Autunno 2020: un amico mi parla di un indie uscito da poco, Hades, un roguelike che gli sta piacendo un casino. Mi consiglia di provarlo, quindi do un’occhiata veloce al primo trailer che trovo: mi fa cagare. La grafica, per un mio gusto personalissimo, non la posso proprio patire. Il fatto poi di aver visto battaglie in cui, tra attacchi sia del protagonista che dei nemici, ogni pixel era “coperto”, mi ha fatto subito pensare che gli scontri sarebbero stati un bordello immane in cui non si sarebbe capito niente.
Doppiaggio e Traduzione Una cosa a mio parere non trascurabile è la qualità del doppiaggio, davvero ben fatto. Anche la traduzione italiana è ottima, nonostante ogni tanto si perda qualche sfumatura: se conoscete bene l’inglese, vi consiglio di giocarlo in questa lingua, per non perdervi nulla.
Il gioco, inizialmente, non ci dice molto. Siamo subito “sparati” in mezzo all’azione. Nessun tutorial, nessun dialogo, solo una stanza vuota in cui possiamo divertirci a premere tutti i tasti per capire quali sono le mosse a nostra disposizione, e ogni tanto qualche frase del personaggio di cui vestiamo i panni, che dice di “volersene andare da questo posto”. Sappiamo solo, quindi, che stiamo cercando di scappare dal luogo in cui ci troviamo. Alla fine della stanza in cui veniamo catapultati, troviamo una porta con uno strano simbolo: ancora una volta senza alcuna spiegazione, entriamo e troviamo i primi nemici da sconfiggere. Una volta “pulita” la stanza, comparirà l’oggetto che avevamo visto sulla porta prima di entrare; mano a mano che andiamo avanti, diventa quindi chiaro che ogni porta ci indica, per l’appunto con un simbolo, quale sarà il premio che riceveremo completando la stanza corrispondente. Ancora una volta nessuna spiegazione sui premi: è solo giocando che scopriremo come usare le nostre ricompense. Tra i vari premi che potremo trovare, quelli più interessanti sono a mio parere i doni degli Dei dell’Olimpo: anche se non è ben chiaro perché ci aiutino, come ricompensa per aver superato alcune stanze potremo infatti trovare un dono inviatoci dagli Dei, accompagnato da un breve messaggio che il Dio in questione ci ha lasciato: ogni dono ha lo scopo di facilitare la nostra fuga. Ed è proprio grazie a questi doni che le nostre armi possono acquisire abilità tra loro diversissime, permettendoci di usare una stessa arma in modi completamente differenti.Stiamo cercando di scapparedal luogo in cui ci troviamo.
Un salto nella mitologia greca Se siete amanti di mitologia greca molto probabilmente apprezzerete tutti i personaggi e riferimenti del gioco; se invece non ne sapete una mazza, può essere un buon modo per acculturarsi, tra un tentativo di fuga e l’altro.
È solo morendo che avremo finalmente qualche informazione: impersoniamo Zagreus, principe degli Inferi nonché figlio di Ade. E proprio davanti al cospetto di nostro padre capiremo che, più e più volte, Zagreus ha tentato di scappare dagli Inferi, ma invano; ogni suo tentativo di fuga si è evidentemente concluso con una sua morte (che significa semplicemente essere rispediti dritti a casa). Perché Zagreus vuole fuggire? Il motivo è per noi ancora un mistero, possiamo solo fare ipotesi a riguardo. L’unica certezza è che il principe è ostinato e vuole andarsene, anche a costo di morire (del resto, volta più volta meno, che vuoi che sia). Oltre ad Ade (nostro padre) nell’Ade (il regno dei morti) potremo trovare personaggi interessanti con cui conversare, tutti facenti parte della mitologia greca: alcuni esempi sono Achille, il nostro maestro d’armi; oppure Cerbero, il mastino infernale che qui altri non è che il nostro adorato cucciolo di casa. Più faremo progressi, più saranno i personaggi con cui conversare, e più saranno i tasselli che avremo per capire cosa sta succedendo. Una cosa che mi ha subito sorpresa è che possiamo parlare solo una volta con questi personaggi, o meglio: ogni volta che moriamo e veniamo rispediti a casa, possiamo conversare una e una sola volta con ognuno dei personaggi presenti; questo vuol dire che se voglio parlare 2 volte con qualcuno, devo morire 2 volte, e così via. L’unico modo, quindi, per sapere cosa hanno da dirci gli abitanti degli Inferi, è morire. È quasi come se il gioco ci stesse dicendo di morire per avere più informazioni, è come se fossimo destinati a morire.
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