Recensione Project X Zone

La prima sensazione quando Nintendo confermò la presenza del region lock su Nintendo 3DS, fu quella di sconforto, dovuta alla potenziale perdita di titoli giapponesi e americani che spesso e volentieri restano confinati nel loro mercato natio. Fortunatamente però,  anche in controtendenza rispetto al passato, si è visto con il successo sempre più esplosivo della console Nintendo, l’interesse da parte dei publisher (e di Nintendo stessa) di portare in Europa alcuni titoli prettamente nipponici nonché azzardati. Nei mesi scorsi abbiamo visto l’arrivo di The Denpa Men, Code of Princess o Tokyo Crash Mobs, tanto per citarne alcuni dei più particolari. Oggi tocca a Project X Zone (la X stra per “Cross), JRPG creato da Monolith Soft in collaborazione con Namco Bandai, Sega e Capcom, titolo sul quale non avremmo scommesso un centesimo sul suo arrivo nei nostri negozi.

When two worlds collide

PXZ è uno di quei titoli che fin dal suo annuncio ha attirato su di se parecchie attenzioni, vista la sua natura di “crossover” in cui sono racchiusi molti dei personaggi più amati dei titoli delle tre storiche software house, e che di fatto lo rendono il seguito ideale di Namco X Capcom, gioco che ne condivide qualche meccanica. Per dare un senso a PXZ e renderlo così digeribile e sensato nella sua eccentricità, gli sceneggiatori hanno pensato bene di ambientare il gioco in un multiverso, dove i mondi dei rispettivi titoli collidono tra loro, causando inspiegabili fenomeni e invasioni fuori programma. Dopo la sparizione della Portal Stone, una pietra che comanda lo spaziotempo e tutte le sue regole, i protagonisti saranno spinti ad indagare su questa serie di fenomeni dalle conseguenze potenzialmente devastanti e sul mistero che si cela dietro la scomparsa della pietra.
C’è da dire che la storia di per se è abbastanza fumosa e parecchio carente, e mai come in questo caso un semplice pretesto per tirare in ballo i vari protagonisti provenienti da oltre 30 giochi. Sì, perché nel cast di PXZ ritroviamo alcuni dei volti iconici di Sega, Namco e Capcom che si troveranno ad unire le forze cercando di capire quello che sta succedendo. Ryu e Ken di Street Fighter, Jin Kazama e  Ling Xiaoyu di TEKKEN o Akira Yuki e Pai Chan da Virtua Fighters saranno solamente alcuni dei volti noti che saremo chiamati a controllare durante il gioco, anch’essi provenienti dalle serie più famose come Mega Man X, Resident Evil, Sakura Wars, Dead Rising, Tales of Vesperia e molti altri, per un totale di oltre 50 personaggi fra principali e secondari.
A sostegno della trama non aiuta nemmeno il suo svolgimento, che pregno di una lentezza a tratti disarmante impiegherà più del dovuto a snocciolare i pochi momenti salienti che costellano l’avventura, riproponendo in più occasioni lo stesso iter narrativo.

