Non lo state aspettando da 13 Anni.
Mi dispiace partire subito con la polemica ma, una volta arrivati ai titoli di coda di
Kingdom Hearts III, e visionando l’epilogo, è chiaro come la serie di
Tetsuya Nomura ponga le sue basi su ogni capitolo uscito. Anche quelli considerati
erroneamente spin-off. Perché
Kingdom Hearts III tira le somme sulla trama di Xehanort, e arrivarci avendo giocato solamente i due capitoli numerati è il più grosso errore che possiate fare. Non basta neanche giocare solamente le due collection (
sebbene sia meglio) ma bisogna avere una strenua conoscenza anche degli eventi di
Union X, il capitolo per cellulari. Il rischio? Ritrovarsi come ai tempi di
Chain of Memories, con personaggi che saltavano fuori nel secondo capitolo senza le dovute presentazioni. Certo ora non c’è più neanche il problema delle console, dato che tutti i capitoli sono recuperabili sull’ammiraglia di casa Sony.
In ogni caso, dopo uno sviluppo di sei anni (
di cui uno perso per il passaggio all’Unreal Engine 4) l’epopea di Sora giunge al termine, un viaggio tra i mondi Disney che ne è invece durato diciassette e che ha coperto tre generazioni di console. Un ultimo tragitto minato dai leak, dai furti, e dalle immancabili rotture del day one. Il 29 Gennaio è infine arrivato, il gioco è disponibile e sono pronto a dirvi la mia.
Per l’
ultima volta, per ora, al fianco di Sora.
La conclusione di un'avventura iniziata 17 anni fa. Di cui tutte le tappe sono importanti e fondamentali per la pienacomprensione di Kingdom Hearts III.
Versione testata: PlayStation 4 Pro
Il viaggio riprende esattamente da dove lo avevamo lasciato al termine della 2.8 di due anni fa. Sora deve recuperare il Potere del Risveglio, mentre Riku e Topolino devono liberare Aqua dal Regno dell’Oscurità. Il tutto per radunare i sette Guardiani della Luce per affrontare la Nuova Organizzazione XIII. Uno dei punti di forza della serie, è sempre stato come argomenti apparentemente banali come amicizia e luce contro oscurità, venissero trattati con il giusto peso, riuscendo a coinvolgere emotivamente il giocatore. Facendolo affezionare ai personaggi e al mondo di gioco nato da quell’accordo preso in un ascensore tra Square e Disney.
Sotto questo punto di vista Kingdom Hearts III non delude.
Nomura ha più volte promesso che avrebbe chiuso la trama di Xehanort con questo capitolo. Così è stato, e arrivati ai titoli di coda si hanno gran parte delle risposte cercate. Ne rimangono un paio aperte, non legate allo studioso dell’oscurità ma nuove vie per le prossime storie, se mai ci saranno, nel mondo di Kingdom Hearts. Un mondo che ormai si regge sulle sue gambe, e sulla forza dei film Disney che sono diventati un mero contorno delle vicende principali. Il cast degli altri capitoli si riunisce sotto la stessa bandiera, pronto ad aiutare o ad affrontare Sora in un’ultima battaglia, nessuno escluso. Tutti i personaggi del cast hanno il loro momento, chiudendo laddove richiesto, i propri obiettivi e questioni in sospeso.
Per apprezzare a pieno Kingdom Hearts III bisogna essere perlomeno a conoscenza di tutto quello che è successo in questi diciassette anni. No, non è l’ideale saltare neanche un capitolo, per quanto lo possiate considerare inutile, perché in un modo o nell’altro verrà collegato e ritirato fuori. L’aver diluito la saga negli anni è forse il difetto più grave a colpire questo terzo capitolo.
Rendendolo incapace di essere apprezzato dalle masse senza un background obbligatorio. Di conseguenza però, coloro che in questi anni hanno seguito la saga in ogni sua minima uscita, si troveranno un’opera omnia capace di chiudere davvero molti dubbi e incertezze. Il tempo dedicato agli altri capitoli darà i suoi frutti nel lavoro svolto dal team di Nomura.
Come da tradizione per la serie, l’avventura di Sora si dipana attraverso i mondi dei film Disney e per la prima volta in assoluto anche in quelli Pixar. Sempre come al solito, salvo rari casi, l’iter del nuovo mondo segue più o meno la trama del film di riferimento, mettendo però Sora, Paperino e Pippo nel mezzo dell’azione. Le eccezioni invece affrontano eventi posizionati cronologicamente dopo i prodotti Disney, allargando le trame già viste e offrendo qualche spunto inedito. Tra un mondo e l’altro invece, proseguirà la trama principale, e le missioni di
Sora e
Riku si alterneranno al piano di
Xehanort, dandoci la scintilla e la voglia di continuare ad esplorare.
È solo dopo aver portato a termine tutti i mondi Disney/Pixar che l’ultima avventura di Sora entra nel vivo. Questo per alcuni potrebbe divenire un difetto, se non fosse che nel corso dei diciassette anni raramente Kingdom Hearts ci ha abituati diversamente.
