Recensione Foreclosed, cover di una recensione

Ci ho pensato un po’, e il modo migliore di aprire questa recensione di Foreclosed è parlare di cover.
O per cover.

Erano tutti morti. L’ultimo colpo fu come il punto esclamativo a chiusura di quello che era successo. Allentai la presa sul grilletto.
Era tutto finito.

Max Payne

Il cicalio della sveglia si interrompe al click sul pulsante. Quattro cifre mostrano l’ora asettiche come possono essere asettici solo i led di un display sette segmenti. Nuovo giorno, nuovo loop, nuovo spreco. Scorri la posta in arrivo mentre la radio trasmette un brano in shuffle scelto da chissà quale algoritmo. Nord, sud, ovest, est.
Il rituale meccanico si interrompe quando ti accorgi che c’è una comunicazione dal tribunale. Premi play aspettandoti il peggio. La realtà riesce comunque a sorprenderti.

Cosa resta di Max Payne 20 anni dopo Max Payne?

Lo strano percorso

Foreclosed è questo. Lo strano percorso che riporta in auge un mood mai davvero dimenticato. È Max 20, una cover di greatest hits. Cambia qualche accordo, qualche parola nel testo. Ma vent’anni dopo sei ancora in un palazzetto a urlare. A giocare nella tua stanzetta che intanto è diventata una casa di proprietà, lo schermo che non è più un CRT d’occasione ma un LCD enorme. Vesti i panni di Evan Kapnos. Per sei ore filate sarai una vittima del sistema che combatte per riavere indietro la sua routine, chiedendosi se ha senso ogni passo fatto in quella direzione. La tua vita è diventata improvvisamente interessante. Ma per le persone sbagliate, per i motivi sbagliati.

È il cyberpunk che incontra l’hard boiled e non ha paura di mostrare la carne. E forse proprio per questo è cyberpunk. Più che per le insegne al neon e la depersonalizzazione dell’individuo. Qualcuno si definisce come essere umano per il lavoro che fa, e giudica gli altri in base al loro. Ma cosa succede quando la tua identità appartiene al tuo datore di lavoro finito in bancarotta? La corsa verso il tribunale diventa un thriller. Le azioni compiute per riscattarti immorali. Qualcosa che neanche un grande libro o un grande film potrebbero descrivere mai.

in Foreclosed la narrativa è centrale, come in questa recensione

Nessun rimpianto

Avevo davvero avuto scelta? Su un percorso che sembrava non avere direzione… Le lancette olografiche stavano per disegnare la chiusura del cerchio.
E così anche io.

Evan Kapnos
Migliori perk? In pratica tutto quello che ha a che fare con la telecinesi. Dai proiettili teleguidati alla possibilità di lanciare in aria (o per terra) i nemici. Effetto collaterale: rompere un po’ il gioco
Le matite di Moebius che finiscono per dar vita a Gravity Rush. I Militaires Sans Frontieres e l’incidente del Peace Walker su PlayStation Portable. Non è la prima volta che fumetti e videogiochi collidono. A volte la sovrapposizione è tale che la vignetta diventa un elemento di gameplay, parte integrante dell’esperienza. Non una semplice alternativa low cost alla cutscene, un “what if” dove il videogioco ruba al fumetto invece che al cinema. In Foreclosed succede esattamente questo. Foreclosed è, esattamente questo. Lo schermo si divide in sottosezioni. A volte indipendenti, a volte attive tutte assieme in tempo reale. A volte con inquadrature e telecamere diverse, altre volte in continuità. Non è una graphic novel interattiva, no: è un videogioco. Fatto e finito, dove si spara si ammazza e il concetto di cover torna anche pad alla mano diventando quello di copertura.

C’è la possibilità di giocare stealth, ma a conti fatti non conviene. Non si evitano battaglie. Se in una zona dopo il primo clean up Foreclosed ha deciso che devono arrivare altri nemici questi arrivano anche se la prima rata è stata liquidata in silenzio. E allora se decidi – quando decidi – di giocare pistola alla mano è importante sapersi accovacciare. Perché il fuoco dei nemici non perdona e spesso sparano in sync, pedoni mossi contemporaneamente sulla scacchiera di un’IA che non vede l’ora di farti ricominciare dal check point. Il che se muori tra una fase e l’altra di uno scontro spesso vuol dire ricominciare dall’inizio. A volte anche dover ri-ottenere i punti esperienza presi e spenderli di nuovo per quel potenziamento adocchiato nel menu.

C’è soddisfazione giocando, però. Capito come giocare con la meccanica di surriscaldamento e sbloccati i perk giusti la giocata d’azione ripaga. Molto più dello stealth, che anche fuori dalla lotta non scorre proprio. Molto meglio gli enigmi ambientali. C’è pure qualche ricompensa per l’esplorazione nella forma di punti esperienza da spendere per sbloccare altre abilità.

Fai come ti pare

Ricordati chi sei, ricordati da dove vieni, ricorda il tuo passato senza subirlo mai.

Max Pezzali
È Max, ma in un contesto nuovo. Vent’anni dopo, in uno scenario che vent’anni fa avresti definito distopia e oggi non sembra nemmeno così improbabile. È il linguaggio dei videogiochi che non copia, non ingloba, non ruba. Assimila. Assimila e usa il fumetto per raccontarsi in una one-shot di quelle che ormai non si fanno più, troppo occupati a guardare ai giocoservizi o agli open world.

È una cover band che ha qualcosa da dire,
da ascoltare anche se l’artista originale non ti ha mai detto niente.

Voto e Prezzo
8 / 10
17€ /20€
Commento
Una cover (nel senso musicale) dove la cover (nel senso di copertura) è fondamentale per giocare bene. Foreclosed è tante cose assieme che, una volta messe assieme, suonano in modo originale pur lasciando riconoscere all'orecchio le componenti singole. Un thriller sincopato tra synth e neon che poi, quasi per caso, si prende delle pause e riflette su sé stesso. È soprattutto una storia, una bella storia, raccontata attraverso il linguaggio dei videogiochi.
Pro e Contro
Due parti di cyberpunk e una di hard boiled
Direzione artistica incredibile

x Stealth impalpabile
x Check point un po' frustranti

#LiveTheRebellion