Benvenuti nel multiverso

Fortunatamente, però, a fare da collante a questo cast così difficile da collocare e una storia priva di appeal è sicuramente il fanservice. Dietro questa semplice parola che spesso da molti viene assimilata come elemento negativo, viene racchiusa tutta l’essenza del gioco, facendolo trasformare in un prodotto pensato e creato a misura di giocatore. Non un giocatore qualsiasi, ma il fan per antonomasia, quello che conosce tutto e di più dei personaggi, che non si è fatto sfuggire nemmeno un gioco della sua serie preferita e che qua trova una concentrato di situazioni create per appagarlo.
Se da un lato abbiamo una storia carente e tremendamente lenta, a gli occhi dell’appassionato tutto assumerà un’altra dimensione. Dove certi dialoghi privi di senso e sconnessi fra loro in alcune persone creeranno solamente confusione, per il fan diventano momenti di citazionismo, di quello sottile che solo un buon conoscitore può cogliere ed apprezzare a pieno. Questa forma così referenziale, così legata ai vari giochi di provenienza, viene trasmessa anche nel gameplay. Infatti ogni mossa rispecchia le tipiche azioni di quel personaggio, il quale si prodigherà su schermo pronunciando le sue frasi celebri e le mosse che lo caratterizzano, per poi esplodere nelle special (che coinvolgerà anche l’altro partner del team) che celebreranno alcuni momenti dei titoli di appartenenza. Immancabile anche il fanservice più spicciolo e che riguarderà particolarmente il cast femminile e l’approccio volutamente erotico e sensuale dei personaggi, focalizzandosi maggiormente sui prosperosi seni (su tutte il “chest unclocking” di Kos-Mos) durante le suddette mosse speciali.
Merito anche della realizzazione grafica, che, pur mostrando limiti tecnici in fase di sviluppo, riesce lo stesso a dare al giocatore un comparto grafico degno di nota. Si va dal 3D delle ambientazioni, che nella loro semplicità rievocano i luoghi più famosi dei vari giochi Namco/Sega/Capcom, per fare ancora meglio con la componente 2D usata per realizzare i personaggi, qua ricreati con sprite bidimensionali degni della miglior pixel-art e animati in maniera sbalorditiva. Tutti i protagonisti vantano animazioni esclusive e si muoveranno in maniera fluida e coordinata, riversando su schermo una vera e propria orgia di personaggi, soprattutto quando attiveremo il personaggio di supporto e i due assist. Buono anche il redesign dei personaggi stessi, mai invasivo o stravolgente ma capace di unificare lo stile sempre diverso delle varie serie.  Le mosse speciali, poi, attiveranno anche delle brevi cutscenes animate che si amalgamano alla perfezione con i modelli del gioco. Meno incisiva la stereoscopia, che non va ad aggiungere nulla di realmente necessario.
Enciclopedico invece il comparto sonoro, che per l’occasione racchiude i temi più famosi delle varie serie, tutti arrangiati ed usati sia durante la storia che per le fasi di combattimento. E nonostante ci si trovi di fronte a brani completamente strumentali, la qualità degli arrangiamenti è veramente impressionante. Interessante invece la scelta di non ricorrere ad un doppiaggio in lingua inglese lasciando immutato quello originale, proponendo solamente l’adattamento dei testi (sempre in inglese) proprio come era avvenuto per la versione europea di Virtue’s Last Reward.

Time for battle!

Mentre la parte narrativa per scelta è stata indirizzata ad un pubblico decisamente di nicchia e ben selezionato, il sistema di gioco si apre a tutti sebbene ci si trovi ad avere a che fare con un JRPG tattico, rendendolo così anche abbordabile a chi evita il genere. Le meccaniche di gioco sono piuttosto semplici e di facile apprendimento. In PXZ ci troveremo a controllare alcuni team formati da solo due personaggi che uniranno nella lotta le loro abilità e i loro attacchi. Non sarà possibile influire in alcun modo sulla formazione delle coppie che saranno disponibili solitamente in base al gioco di provenienza o, nel caso di personaggi singoli, alle simili tematiche delle reciproche serie di origine. Ad ogni team sarà possibile affiancare un terzo membro che avrà solamente la funzione di supporto ed agirà in maniera del tutto autonoma una volta chiamato in campo. Inoltre, sempre a nostro sostegno ci saranno anche le squadre adiacenti alla nostra posizione sulla mappa di gioco e che faranno da “assist”.
I combattimenti si svolgono in maniera molto rapida, a turni, alternando i nostri attacchi a quelli nemici secondo una timeline ben precisa. Ogni squadra può far uso di tutta una serie di attacchi normali, attivabili tramite la pressione del tasto “A” unito ad una delle direzione della croce analogica (o del Pad Scorrevole), al quale corrisponderà una determinata mossa. All’inizio le azioni eseguibili saranno limitate a non più di 2 o 3 per turno, mentre salendo di livello otterremo nuovi slot d’attacco e bonus che ne aumenteranno il numero. Realizzando le mosse con il giusto tempismo e facendo rimbalzare i nemici contro le pareti o evitando che tocchino terra durante la combo, aumenterà la possibilità di ottenere colpi critici, che infliggeranno maggiori danni. Importante sarà l’uso della barra XP che si rivelerà fondamentale sia durante lo scontro che nel pre-battaglia. Fondamentalmente verrà impiegata in combattimento per attivare la mossa speciale, a patto che l’indicatore superi il 100% del completamento. Premendo “Y” alla fine di una combo si potrà scatenare tutta la nostra potenza d’attacco, lasciando spazio al duo che eseguirà una mossa tanto spettacolare quanto letale.
Fuori dal nostro turno invece potrà essere impiegata sia in fase difensiva, utilizzando gli XP della barra per difenderci o controattaccare, pagando il corrispettivo che verrà scalato dalla barra e che verrà ricaricata combattendo. Potremo scegliere anche di utilizzare alcune abilità speciali per migliorare i risultati dello scontro aumentando i parametri di attacco e difesa oppure concentrando i nostri sforzi curando i compagni in difficoltà. Esiste anche una terza possibilità, attivabile solamente nelle fasi più avanzate del gioco e che permette di eseguire un multi attacco, aumentando così il raggio d’azione fino ad un massimo di quattro nemici contemporaneamente. Si tratta di una mossa meno potente rispetto alla special ma al tempo stesso importante in fase d’attacco e molto strategica.
Anche il nostro intervento sulle truppe sarà piuttosto limitato rispetto ad altri esponenti del genere in quanto potremo andare ad intervenire solo su un paio d’aspetti del nostro equipaggiamento. Niente armi o armature, ma semplici oggetti che andranno ad incrementare alcune statistiche quali l’attacco, la difesa o la barra della vita. Questo aspetto passa talmente in secondo piano, tanto da venire appena accennato ad inizio gioco e per buona metà dell’avventura non si sentirà la necessità di andare a modificare il nostro equipaggiamento.

