni, dopo aver ributtato in carreggiata la serie con l’ottimo e spaventoso settimo capitolo, Capcom decide di riproporre proprio Resident Evil 2.

Non una riproposizione rimasterizzata come già avvenuta nel tempo ma un vero e proprio remake.

Un Remake che andasse ad aggiornare gli orrori vissuti nel ’98 in chiave moderna.

La storia segue in prima persona le disavventure di Leon Kennedy, una nuova recluta della Raccoon City Police Department, e Claire Redfield alla ricerca del fratello Chris, scomparso da qualche mese dopo gli eventi del primo gioco.

I due si troveranno a condividere un vero e proprio incubo, vedendo le loro strade dividersi non appena arrivati nella poco accogliente cittadina. Lo scenario è dei peggiori. L’epidemia si è diffusa in tutta la città, decimando i suoi abitanti, e facendo crollare a zero ogni possibilità di fuga. Così, sia Leon che Claire, si troveranno da soli a tentare di sopravvivere a mille avversità, ognuno però tentando di portare a termine un obiettivo. Leon vorrà arrivare in fondo alla questione dell’infezione, trovando nella Umbrella il nome del responsabile, mentre Claire farà di tutto per ritrovare il fratello scomparso.

Nella loro discesa all’inferno però non saranno soli.

Leon farà l’incontro di Ada Wong, un’agente dell’FBI alla ricerca di prove incriminanti nei confronti della Umbrella, mentre Claire si troverà a proteggere la piccola Sherry, figlia di William e Annette Birkin, i responsabili del “rinomato” T-Virus.

In questo nuovo remake la storia segue in maniera fedele quella dell’originale, riproponendone una versione moderna senza andare ad operare fin troppi stravolgimenti. Un’operazione simile a quella avvenuta con il primo capitolo qualche anno fa, aggiungendo nuovi elementi, sia di gameplay che di storia, ma lasciando intatto il feeling del gioco targato 1998. E l’impatto iniziale, una volta scelta quale storia intraprendere fra Leon e Claire, è qualcosa di veramente impressionante.

 

Al di là dei necessari cambi e migliorie di gameplay, dettati dal tempo e dal progresso, ad impattare con i giocatori è l’incredibile comparto grafico che da vita alla Raccoon City che conoscevamo. Le schermate statiche prerenderizzate lasciano spazio alla potenza del RE Engine che riscrive alcune delle location iconiche del gioco, dalla centrale di polizia, ai laboratori della Umbrella, aprendosi di tanto in tanto in qualche scorcio cittadino. La telecamera si sposta, prendendo quell’impostazione nata con Resident Evil 4, piazzandosi dietro le spalle dei nostri eroi per darci una visione completa di quello che avviene a video.

 

Da questo punto di vista, nonostante l’incredibile aumento della qualità visiva e dei dettagli, si perde un po’ quella magia che vantavano i primi capitoli della serie. Dovuto alle limitazioni tecniche del tempo la telecamera fissa permetteva di creare situazioni di “mistero”, rendendo impossibile vedere dietro l’angolo senza esporsi. Situazioni che ponevano il giocatore di fronte ad un salto nel vuoto, verso l’ignoto. Adesso, specie chi ha giocato e amato Resident Evil al tempo, trova più difficile spaventarsi perchè si sa già cosa aspettarsi. E mancano quei momenti jump scare classici, puntando su altre situazioni “ansiogene” e più survival.

Munizioni contate, zombie difficili da buttare giù.

E una “nemesi” che non ci darà pace, Mr. X, che ci starà con il fiato sul collo per gran parte dell’avventura, con l’eco dei suoi passi in lontananza, avvisaglia di un attacco imminente.

Oltre agli zombie tornano i letali Licker, i cani zombie o le mutazioni della Plant 43, mentre le altre mutazioni faunistiche virus sembrano essere scomparse, dicendo addio ai ragni e falene giganti, e peccando un po’ in varietà per quanto riguarda nemici e affini. Un passo falso che già aveva colpito Resident Evil 7 e che qua sembra ripetersi sebbene il gioco originale li prevedesse.

Viene rivista anche tutta la gestione dell’inventario, con la possibilità di ampliarlo recuperando dei marsupi che aggiungono nuovi slot. L’opera di modernizzazione va a toccare anche la mappa di gioco e il funzionamenti dei salvataggi. Ad esempio la prima sarà più leggibile, permettendo di distinguere quali zone abbiamo visitato e quali dobbiamo ancora scoprire, con tanto di indicatori a video per gli oggetti da recuperare, ben segnalati. Per i salvataggi invece utilizzeremo ancora, come in passato, la macchina da scrivere, ma non sarà più necessario entrare in possesso dei nastri d’inchiostro per salvaguardare i nostri progressi.

Semplificazioni, vero, ma che non vanno ad intaccare assolutamente la qualità del gioco.

Tutt’altro.

