Prima di iniziare questa recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, la rimasterizzazione del classico RPG targato THQ Nordic, devo fare una doverosa premessa. Correva l’anno 2012 quando nel freddo mese di febbraio vedeva la luce questa mastodontica opera del genere fantasy. E per chi, come me, è ossessionato dagli RPG di stampo occidentale, sa benissimo a quali battaglie stavo prestando la mia spada e il mio scudo in quell’epoca della mia vita. 11/11/2011. Fatico a ricordare la data di nascita dei miei familiari, ma quella appena citata non la dimenticherò mai. L’inizio della mia epica avventura al fianco di Ulfric e dei Manto della Tempesta. Un’avventura talmente evocativa e potente da rapirmi anima e cuore, per liberarli là, dove le rigide lande di Skyrim incontrano le gelide acque del Mare dei Fantasmi. Capite bene dunque, che mai avrei potuto accorgermi di Kingdoms of Amalur: Reckoning.

E purtroppo la sfortuna di questo gioco nei miei confronti, e nei confronti di molti altri amanti del genere, non finisce qui. 19/05/2011 vede la luce The Witcher 2: Assassins of Kings. 06/10/2011, From Software pubblica il primo Dark Souls. Due giochi del medesimo genere, dalla portata e risonanza mediatica enorme. Ok, ora voi mi direte: “Beh ma sono usciti tutti l’anno precedente!” E c’avete ragione, se di professione fate il videogiocatore. Ma per una persona comune che gioca nel tempo libero, l’ammontare di ore offerto è davvero immane.

Dunque è con vergogna che devo ammettere di essere arrivato nel 2020 senza aver mai giocato a Kingdoms of Amalur: Reckoning. Un titolo che merita davvero di essere assaporato. Perciò questa che andrete a legger può definirsi a tutti gli effetti una blind review. Una recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning con occhi e orecchie vergini, ma con il cuore del 2012. Una recensione per chi come me si era perso una tappa importante del genere RPG e che è interessato a capire se sia possibile ancora oggi godere di un titolo uscito ormai 8 anni fa.

È davvero dura invecchiare!

Lo devo ammettere, il primo impatto di gioco è stato abbastanza traumatico. Si è vero, come scritto sopra il titolo ha ormai sul groppone ben 8 anni di vita, ma sinceramente mi aspettavo di più da una remastered. Purtroppo, già all’epoca Kingdoms of Amalur: Reckoning non vantava di un comparto grafico eccelso, con i suoi modelli semplici, quasi low poly, texture non sempre in alta risoluzione e effetti di luce e particellari un po’ datati. Il lavoro fatto con la rimasterizzazione ha sicuramente svecchiato il titolo, aumentandone il frame rate, la risoluzione generale e la qualità degli effetti di post-processing. Ma siamo distanti dai risultati ottenuti ad esempio con la remastered di Dark Souls.

Remaster o Remake?
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è la versione rimasterizzata e leggermente migliorata per le attuali piattaforme del classico di THQ Nordic, non è un remake del gioco.

Dunque, per chi ha già giocato al titolo originale e desidera sapere se la nuova versione vale il prezzo del biglietto, può pure terminare qui la lettura di questa recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning. Purtroppo no, non ci siamo. Le poche migliorie grafiche introdotte e la leggera rivisitazione del gameplay (consultabile a questo indirizzo), non vi doneranno emozioni diverse da quelle già provate in passato. L’unico motivo forse per considerare l’acquisto di questa nuova versione sono i DLC. Sono inclusi nel gioco infatti i due DLC usciti, ovvero The Legend of Dead Kel e Teeth of Naros ed è stato annunciato inoltre un nuovo DLC che uscirà nel 2021.

A tutti i neofiti invece di questo mondo dico: non fermatevi alla sola grafica. È vero, il rospo da digerire è bello grosso inizialmente, ma Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning ha molto altro da offrire.

Sentiero nel bosco

Quando il fantasy non era ancora dark

Superato l’impatto grafico iniziale, ho deciso di indossare definitivamente le lenti del 2012 e di farmi trasportare dagli eventi. Eventi che non tardano di certo ad arrivare, dopo la costruzione fisica del nostro alter ego virtuale. Ci troviamo nel bel mezzo di una guerra, dall’ormai certo finale, che vede il contrapporsi di una particolare razza Fae alle restanti viventi nel mondo di Amalur. Tale razza è chiamata Unseelie, i Fae Invernali, che assieme ai Fae Solari (Seelie), dirige e coordina i principali cicli naturali. Di fatto, la prima rappresenta il decadimento di tutte le cose, mentre la seconda la crescita e la rinascita. Da sempre in simbiosi l’una con l’altra, hanno per molto tempo mantenuto l’equilibrio universale, consentendo vita e prosperità.

Il mondo di Faelands smuove dentro di te quel bisogno di fantasy fiabesco che credevi ormai assopito, assuefatto da anni di dark fantasy ormai imperante.

Un giorno però, il lord dei Fae Invernali Gadflow, decise di ribellarsi a questo stato di cose, avviando una sanguinosa guerra contro tutte le altre razze presenti nelle Faelands. La guerra inizialmente sembrava avere una sola direzione, poiché i Tuatha Deohn, gli Unseelie corrotti, essendo una razza superiore e immortale, risultavano essere troppo forti per le altre razze mortali. Ed è proprio qui che si inserisce il nostro eroe, anche detto il “Senza Fato“. Unico esperimento di resurrezione riusco dello gnomo Hugues Fomorous, scopriamo ben presto di essere l’unico essere vivente che a non possedere un destino già segnato. Il solo forse che può cambiare le sorti di uno scontro ormai già scritto.

