Recensione Hitman (2016) – Prima stagione completa

Abbiamo già visto più volte come il mercato videoludico, dal punto di vista delle formule di distribuzione adottabili da pubblisher e sviluppatori, sia una macchina in continuo movimento: per quanto l’approccio tradizionale, quello che vede il giocatore recarsi davanti allo scaffale ed acquistare (più o meno) fisicamente la sua copia del titolo prescelto, sia ancora quello dominante, negli anni il pubblico ha potuto vedere diverse strategie venir messe in atto, dalla formula shareware molto in voga negli anni ’90 fino a trovate più moderne. Un fenomeno a cui i grandi nomi dell’industria, si parli di software house o di Proprietà Intellettuali, sempre più di frequente si prestano: è il caso per esempio di Square Enix, che oltre a pensare alla formula anche per il chiacchieratissimo remake di Final Fantasy VII durante l’anno scorso ha optato per un approccio di questo tipo anche per il suo Hitman. Scelta non prive di conseguenze, anche sul piano più direttamente ludico, ma che ha permesso all’Agente 47 di tornare sul mercato in grande stile. Ma nel complesso, cosa ha comportato la scelta di distribuire il tutto attraverso sei episodi, invece di un unico pacchetto dal formato più classico? Dopo aver sviscerato le uscite di Hitman puntata dopo puntata è il momento di tirare le somme, approfittando del rilascio della prima stagione completa anche su disco.

Versione testata: PlayStation 4

Sicari esperti e nuovi assassini
Ottimo punto di inizio per i neofiti, ma senza dimenticarsi dei fan storici
Bisogna, a questo punto, premettere come IO Interactive abbia pensato questa sesta iterazione di Hitman come un capitolo (o meglio, una raccolta) alla portata di tutti, pur andando ad inserire il tutto all’interno della continuity della serie raccontata fino a questo momento. I giocatori più affezionati a 47 si sentiranno senza dubbio a casa, visto che oltre a ritrovare l’iconico sicario col codice a barre questo nuovo corso inizia raccontando di come 47 si sia unito alla ICA (International Contract Agency) e di come abbia di conseguenza incontrato Diana Burnwood, il suo “gestore” in seno all’Agenzia e l’agente che nel corso delle varie missioni dell’agente fornirà informazioni e supporto al di fuori del campo. Allo stesso tempo però chi, prima di questo capitolo annata 2016, non si era mai avvicinato alla serie, ha tutti i mezzi per comprendere esattamente quello di cui si parla e può quindi vestire i panni del sicario senza problemi di sorta o dover recuperare titoli precedenti. Insomma, un perfetto punto di inizio, su cui IO Interactive poi continuerà a costruire nel corso delle prossime (e già confermate) stagioni.

la trama prosegue tramite qualche cutscene e si accende solo a ridosso del finale
Detto di come il “posizionamento temporale” dei sei episodi (sette, se si considera il Summer Bonus Episode) riesca nel non banale compito di dare in pasto agli appassionati storici un contesto a loro familiare mettendo al contempo a loro agio i neofiti di Hitman, è il momento di vedere come il rilascio episodico abbia impattato con la componente narrativa di questa prima stagione. E l’impatto, bisogna riconoscerlo, non è dei migliori: fondamentalmente ogni episodio (specie per quanto riguarda le prime quattro proposte) è indipendente dall’altro, non offrendo un filo conduttore che vada esplicitamente a raccordare le missioni tra di loro, ed è solo a ridosso delle ultime sanguinose scampagnate dell’Agente 47 che si ha la sensazione che qualcosa, alla fine, si muova. Arrivati alla fine poi le porte rimangono decisamente aperte sul fronte del racconto, andando sì a chiudere un cerchio ma lasciando comunque diverse porzioni di questa circonferenza ancora in ombra, dando poche risposte e rimandando il tutto (è il caso di dirlo) alle prossime puntate. Non è un male in senso assoluto, anche perché considerando il tempo che originariamente è trascorso tra un rilascio e l’altro il doversi ricordare “solo” qualche sequenza filmata (anche tutto sommato breve e quindi ripassabile alla bisogna) andava a risolvere uno dei problemi congeniti della formula episodica, ma d’altra parte per chi ha aspettato di avere a disposizione tutto il pacchetto prima di scendere in campo (e magari arriva dai precedenti capitoli di Hitman, in questo senso più “tradizionali”) la sensazione, specie agli inizi, di giocare una serie di missioni al limite dello stand-alone è palpabile.