Game (Cross) Over

PXZ è diviso in capitoli, una quarantina per la precisione, compresi il prologo e l’epilogo. Ogni capitolo sarà ambientato in uno dei mondi tratti dai vari giochi e per completarlo bisognerà semplicemente sconfiggere tutte le truppe avversarie. Qua si sente la mancanza di maggior varietà di situazioni,  solamente accennate con qualche missione a tempo o delineate dalla distruzione di determinati obiettivi. Spesso poi, per essere completati, dovremo impiegare diverse ore facendo pesare al giocatore il continuo ripetersi delle solite battaglie spesso fini a se stesse.
Intendiamoci, il battle system nella sua semplicità si rivela essere divertente, sia nelle fasi iniziali quando si scoprono tutte le mosse speciali attivabili, sia in quelle più avanzate quando il parco mosse si espande offrendo più possibilità al giocatore. Dove si sente una certa pesantezza è proprio nello svolgimento delle missioni stesse. Per ore, vi ritroverete a combattere contro nemici che non vi offriranno la minima sfida, cadendo come foglie secche sotto i nostri colpi e lasciando il posto ad altri e così via, fino a quando non elimineremo l’ultima minaccia presente. Anche la morfologia delle arene offre ben poco oltre ad uno sviluppo pressoché orizzontale, mentre i pochi dislivelli ed ostacoli che troveremo sul campo di battaglia non avranno il benché minino apporto strategico alla causa.
Infine la durata dell’avventura, superata una certa soglia di ore, ci mette del suo a far sentire una certa pesantezza, quasi come se gli sviluppatori avessero voluto allungare il brodo, senza apportare però nulla di tangibille all’economia del gioco. Se si pensa che per arrivare a vedere l’agognato finale bisogna tranquillamente spendere un’ottantina di ore passando a leggersi tutti i dialoghi e recuperando all’interno della mappa i vari forzieri, vien da domandarsi il perché di questa ostinazione da parte di Monolith Soft a tirare così per le lunghe l’avventura quando potevano essere eliminate alcune parti ininfluenti ai fini della storia o velocizzati alcuni passaggi.

Verdetto
7 / 10
Tutti insieme, appassionatamente
Commento
Project X Zone è un prodotto difficile da valutare per via della sua natura controversa. Un prodotto dedicato e consigliato esclusivamente ai fan di Namco, Sega e Capcom, ai fedelissimi che conoscono a menadito le loro serie più famose (per loro il punteggio globale può tranquillamente essere aumentato di un punto abbondante), tagliando di netto le gambe a tutti gli altri giocatori, i quali faticheranno a farselo piacere. Non aiuta nemmeno la presenza di personaggi di alcuni titoli rimasti ad appannaggio dell’utenza giapponese come Valkyria Chronicle III o Shining Force EXA, che rendono ancora più difficile la comprensione di alcuni passaggi, dando per scontate le varie dinamiche che intercorrono tra i protagonisti. Tolto l’elemento fanservice, unica motivazione per stare incollati al Nintendo 3DS e completare il gioco, resta ben poco di concreto che riesca a spingere il giocatore a continuare nell'avventura. Le meccaniche tattiche troppo semplici e un livello di sfida settato al di sotto della media, uccidono un sistema di combattimento che funziona egregiamente nella sua semplicità e che sa divertire, facendo così preferire al titolo Monolith Software altri calibri da novanta in ambito strategico come Fire Emblem: Awakening e Shin Megami Tensei: Devil Survivor Overclocked, usciti su Nintendo 3DS nei mesi scorsi. Un plauso va comunque fatto a Namco Bandai e alla scelta di supportare il mercato occidentale proponendo un titolo di nicchia e accogliendo le richieste dei fans che da mesi ne chiedevano a gran voce l’adattamento.
Pro e Contro
Cast di tutto rispetto
Puro e genuino fanservice
Realizzazione dei personaggi di incredibile qualità
Sistema di combattimento divertente

x Storia carente e tremendamente lenta
x Meccaniche strategiche semplicistiche
x Livello di difficoltà inesistente

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