Recensione Puppeteer

Quest’anno abbiamo visto diversi platform sulle nostre console: dal cowboy indie di Gunman Clive su 3DS all’esordio di Bob nel difficile Cloudberry Kingdom, dal coniglio salterino di Kung Fu Rabbit fino ad arrivare al ritorno di Rayman in Rayman Legends e a quello di Luigi in New Super Luigi U.
Ed ecco che a questo marasma di protagonisti si aggiunge il piccolo Kutaro, personaggio principale di Puppeteer, nuovo gioco di SCE Japan Studio diretto da Gavin Moore, in esclusiva per PlayStation 3, giunto sugli scaffali fisici e digitali al prezzo budget di 39,90 €.

 

Il bimbo e le forbici

La dea della Luna è stata tradita e sconfitta da Re Orso, che da allora domina su tutto il satellite terrestre, soggiogandolo grazie ai suoi 12 generali.
Ogni notte, le anime di diversi bambini vengono rubate e trasformate in burattini: i più fortunati diventano servi del tiranno, mentre gli altri perdono la propria testa e mutano in crudeli larve violacee.
Kutaro fa purtroppo parte di questo secondo gruppo: la sua testa infatti è stata mangiata dal Re; fortunatamente, mentre aspetta di mutare nelle segrete del castello, incontra Ying Yang, un gatto magico al servizio della strega Ezma Potts.
Il felino gli dona una testa provvisoria spiegandogli che, grazie alla magia, il giovane potrebbe salvare la luna e i suoi abitanti. Oltre alle teste però è necessario uno strumento specifico: Calibrus, le forbici leggendarie.
Dopo essere riuscito ad ottenere le leggendarie forbici, il burattino parte per la sua avventura, affiancato prima dallo stesso Ying Yang e poi dalla dolce Pikarina (di cui non vi diciamo altro per non rovinarvi nulla). Sul suo cammino incontrerà i 12 generali del Re Orso e più di 100 teste diverse, ognuna con un’abilità particolare seppur non tutte utilissime.
L’avventura di Kutaro si dirama in sette atti, divisi a loro volta in tre scene ciascuno. Completabile in circa dieci ore (che raddoppieranno nel caso decidessimo di dare la caccia alle teste extra n.d. Guido), la storia è raccontata magistralmente come se fosse uno spettacolo teatrale, con un narratore a tirare le fila e continui riferimenti ad opere letterarie e rotture della quarta parete.
Ogni personaggio ha il suo ruolo ed è caratterizzato fino alla minima cucitura, offrendo una delle trame migliori mai viste in un platform, con colpi di scena (prevedibili o meno) che rapiranno lo spettatore incollandolo al joypad.
Ogni volta che un atto verrà completato sbloccheremo un libro illustrato che, con una breve storia narrata attraverso disegni in movimento, svelerà ulteriori retroscena e lascerà stupefatto lo spettatore andando a dipanare completamente la trama di Puppeteer.

 

Una, dieci, cento teste


L’obiettivo principale di Puppeteer è portare Kutaro sano e salvo alla fine della scena, saltando ostacoli, sconfiggendo larve (e liberando le anime dei bambini in esse racchiuse), raccogliendo scintille lunari e passando attraverso portali fatati, il tutto tagliuzzando cartone e stoffa grazie a Calibrus. Finchè taglieremo qualcosa Kutaro potrà restare sospeso in aria, e qui troviamo l’unica magagna a livello di gameplay per il nuovo titolo di Japan Studio: il salto/taglio in aria con Calibrus risulta inizialmente legnoso, e bisognerà prenderci la mano prima di abituarsi completamente alla tecnica; non abbattetevi quindi se vi troverete a morire per colpa di un taglio o un salto riuscito male piuttosto che per i colpi dei nemici.
Oltre alla magiche forbici, durante la sua avventura Kutaro potrà avvalersi di quattro teste speciali (ognuna assegnata ad un pulsante diverso), appartenute ai Paladini della dea della Luna: con L1 potremo parare i colpi grazie allo scudo del Cavaliere, con cerchio saremo in grado di lanciare bombe grazie alle abilità del Ninja, con triangolo potremo trascinare verso di noi nemici e oggetti usando il rampino del Pirata ed infine con R1 potremo spostare blocchi e dare potenti testate dall’alto con la forza del Lottatore.
Le quattro teste speciali serviranno non solo a scoprire luoghi segreti nei livelli già completati, o a proseguire in quelli nuovi, ma saranno utili anche durante le fasi finali della battaglie contro i Boss: nelle fasi finali di ogni scontro infatti dovremo premere il tasto giusto durante una serie di Quick Time Event che porterà il giovane Kutaro alla vittoria.
Oltre alle quattro teste dei Paladini, Kutaro potrà portare con se un massimo tre teste aggiuntive raccolte durante i livelli: queste potranno essere trovate muovendo Pikarina o Ying Yang nell’area di gioco (mostri compresi), oppure colpendo i calderoni magici fluttuanti.
Le teste raccolte possiedono tutte un’animazione particolare, attivabile premendo il tasto giù della croce direzionale, quando sullo sfondo apparirà il disegno della testa: sarà l’invito a provare l’abilità, attivando segreti del livello o scene bonus. Ad esempio per far zittire Dracula potremo utilizzare l’alito della testa d’aglio, oppure potremo conquistare una giovane donna delle nevi grazie alla testa Yeti, e farci trasportare in un livello bonus ricco di scintille da raccogliere (vi è una scena bonus in ogni livello di gioco, rigiocabile anche dal menù principale n.d. Guido).
Ogni volta che Kutaro verrà colpito perderà la testa indossata che, se non recuperata in tempo, sparirà nel nulla; qualora il burattino dovesse perdere tutte le teste in suo possesso, verrà catapultato fuori dal palco, dove gli verrà data una nuova vita grazie alle scintille lunari raccolte in precedenza.
Non ci è mai capitato di non avere vite extra a disposizione, e di raggiungere quindi il temibile Game Over. Anzi, abbiamo completato la storia di Kutaro con più di 50 vite extra (e ne abbiamo perse molte a causa dei salti legnosi di Calibrus n.d. Guido) grazie anche alla moltitudine di scintille presenti in ogni livello; il tutto rende il livello di sfida di Puppeteer molto basso ma non mina la godibilità della sua trama.