I mondi sono sempre stati un’escamotage per dare insegnamenti a Sora, per farlo arrivare preparato al conflitto finale, fossero Heartless, Nessuno, Malefica o chicchessia. Certo
magari il finale non andava concentrato in sei ore, ma anche in quel poco tempo non mancheranno momenti d’impatto e indimenticabili.
Il punto forte di Kingdom Hearts III però è sicuramente il gameplay. Il team di Nomura ha concentrato tutto quello che di buono c’era in
Dream Drop Distance e l’ha migliorato, andando anche a limare i pochi difetti del Fluimoto. Premendo l’acceleratore sia sulla varietà di mosse che sulla diversità tra un Keyblade e l’altro, ogni scontro è una gioia per gli occhi. Cinematografico pur con i pochi tasti da premere, Kingdom Hearts III rapisce di più ogni volta che Sora apprende una nuova abilità.
Kingdom Hearts III è indubbiamente il capitolo della serie più divertente da giocare.
Per la prima volta, i Keyblade cambieranno forma dopo aver inflitto danni al nemico, da quelli che diventano frisbee o scudi, alle lance, fino ad un fortissimo martello o dei temibili yo-yo, l’arsenale di Sora questa volta è vasto e, ci tengo a ripeterlo ancora una volta,
divertente da usare. A dover di cronaca, a seconda della similitudine della tipologia d’arma, alcune animazioni di Sora sono le stesse, ma il tutto si trasforma negli Epiloghi o nella seconda forma delle armi (
laddove disponibile).
Cambiamenti anche nelle evocazioni: oltre ai classici spiriti dei personaggi storici, fanno capolino le attrazioni, di cui abbiamo già avuto un assaggio nelle demo provate lo scorso anno.
A partita terminata, questo nuovo potere di Sora mi è sembrato decisamente fuori scala, rendendo gli scontri molto più facili del previsto. Certamente dal punto di vista scenico e grafico sono tra gli aspetti più riusciti, ma potrebbero minare il divertimento di chi cerca una sfida costante dal gioco. È proprio la difficoltà a risentirne per tutta la durata di Kingdom Hearts III, rispetto al passato, la modalità Standard (
Normale) è stata
ulteriormente facilitata. Anche per colpa o grazie ad un’IA decisamente migliorata e non più d’ostacolo come in passato.
Cosa c’è da fare oltre la trama principale in Kingdom Hearts III?
Tra una Gummiship ripensata completamente (
in meglio) e capace di regalarvi ore di esplorazione spaziale mista a shoot ‘em up, e i classici mini-giochi a cui la serie ci ha abituato (
tra cui su tutti vince il ballo di Corona), trovano spazio anche delle nuove aggiunte, come la possibilità di cucinare piatti con Remy (
e ottenere potenziamenti temporanei) o i giochi del regno classico, un tuffo nel mondo dei Game & Watch in salsa Disney.
L’obiettivo secondario da completare il prima possibile però è sicuramente cercare in ogni mondo i Portafortuna, perché una volta che ne avremo raccolti abbastanza oltre a ricevere materiali rari, potremo accedere al finale segreto (
disponibile da oggi 31 Gennaio). Simboli di topolino che si nascondono nei posti più impensabili, e che dovremo fotografare con l’utilissimo Gummofono (
la nuova casa del Grillario). Quest’ultimo ci permetterà anche di scattarci dei Selfie con gli altri personaggi, o nei luoghi più disparati, e condividerli immediatamente sui social. Uno dei punti forti del gioco, grazie alla bellezza di ogni mondo esplorato da Sora.
È proprio nei mondi che Kingdom Hearts III mostra i muscoli dell’Unreal Engine 4. Su PlayStation 4 Pro il titolo è fluido e imparagonabile ai precedenti, per la quantità di elementi a schermo sia mobili che fissi. Una volta arrivati ai Caraibi poi, si fa davvero fatica a distinguere il gioco dal film, un lavoro veramente magistrale, che eleverà Kingdom Hearts III tra i titoli più belli da vedere della generazione. Certo gli ambienti sono per lo più esterni, ma si ha proprio la sensazione che ogni mondo debba dare il meglio al fan del film Disney o Pixar offrendogli sempre una meccanica unica e dedicata.
La colonna sonora di Yoko Shimomura chiude l’offerta nella solita impeccabile maniera.
Le critiche delle scorse settimane che l’hanno definita sottotono rispetto al passato, probabilmente vengono da qualcuno che non ha le orecchie o che ha giocato il titolo su PlayStation 4 Standard, dove il rumore della ventola copre qualsiasi altro suono.
Verdetto
9 / 10
Lascia che il tuo cuore ti indichi la via
Commento
Pro e Contro
✓ Visivamente splendido
✓ Le meccaniche migliori della serie
✓ Degna chiusura della saga di Xehanort
✓ Divertente da giocare ed esplorare
x Non adatto ai nuovi utenti
x Più facile rispetto al passato
x Fasi finali sbrigative
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