In quest’ultima decade videoludica c’è stato un grande ritorno del genere delle avventure grafiche: da
TellTale a
Square Enix, passando per i tedeschi di
Daedalic, in molti hanno fatto apprezzare al grande pubblico le esperienze punta e clicca che, a suo tempo, hanno fatto la storia del videogioco. Per riflesso, anche una nicchia più ristretta del genere ha goduto di un certo aumento di popolarità: se prima era relegato principalmente all’ambito dei giochi in flash online, ora il concetto di “escape the room”, fuga da una stanza chiusa, sembra essere ampiamente stato sdoganato verso un pubblico più ampio.
E’ in questo panorama che si incastra
Last Will, indie episodico di
Lizard Factory attualmente disponibile su Steam, e che abbiamo provato per voi.
Eredità con sorpresa
Le premesse del gioco sono abbastanza semplici, come del resto è normale per un “escape the room”, anche se sarebbe più lecito parlare di stanze, visto che avremo a disposizione
un’intera villa da esplorare, una locazione alla volta. Come ultima volontà del defunto nonno del nostro alter ego, avremo infatti in eredità l’enorme magione che fa da scenario agli eventi, e saremo chiamati ad esplorarla in attesa del notaio che convalidi il testamento.
La modalità di gioco principale, tuttavia, ci impone da subito
uno strano limite di circa un’ora, che ci sarà ben presto chiaro. Il “caro estinto” ha minato le fondamenta della villa con delle bombe attivate al nostro ingresso, e l’unico modo per disarmarle è procedere in una sfida alle nostre capacità logiche, per dimostrarci gli unici degni eredi in una famiglia dissoluta e arrivista. Mano a mano che procederemo nelle stanze avremo la possibilità di scoprire
qualche sparuto indizio sia sul personaggio del defunto nonno sia sulle ragioni del suo isolamento e conseguente misantropia.
Purtroppo, il primo episodio di Last Will è molto povero da questo punto di vista, e benchè lasci intuire che ci sia sotto qualcosa di più della semplice prova di abilità,
il massimo della cornice narrativa che potremo avere è qualche vaneggiamento incoerente e vagamente esistenzialista nei nastri registrati dal defunto. Essendo solo il primo capitolo, tuttavia, ci riserviamo di sospendere il giudizio, almeno su questo punto.
Random è meglio…
Un aspetto positivo, fortunatamente, lo si trova nel gameplay stesso. Per sua natura, il genere escape the room prevede di
concentrarsi molto più sugli enigmi che non sull’interazione tra personaggi (
laddove sia presente) o sulla narrativa, e Last Will aggiunge un ulteriore meccanica che aumenta la rigiocabilità. Non solo, infatti,
alcuni dettagli degli enigmi generati randomicamente varieranno, (
alcune parole da indovinare nell’atrio, l’ordine di alcuni oggetti nella sala da pranzo e così via), ma l
e stesse stanze visitate varieranno da partita a partita, in base anche alla modalità di gioco scelta, compresa una in multigiocatore sino a 4 utenti.
Potremo quindi doverci trovare a passare dall’atrio allo studio ed approdare in libreria, per poi proseguire nelle camere degli ospiti e finire in sala da pranzo, o doverci muovere negli stretti cunicoli di servizio, chiamati ad attivare noi stessi le letali bombe delle fondamenta per poter proseguire nell’esplorazione.
Alcune stanze sono presenti in ogni caso, sebbene cambino certi dettagli, come già accennato: questo, oltre a mantenere alta la sfida, garantisce che la componente randomica del gioco non ci porti a perdere i già scarsi dettagli della storia, permettendoci quindi di concentrarci sulla risoluzione degli enigmi.
…ma anche no.
Gli enigmi stessi, tuttavia,
sono al tempo stesso sia croce che delizia di Last Will. Da una parte avremo puzzle abbastanza intuitivi ma comunque coinvolgenti, comprensibili ma che richiederanno di far lavorare il cervello per collegare gli indizi. In questo caso, specie giocando in modalità a tempo,
l’esperienza di gioco risulta piacevolmente coinvolgente: il giocatore viene messo in uno strano stato mentale di concentrazione forzata, in lotta contro un cronometro invisibile scandito dai rintocchi delle pendole.
Purtroppo, questa ottima resa d’atmosfera rischia di andare rapidamente in frantumi a causa della natura variabile degli enigmi stessi. Dall’altra parte dei puzzle coinvolgenti, infatti, avremo
situazioni altamente incomprensibili, frutto di logiche insensate o insensatamente complesse, i cui indizi in gioco sono solo vagamente influenti (
per non dire, a volte, completamente inutili). Talvolta, poi, c’è il
problema delle barriere culturali: alcuni enigmi richiedono di decifrare indovinelli, che in alcuni (
fortunatamente rari) casi necessitano di avere basi culturali specifiche per essere risolti.
In più di un’occasione, se il gioco decide di servirci situazioni simili, avremo ben poco da fare. Non resta quindi che affidarci a internet, sfruttare appunti esterni per tenere nota delle possibili azioni (
il gioco offre la possibilità di visualizzare rapidamente gli indizi raccolti, ma in certi casi la complessità rende comunque inutile questa funzione), o, semplicemente, provare qualsiasi combinazione.
Giocare a tempo in queste condizioni diventa probabilmente
l’esperienza più frustrante mai vista in un titolo del genere. E anche qualora riuscissimo a raggiungere l’agognata stanza finale verso il secondo capitolo, ci è capitato in più di un occasione di restare bloccati fino allo scadere del tempo da un glitch che impediva di procedere.
Glitch che è stato più volte oggetto di patch, e che, a tutt’ora, sembra persistere, sebbene con meno frequenza.
Verdetto
6 / 10
Solo enigmi e niente indizi rendono Jack...
Commento
Pro e Contro
✓ Atmosfera coinvolgente
✓ Buona rigiocabilità
x Cornice narrativa appena abbozzata
x Natura troppo randomica degli enigmi
x Scarsa longevità
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