Tornare alle origini
Pad alla mano si torna alle origini: accento sullo stealth e tante possibilità diverse per far fuori i bersagli di turno
Una volta sul campo, ad ogni modo, il feeling pad alla mano è quello dei capitoli classici della serie: ognuno degli episodi va ovviamente a mettere l’accento sulle meccaniche stealth proposte dagli sviluppatori e sulla possibilità di seguire, da questo punto di vista, diverse strade per arrivare ad eliminare i vari bersagli che di mappa in mappa 47 dovrà eliminare. La cosa è chiara fin dalle due missioni del tutorial (che nella finzione di gioco fungono da “test di ammissione” per l’Agenzia), dove per eliminare il bersaglio, uno dei ladri più famosi al mondo ormai sul punto di ritirarsi dalle scene, si può ricorrere a diversi espedienti. Travestendosi da membro dell’equipaggio ed avvelenando il drink del malcapitato per esempio lo si indurrà ad andare al bagno, per poi poterlo eliminare in tutta tranquillità (spezzandogli il collo o anche annegandolo nel water) ed occultare il cadavere. In alternativa si può ricorrere ad una strategia più audace e spettacolare, sfruttando degli esplosivi telecomandati da azionare al momento giusto, o ancora sfruttare un piede di porco per sganciare uno dei gommoni di salvataggio in modo che cadendo ammazzi il bersaglio. La varietà di scenari e possibilità a disposizione sarà una costante durante tutta l’esperienza, e al di fuori delle prime due missioni “di aperitivo”, grazie alla meccanica delle Opportunità, acquista ulteriore peso: ogni mappa infatti mette in scena personaggi non giocanti diversi, dotati di una loro IA autonoma e chiamati ad interpretare un ruolo. Il giocatore può sfruttare questi personaggi e le loro manovre per costruirsi l’occasione perfetta per far fuori il bersaglio di turno, per esempio aiutando nella prima prima missione (a Parigi) una giovane blogger a recuperare una telecamera affinché possa intervistare uno dei bersagli o, nel secondo episodio (ambientato nell’italianissima e fittizia Sapienza) mettendo fuori gioco l’istruttore di golf del proprietario della villa in cui bisogna infiltrarsi per eliminarlo durante la sua lezione sul green. L’effetto è quello di aumentare incredibilmente la rigiocabilità di ciascuna mappa, soprattutto perché ogni missione poi propone delle Sfide che elargiscono punteggio bonus e permettono di sbloccare degli extra (nuove posizioni e travestimenti di partenza, punti dove nascondere equipaggiamento strategico e simili). Sfide che, oltre ad integrarsi alla perfezione con le Opportunità inserite dagli sviluppatori, aggiungono un ulteriore livello di difficoltà al tutto, richiedendo di eliminare i bersagli in un determinato modo e in definitiva aiutando il giocatore a sperimentare le mappe a disposizione a tutto tondo, esplorandone tutte le possibilità e regalando ore e ore di contenuti e soluzioni extra. In pratica: è vero che in buona sostanza è possibile completare ogni episodio in meno di un’ora, ma se si decide di giocare le cose a fondo (o anche solo, banalmente, di fare le cose per bene, senza farsi scoprire e giocando il tutto nel modo più religiosamente stealth possibile) Hitman regala tantissima sostanza e altrettanta soddisfazione quando si riesce a portare a termine la strategia che si ha in mente come da copione.

