Hellblade: Senua’s Sacrifice su Switch? Mossa decisamente curiosa; ma quanto è azzeccata?

Sicuramente, anche prima di iniziare la recensione vera e propria, possiamo dire che portare un titolo indie tripla A (passatemi il termine) sulla console ibrida di Nintendo è un passo avanti verso la diffusione di tali titoli su larga scala. Hellblade, nello specifico, ebbe già un grande successo su PS4 e su Xbox One, ma portare un titolo così impegnato su una console (principalmente) pensata per casual gamer è sicuramente una scelta dettata dalla voglia di far conoscere tali titoli anche a chi è abituato ai mondi coloratissimi di Nintendo.

Premesse, premesse, premesse; come al solito, sempre doverose premesse. Forse è il caso, però, di entrare ancora una volta nell’oscurità insieme a Senua.

Il viso di Senua è meraviglioso in questa schermata.
“Perché ho paura, Senua? Perché?”
Accendendo il gioco, ci viene consigliato immediatamente di usare le cuffie. Ed è l’unico modo in cui dovete giocare questo titolo. Le voci che Senua sente nella testa rimbombano nella nostra mente come fossimo in una caverna, sono echi di spettri spaventosi, alienanti, ma allo stesso tempo compagni di viaggio insostituibili.

L’audio bidirezionale non solo coinvolge il giocatore nell’ambiente, provando un forte legame con le paure della protagonista, ma sarà parte integrante e fondamentale del gameplay: senza quelle voci, senza quelle risate e quegli urli strazianti sarà impossibile superare alcune aree di gioco.

Forse siamo anche noi una di quelle voci? È con noi che parla?
Ma non è solo il sonoro a mettere oppressione: la telecamera è molto ristretta, volutamente, e il feeling, sia nel combattimento che nel movimento, è pesante (non in senso negativo). Senua è una grande guerriera, ma è una guerriera stanca e impaurita: morire, per lei (e quindi anche per noi), significa avvicinarsi sempre di più al dominio completo dell’oscurità. Per questo ha paura, per questo la spada, il braccio, la corsa sono pesanti. Non è facile neanche per noi giocatori guidare Senua verso la fine della sua storia: più volte ci fermeremo a pensare, a riflettere sui vari enigmi, e il tutto con l’ombra, la paura, che ci sussurrerà all’orecchio, che ci parlerà tramite le voci nella sua (nostra) testa e ci deriderà spingendoci a mollare. Tutto ciò è reso magnificamente nel titolo e questa è una delle esperienze più forti che si possano provare negli ultimi anni.

“Forse perché non sono solo…”
Il titolo di questa sezione, purtroppo, non si riferisce solo alle voci di prima, ma anche alla base del videogiocare su una console ibrida come Switch: la possibilità di giocare ovunque e in qualunque momento.

Ho provato ampiamente questa possibilità; non solo sdraiato sul divano o seduto su una sedia, ma anche in viaggio sopra un autobus.

Nei primi due casi la risposta è la stessa della modalità fissa; nell’ultimo caso, giocare è praticamente impossibile.

Sentire la testa di Senua nel traffico cittadino è come guardare le stelle con la luce accesa.

Non ci siamo proprio. Se è vero che il comparto sonoro è ciò che più coinvolge il giocatore all’interno del mondo, allora la modalità portatile non è per niente utile, anzi forse è anche dannosa. Sentire le voci è fuori discussione in un ambiente diverso da quello casalingo, con troppe fonti rumorose anche indossando le cuffie. Inoltre, essendoci molte sezioni cinematografiche, il peso di Switch si fa sentire, rendendo scomodo anche l’utilizzo da sdraiato.

Ma vi assicuro che questa è solo la punta dell’iceberg.

I dialoghi sono di fattura ottima. Non riuscirete a toglierli dalla testa facilmente
“O forse perché non ci vedo bene.”
Qui sprofondiamo proprio nell’errore più grande che si possa commettere in un titolo di questo tipo. Hellblade: Senua’s Sacrifice è un piano sequenza unico, cioè si passa da scene giocate a cut scene senza stacco, tramite un movimento di camera fluido e ben integrato nella narrazione. Questo per tutta la durata del gioco.

Nella versione per Switch, data la minore potenza rispetto a PS4, hanno ben deciso di abbassare leggermente la risoluzione grafica durante le scene animate e abbatterla completamente durante la transizione da cut scene a gioco.

Se il gioco avesse un cuore, perderebbe diversi battiti durante il downgrade grafico.

E non stiamo parlando neanche di un downgrade così leggero: stiamo parlando di una grafica paragonabile a due generazioni fa. Ok, la grafica non fa il gioco, ma gran parte del titolo si basa proprio sulle emozioni facciali della protagonista, sulla sua incredibile espressività e naturalezza. Passare da tale potenza visiva ad una nettamente inferiore causa smarrimento nel videogiocatore e perdita di quel legame empatico che unisce noi a Senua

Durante la cut scene: (qui ho usato un piccolo trucco a dir la verita: la modalità fotografia si avvicina di molto a livello di grafia a quella delle scene animate, quindi ho utilizzato quest’ultima per ottenere questa immagine.)
Dopo la cut scene:
“Dovrò quindi guidarti in questa storia?”
Va quindi acquistato questo titolo? Sì, se avete solo questa console. Si tratta comunque di un gioco che vi segnerà e non poco; di una storia che vorrete rigiocare e raccontare. Le emozioni provate da Senua non sono solo racchiuse nello schermo, ma fuoriescono mostrando come chiunque intorno a noi provi paura, frustrazione, e tutto ciò che possiamo fare è combattere e affrontare l’oscurità senza timore.

Verdetto
7 / 10
Non sapevo fosse uscito per PS2
Commento
Questo porting per Switch non rende giustizia al titolo. La modalità portatile, funzione peculiare della console, è irrilevante, se non dannosa, e il downgrade grafico si fa sentire pesantemente. Per il resto rimane il gioco emozionante, stupefacente e coinvolgente che è sempre stato. Se proprio non si possiede un'altra console, giocarlo su Switch rimane una valida alternativa.
Pro e Contro
Comparto sonoro stellare
Storia ben curata e ben narrata...

x ... Smorzata, purtroppo, dal downgrade grafico
x Superflua la modalità portatile

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