Giocare a Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è come ascoltare un vecchio vinile

Si, so già cosa mi state per dire. Raccontata così, sembra la solita storia dell’eroe prescelto creata per farci sentire unici, indispensabili. Ma vi posso assicurare che il mondo di Amalur è talmente ben caratterizzato, sia per quanto riguarda le ambientazioni che per i personaggi, che questa sensazione di già visto scompare quasi subito. Giocare a Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning è come ascoltare un vecchio vinile: lo sai benissimo che la qualità del digitale non si batte, ma le emozioni che il suono caldo del giradischi ti dona, non sono riproducibili digitalmente. Il mondo di Faelands smuove dentro di te quel bisogno di fantasy fiabesco che credevi ormai assopito, assuefatto da anni di dark fantasy ormai imperante.

Ma ciò che sbalordisce veramente, sono le trame secondarie. Mai avrei immaginato di trovare una così naturale integrazione tra le varie tipologie di quest in un titolo del 2012. Ve ne sono di quattro tipi:

Recensione The Witcher 3: Wild Hunt
Per approfondire:
The Witcher 3: Wild Hunt
e l’intreccio che formano tra di esse compone una tela quasi perfetta. Certo, non mancano i classici punti esclamativi luminosi in giro per la mappa, ma una interazione con loro risulta quasi inutile. La quest principale da sola ti porta ad avviare una miriade di sottotrame e compiti da non sentire il bisogno di nuove avventure. E tutto ciò riesce in parte a sopperire ad una mappa un po’ troppo spoglia, un mondo sì ben caratterizzato, ma privo di quella vita quotidiana che lo rende vivo e reale. Purtroppo dopo The Witcher 3: Wild Hunt, non si torna più indietro.

Quando Kratos visitò Cyrodiil

Ma la vera chicca di Kingdoms of Amalur: Reckoning è sicuramente il combat system, una fusione tra God of War e Oblivion a detta di Curt Schilling, fondatore dei 38 Studios. E già ero pronto a caricare il nemico a testa bassa con la mia ascia bipenne, sfondando senza alcuna pietà il quadrato del mio povero joystick. E invece, con grande stupore, ho scoperto che il combattimento è molto più sfaccettato di quanto potessi sperare in un gioco del 2012.

Lo scontro con i nemici è rapido e fluido e il nostro personaggio offre tantissime modalità d’approccio. Una di queste è sicuramente la possibilità di usare in contemporanea l’arma principale e quella secondaria, senza alcuna soluzione di continuità. È possibile, durante un combattimento, alternare fluidamente le due armi premendo due differenti tasti, senza doversi fermare a equipaggiarle. Inoltre entrambe le armi offrono un particolare attacco ad area, caricato grazie alla pressione continua del tasto ad esse assegnato. Per fare un esempio, il mio mago come arma principale possiede un bastone infuocato, che a distanza ravvicinata brucia e incenerisce ad ogni sua oscillazione. Ma se il nemico è particolarmente grosso e voglio mantenere un certa distanza, posso sfoderare prontamente i miei chackram, evitando così di farmi gonfiare malamente.

A tutto questo si aggiungono quattro poteri speciali (scelti tra diverse decine) attivabili rapidamente durante lo scontro. Tali poteri sono sbloccabili e potenziabili attraverso tre fitti alberi di abilità, uno per ogni classe: guerriero, mago e ladro. Un classico direte voi, ed è vero. Ma nonostante le possibilità di specializzazione siano effettivamente ridotte, il gioco ti spinge ad amalgamarle tra di loro attraverso i Destini. Questi ultimi donano bonus passivi al giocatore e rappresentano tutte le possibili strade che esso può può intraprendere, in linea con la trama del gioco:

Scena di un combattimento

Lasciatevi trasportare

Arrivati a questo punto della recensione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, è giunto il momento di rispondere alla domanda fondamentale: è ancora possibile apprezzare questo titolo anche al giorno d’oggi? Alla lunga non rischia di risultare troppo antiquato, nelle meccaniche, nella grafica e nello storytelling? Io dico: assolutamente no. Nonostante il lavoro di rimasterizzazione, come già ampiamente spiegato, non sia stato eccelso, ritengo il titolo di THQ Nordic un caposaldo del genere fantasy RPG. Certo il gioco non è esente da critiche. La desolazione di alcune aree ci ricorda com’era l’epoca pre-strigo e la camera durante i combattimenti a volte fa un po’ imbestialire (purtroppo non è possibile agganciare un nemico).

Ma se avete voglia per un momento di tornare ai vecchi fasti di un tempo, quando il bene e il male ancora non si mescolavano, allora Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning fa al caso vostro. Lasciatevi trasportare da questo vecchio mondo e scoprirete quanto vi mancavano queste avventure fantastiche, dal sapore un po’ vintage.

Verdetto
ND
5.5 per la remaster, 8 per il gioco originale
Commento
Se avete già giocato il gioco originale e vi aspettate di rivivere le vicende del Senza Fato in una nuova veste grafica, allora questa rimasterizzazione non fa per voi. Ma se non avete mai provato Kingdoms of Amalur: Reckoning, allora questa è una buona occasione farlo. Ad una modica cifra, potrete assaporare una perla del genere fantasy RPG assieme a tutti i suoi DLC. Un mondo che nonostante sia figlio del suo tempo, sa ancora come stupire e divertire. Non fermatevi alla mera grafica, il mondo di Amalur ha ben altro da offrirvi!
Pro e Contro
Un mondo ben curato
Combat system divertente
Quest ben integrate

x Remaster poco convincente
x Diverse aree vuote
x Telecamera claudicante

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