Aiutami che il Sol ti aiuta

Oltre a Kutaro, indosseremo anche i panni di Ying Yang e della giovane Pikarina, entrambi saranno gli esploratori del gruppo, e potremo muoverli sullo schermo grazie all’analogico destro; premendo R2 invece, esploreremo la scenografia, rivelando scintille e nuove teste per il giovane Kutaro.
Purtroppo il tutto risulta caotico durante le sezioni concitate (soprattutto durante le corse a cavallo di Calibrus) e capiterà di dimenticarsi di analizzare una determinata zona, concentrandosi sulla sopravvivenza del giovane burattino senza capo.
Per fortuna Japan Studio ha pensato ad un rimedio, introducendo una modalità co-operativa locale a due giocatori, in cui il secondo prenderà possesso dell’aiutante, traslando il tasto per controllare l’ambiente da R2 a cerchio.
Il secondo giocatore può anche raccogliere le scintille per Kutaro, riversandole poi sul bambino, garantendo ancora più vite extra rispetto alla modalità sigle player; oppure può purificare le larve trasformandole in ulteriori teste per il nostro eroe riducendo drasticamente perfino le sconfitte.
Affrontare lo spettacolo con un amico rende Puppeteer ancora più facile ed è consigliato solo come seconda opzione, per raccogliere eventuali teste perse nella prima avventura o per trovare le scene bonus.

Lo spettacolo ha inizio

Oltre alla trama, Puppeteer eccelle stilisticamente: ogni personaggio, ambiente od evento è curato come se stessimo assistendo ad un vero e proprio spettacolo di burattini, con scenografie cadenti, sfondi dipinti e fili per sorreggere le nuvole.
Kutaro e compagni non sembrano umani, ma burattini senza fili, che si muovono sul palcoscenico circondati dal classico sipario rosso.
L’effetto dona al comparto grafico un aspetto originale unico, circondato dall’ottimo doppiaggio italiano (salvo un paio di eccezioni) e dai rumori provenienti dal pubblico in sala.
Il narratore da il tocco finale all’opera e, come detto ad inizio recensione, lega le scene tra loro ed intrattiene il pubblico con battute sagaci, bucando la quarta parete più volte. Il tutto si fonde ad una serie di brani orchestrati, diretti da Patrick Doyle, ideatore di molte colonne sonore cinematografiche.
L’intero gioco supporta anche il 3D stereoscopico che, grazie alla telecamera fissa sul palco, non impatta sul framerate ed offre, sui televisori supportati, un’ulteriore aggiunta al comparto tecnico.

Con Puppeteer, Japan Studio riesce a confezionare un platform semplice e dai toni cupi, che riuscirà comunque a strappare qualche risata al giocatore, senza tediarlo con sequenze difficili ma di conseguenza anche senza donargli una vera e propria sfida.

Verdetto
8.5 / 10
Il titolo più ignorato del 2013
Commento
La prima cosa che salta in mente dopo aver completato l'avventura di Puppeteer è sicuramente legata alla piattaforma su cui non è uscito: il titolo avrebbe probabilmente dato nuova linfa a PS Vita, se fosse stato pubblicato per quest'ultima. Un'uscita settembrina, per quanto a prezzo budget, a ridosso del ritorno di Rayman ed a pochi mesi dal lancio di PlayStation 4, con tutto il marketing Sony legato a quest'ultima, minerà probabilmente le vendite del teatro di marionette di Gavin Moore, ma il titolo resta sicuramente da non sottovalutare, complici una trama matura (anche se potrebbe non sembrare) e mai vista nel genere platform e lo stile visivo originale con cui Puppeteer si mostra ai giocatori. Kutaro è adorabile, e le animazioni di ogni testa strapperanno un sorriso ai più piccoli, mentre i più grandi potranno ridere con le acide battute di Pikarina e ritrovare citazioni a molte favole e opere letterarie. Il problema della difficoltà quasi inesistente viene accantonato per far spazio alla, già citata fin troppe volte, storia, lasciando il giocatore al termine dello spettacolo molto soddisfatto da quanto visto. Japan Studio ci ha mostrato un nuovo modo di proporre i platform, che speriamo non passi in sordina e torni al più presto sulle nostre console, magari nella nuova generazione.
Pro e Contro
Storia raccontata in maniera originale
Stile grafico eccezionale

x Salti con Calibrus legnosi
x A tratti fin troppo facile

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