Il rilascio ad episodi ha reso più “orizzontali” i capitoli che compongono la stagione
Su questo fronte quindi l’approccio ad episodi paga: dovendo riuscire a tenere vivo l’interesse dei giocatori tra un rilascio e l’altro IO Interactive ha dovuto rendere ogni capitolo il più “orizzontale” possibile, riempiendolo di possibilità, sfide e possibili strategie e andando ad aumentarne la longevità. L’intuizione dei Bersagli Elusivi ha poi fatto il resto: circa ogni due settimane infatti appare un nuovo bersaglio unico, che può essere affrontato una sola volta (in caso di Game Over, il contratto va a monte e non c’è modo di rigiocarlo) e non viene evidenziato sulla mappa, andando a realizzare una sorta di “modalità hardcore” ad uso e consumo dei giocatori più abili che accresce ulteriormente le possibilità ludiche di ciascuna mappa. Il rovescio della medaglia? Non tutti gli scenari, dal punto di vista qualitativo, sono allo stesso livello, vuoi perché meno ispirati dal punto di vista del level design (in questo senso non si può negare che le mappe di Sapienza e Hokkaido abbiano una marcia in più rispetto alle altre) e della sfida, offrendo performance alterne da questo punto di vista. Anche l’IA di guardie e nemici è un po’ altalenante, comportandosi mediamente bene ma talvolta cadendo in qualche tranello un po’ troppo ovvio o mostrando atteggiamenti non troppo credibili. C’è sicuramente da dire in particolare l’ultimo appunto è un difetto quasi congenito del genere, e che anche in prodotti in formato “tutto e subito” capita che alcune sezioni alla fine risultino più curate o comunque più riuscite rispetto ad altre; nel complesso quindi come dicevamo va riconosciuto che il dover rilasciare i contenuti a scaglioni ha giovato al prodotto finale, che è riuscito a proporre una ricchezza ed una varietà di situazioni indubbiamente fuori dal comune.

Tecniche omicide
Buona performance, ma il colpo d’occhio non fa gridare al miracolo
Sul fronte tecnico bisogna riconoscere ad Hitman un grosso pregio: il numero di personaggi a schermo è, mediamente, decisamente elevato, regalando mappe che in diverse sezioni risultano affollate e quasi letteralmente stipate di personaggi non giocanti, in parte anche manovrati dalla IA e quindi partecipi alla manovra. Al contempo, la fluidità generale è buona, e pur complice il fatto che difficilmente ci si va ad infilare in situazioni caotiche in cui si apre il fuoco all’impazzata (manovra concessa, ma punita severamente sul fronte del punteggio finale) il numero di fotogrammi al secondo si mantiene sempre su livelli accettabili, garantendo una performance pulita. È naturale che però a farne le spese sia il colpo d’occhio generale, sicuramente non all’avanguardia per quanto riguarda l’aspetto meramente visivo, e per quanto gli sviluppatori abbiano cercato di salvare il salvabile giocando alcuni “jolly” in determinate mappe (ad Hokkaido per esempio ci si imbatte nei classici “WC giapponesi”, che reagiscono alla presenza del giocatore alzando da soli la tavoletta quando ci si avvicina loro) e abbiano calato qualche asso per quanto riguarda l’aspetto artistico di alcuni episodi, il quadro generale è complessivamente un po’ sottotono.

Verdetto
8 / 10
Dì Hokkaido
Commento
IO Interactive ha centrato il bersaglio: Hitman complessivamente risulta essere un prodotto convincente, che in questo "almanacco" degli episodi della prima stagione si fa apprezzare per la richezza e la variabilità di situazioni che ogni mappa riesce a proporre, pur accusando un po' il colpo per quanto riguarda gli aspetti prevalentemente narrativi. Giocando i capitoli proposti uno dietro l'altro infatti la sensazione è che per lunghi tratti questi siano decisamente indipendenti tra di loro, e anche arrivati al finale le risposte elargite sono poche ed i dubbi che dovrà risolvere la seconda stagione sono alla finestra. D'altra parte però pad alla mano la sostanza non manca e la sfida nemmeno, per cui il risultato finale non può che essere promosso e lasciare il giocatore in attesa di una stagione 2 che dovrà confermarsi a questi livelli.
Pro e Contro
Ricco di contenuti
Sfida e divertimento
Mappe "orizzontali" e piene di possibiità...

x ... Alcune più di altre
x Narrativamente sottotono
x Visivamente non irrestibile

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