Recensione Oh… Sir! The Insult Simulator

“Combatti come un contadino!” “Molto appropriato, combatti come una mucca”. Quando si parla di insulti e videogiochi è fisiologico rivolgere almeno un pensiero a Monkey Island: Oh… Sir! The Insult Simulator però se la gioca in maniera decisamente diversa, miscelando picchiaduro, gioco di ruolo e strategia.

Dopo aver venduto oltre 25000 copie nelle sue incarnazioni per PC e mobile, Vile Monarch (con l’aiuto di Crunching Koalas) è pronta a portare il suo Oh… Sir! The Insult Simulator anche su console. Ad aprire le danze sarà PS4 il 30 maggio, mentre i giocatori su Xbox One potranno iniziare a scambiare insulti online o in locale durante giugno. Abbiamo passato qualche ora in compagnia del titolo degli sviluppatori polacchi: qui di seguito, il nostro responso.

Versione testata: PlayStation 4

Tua madre mi annoia e non ha mai visto Star Wars
Avviato il titolo, le possibilità sono essenzialmente tre. Si può decidere di cimentarsi in una gara di insulti con la CPU – potendo scegliere in questo caso tra incontro libero e torneo, una serie di cinque sfide che porteranno il giocatore a sfidare nientemeno che Morgan Freeman (nei panni di Dio, per la gioia dei fan di Jim Carrey) – oppure contro un avversario umano, online o “sul proprio divano” in locale. Non un’offerta particolarmente ricca, ma che bisogna comunque rapportare al prezzo con cui il titolo viene messo in vendita: 2.99€. Da questo punto di vista quindi è vero che da una parte si hanno a disposizione solo una manciata di scenari e una decina di personaggi, ma il tutto è in linea con la somma richiesta, andando quindi a proporre un pacchetto dove il rapporto prezzo/contenuti è indovinato. Anche perché dal punto di vista delle meccaniche di gioco gli sviluppatori hanno lavorato bene, costruendo qualcosa di solido e capace di strappare più di qualche volta un sorriso a chi sta giocando.

Tua sorella utilizza ancora Windows Vista
Fondamentalmente, la partita è strutturata a turni, con il controllo che passa da un giocatore all’altro ogni qualvolta che si conferma un’azione. I due contendenti possono scegliere una serie di parole e frasi da un menu presente a schermo e condiviso con l’altro partecipante – una volta che viene scelta un’opzione, questa viene infatti rimossa e l’altro giocatore non può utilizzarla a sua volta – con l’obiettivo di andare a costruire un insulto da rivolgere all’avversario. Oltre agli elementi comuni, ognuno dei due dispone di due frasi “segrete”, che una volta per turno possono essere cambiate sorseggiando il proprio caffè tramite l’apposito tasto, che l’avversario non vede e non può ostacolare appropriandosene. Si parte dalle basi, assemblando soggetto, verbo e complemento, ma ben presto si inizia a fare anche uso delle preziosissime congiunzioni per andare a creare insulti via via più complicati, colpendo l’avversario su più fronti o rincarando la dose accanendosi sullo stesso soggetto. Come si inizia anche a prendere familiarità con gli aspetti mutuati dal picchiaduro inseriti dagli sviluppatori. È vero che la lunghezza dell’insulto gioca un ruolo chiave nello stabilire quanto danno viene inflitto alla barra della salute dell’avversario, ma per riuscire a fare veramente male bisogna sfruttare appieno le meccaniche di gioco: andando sul personale o costruendo insulti particolarmente scortesi (come per esempio “tua sorella è brutta e noiosa”) l’attacco avrà maggiore efficacia. Anche sfruttare le caratteristiche dello stage in uso, facendo riferimento a questo nelle proprie ingiurie, conferisce un certo bonus. Ma la chiave per la vittoria sta nell’esecuzione delle combo: prendendo di mira consecutivamente sempre lo stesso soggetto (ad esempio, insultando più volte il padre dell’avversario) si andrà ad eseguire una combinazione che risulterà più efficace ad ogni iterazione. E non solo: sfruttando le congiunzioni è possibile anche “portare avanti” più combo in parallelo, manovra utile sia per avere più spazio di manovra quando si va a costruire l’insulto che proprio per aumentare l’efficacia. Infine, anche il personaggio che si ha di fronte ha un peso nello stabilire quanto fa male un’offesa, visto che ognuno dei membri del roster è sensibile a tipi di offese diverse. Sir Knight per esempio patisce in particolare gli insulti che fanno riferimento ad elementi moderni, mentre H.P. Lovecraft (si, è presente anche lui) è suscettibile a tutto quello che rimanda alla realtà.

Il risultato finale è piacevole da giocare, specie in compagnia di qualche amico.

Sfruttare le meccaniche del gioco e il cercare di guastare la festa all’avversario, impedendogli di costruire l’insulto che vuole (o addirittura impedendogli di “chiudere” quello che sta costruendo, azzerando i danni che può infliggere) sono aspetti che riescono a stare in piedi nonostante un vocabolario a disposizione non particolarmente ampio, che già dopo le prime partite tende a ripetersi facendo un po’ scemare l’effetto novità. Anche perché i riferimenti e le citazioni non mancano, spaziando da Una settimana da Dio ai Monty Phyton.

Non hai senso di stile
Naturalmente non ci sono particolari problemi di performance, quantomeno in questa incarnazione PS4, visto che Oh… Sir! The Insult Simulator non spreme sicuramente l’hardware di casa Sony. Visivamente però non si può dire che gli sviluppatori abbiano lavorato male: la pixel art utilizzata riesce a catturare bene i vari personaggi.

Verdetto
7.5 / 10
Nemmeno una citazione di Monkey Island?
Commento
Oh… Sir! The Insult Simulator ci ha convinti, nel complesso. Il rapporto prezzo/contenuti (più perché il prezzo è davvero contenuto che per meriti relativi ai contenuti inseriti) è ben ponderato dagli sviluppatori, ed il gameplay alla fine dei conti riesce a divertire e a risultare anche abbastanza "tecnico". Spiace più che altro per la poca varietà del vocabolario presente in-game, vera e unica macchia del titolo.
Pro e Contro
Gameplay ben strutturato
Tantissime citazioni
Prezzo popolare...

x ... Ma i contenuti sono allineati alla spesa
x Vocabolario poco vario

#LiveTheRebellion