Proprio come in un altro titolo di casa Capcom, Monster Hunter World, l’aver svecchiato il gameplay e reso più user friendly non significa assolutamente svalutarne la valenza. Ed ecco che addentrandoci nel gioco, l’essenza dell’originale la si avverte tutta. Per abbattere i nemici serviranno diversi colpi, gli zombie seppur limitati nei movimenti attaccheranno in gruppo, riducendo così le vie di fuga e se non ci occuperemo di bloccare gli accessi della centrale, questi continueranno ad entrare complicando di molto le cose.

 

La vena survivor quindi resta ben visibile in tutta la durata dell’avventura, e se non si sta attenti, si rischia di finire ammazzati in men che non si dica. Altra piccola aggiunta riguarda proprio gli scontri contro gli zombie. Adesso coltelli, granate accecanti e bombe a mano possono essere usate per liberarci dalla presa di un nemico, a patto di averne uno nell’inventario. Il coltello poi è stato rivisto, e non potremo utilizzarlo a piacere ma si consumerà man mano affetteremo zombie.

 

Anche gli scontri con i Boss guadagnano sicuramente sul fronte scenografico.
Sopratutto sulla distruttibilità delle ambientazioni, che resta ad appannaggio di uno script ben definito ma in grado di aumentare la resa delle battaglie.

 

Nel titolo del ’98 per completare Resident Evil 2 era necessario portare a termine diversi playtrough che permettevano di comprendere la storia a tutto tondo da diversi punti di vista.
Come un gigantesco “What if” che viaggiava a cavallo del canonico e non. Qua Capcom decide di snellire il tutto adottando una soluzione intelligente. A seconda di chi decideremo di impersonare, al termine della campagna si sbloccherà un secondo percorso narrativo per l’altro personaggio. Scegliendo questa strada, ci troveremo ad affrontare una “storia” ridotta (facilitata anche dal fatto di conoscere già gran parte della soluzione degli enigmi) così da ottenere il verso finale, che si renderà disponibile a fine avventura.

A livello di contenuti poi bisogna apprezzare lo sforzo di Capcom non solo nell’aver aggiunto qua e là qualche novità, fra nuovi collezionabili, costumi e tutta una serie di extra pensati per i fan, ma anche una nuova modalità survival, The 4th Survivor, nella quale vestiremo i panni di Hunk, una vecchia conoscenza di Resident Evil 2, che a sua volta, se completata darà accesso ad un ulteriore missione con protagonista Tofu (eh si, il famoso “formaggio” di soia presente anche nell’originale).

Abbiamo parlato di quanto il salto generazionale abbia giovato a Resident Evil 2, specialmente sul fronte grafico.

Ma è proprio il lavoro fatto sul piano artistico a risplendere in questa nuova produzione.

La regia è stata completamente rivista. Adesso le scene animate tengono incollati allo schermo.  Perdendo quella patina trash che, proprio in quegli anni aveva reso i giochi di Resident Evil quello che sono.

Il cambio di visuale permette adesso di spostarsi e continuare a sparare, anche se per complicare le cose. Così ne risentirà la mira, che verrà messa a dura prova con i movimenti incerti dei nemici, spesso facendoci sparare a vuoto.

 

Altro aspetto che in questa nuova edizione tira fuori tutto il meglio di sé è il comparto audio. Con un sonoro ambientale il gioco acquista maggior spessore, permettendo di immedesimarsi da capo a piedi nell’incubo di Raccoon City. Ogni singolo rumore viene catturato e sparato attraverso le casse della vostra TV o del vostro impianto, lavorando su un livello di paura subliminale. Da segnalare poi la presenza di un doppiaggio completo in italiano, nel quale spicca su tutte la voce di Emanuela Pacotto, nei panni di Claire. È comunque presente un opzione per selezionare anche quello inglese, o per i puristi il giapponese. Il tutto supportato da dei sottotitoli che vengono in aiuto proprio a chi preferisce utilizzare un dubbing differente dal nostro.

Verdetto
9 / 10
Quando l'allievo supera il maestro!
Commento
I remake sono sempre materiale “bollente” in ogni ambito, perché si rischia di snaturare l'opera originale per buona pace dei fan più incalliti. Fortunatamente Capcom è riuscita a valorizzare Resident Evil 2, lasciandone intatto il feeling ma portando il gioco aggiornato al 2019, sia nella grafica, uno dei punti più alti della software house giapponese, che nel gameplay. Resident Evil 2 viene così svecchiato e reso appetibile anche a quella nuova generazione di giocatori che si è avvicinata alla serie con il settimo capitolo, permettendogli così di conoscere una delle pietre miliari della storia del videogioco. Forte del risultato e dei riscontri ottenuti con questa operazione, speriamo che Capcom decida di rileggere in chiave moderna alcune delle sue serie del passato ormai parcheggiate da tempo, come il buon vecchio Dino Crisis.
Pro e Contro
Tecnicamente ineccepibile
Otima idea di remake
Diversi contenuti extra per i fan

x Ci si spaventa poco
x Backtracking spesso fin troppo presente

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