Caro John Romero, con questa recensione lettera voglio essere diretto, togliamo subito l’elefante dalla stanza. Doom, Wolfenstein 3D e Quake sono si, pietre miliari del medium videoludico (e parte della mia infanzia) ma sono progetti del tutto diversi rispetto Empire Of Sin. Quello è il motivo per cui ti scrivo ed il titolo dice tutto.
“Entro nel locale, mi siedo al bancone ed ordino da bere.”
Sono seduto in un locale, vecchio stampo, di quelli che piacciono a te.
Musica jazz, liquori e sigarette. Come la Chicago, quella degli anni 20 che affascina da sempre te e Brenda e che mi ha fatto sognare ed aspettare (nel mentre mi perdevo nel remake di Mafia) con sano hype il tuo strategico, “cugino” della serie Xcom.
Da grande amante dei gestionali ho gradito l’idea di mischiare i due generi, ho inizialmente apprezzato la complessità e la possibilità data a noi giocatori nel creare e personalizzare il proprio impero.
Due sono le dita di whisky che bevo, quando penso a come ho completamente ignorato dopo qualche ora, tutte queste meccaniche gestionali a favore delle guerre tra gang.
Basta il piombo, il tuo gioco si può riassumere e ahimè finire con questa frase. Una strage di San Valentino continua che ti fa ignorare tutta la parte tattica, complice anche un gameplay fortemente penalizzato da un IA a volte “assente” che si limita a muovere le “pedine” sullo stesso punto creando una catasta di cadaveri. Ok, so a cosa starai pensando, tu volevi il sangue per strada ma pure alla difficoltà più alta mi è sembrato quasi di giocar da solo.
“Barista, altri due, questa ha fatto male”
-Bevo
Vuoi sapere cosa ne penso della tua trasposizione dei roaring Twenties (gli anni ruggenti)? Lì nulla da dire, la città del vento è viva, meravigliosa, traspare tanto amore e molta cura. Forse un pò di cura viene a mancare quando vedo il ripetersi di alcuni ambienti interni. Quindi si, ottimo lavoro ma bastava poco per -bevo.
E per quanto io sia infastidito dal fumo di sto posto e dal gameplay non posso che farti i complimenti per come hai creato delle storie, per quanto siano virtuali, belle da raccontare, sentire e vivere. Gli anni 20 battono forte nel cuore dei protagonisti, 14 boss, tutti con un passato, un presente ed un futuro più vero e vivo che mai. Ottima la personalizzazione (armi,proiettili,oggetti) di ogni membro della famiglia, tutti con delle abilità ed il relativo albero da approfondire.
lo ammetto, ho riso vedendo alcune special fatte dai boss. Per quanto a volte comiche ed inusuali, le ho apprezzate.
“Stupendi i legami che vengono a crearsi tra sottoposti e capi clan, amore,odio e piombo.“
Però L’IA-Bevo
“No lasci pure, anche se è tardi”.
È veramente tardi John, ma la musica che sento mi riporta in mente le meravigliose melodie sentite su Empire Of Sin, perfettamente in linea con la bellezza di Chicago. Ma Ecco che arriva il “ma“: il doppiaggio è sufficiente, soprattutto quello dei personaggi Irlandesi, rivedibile gli altri. A volte il volume si “ubriaca” (di ottima compagnia) e presenta dei loop ambiguisia su pc che switch.,
Sì, ci ho creduto tanto ed ho pure giocato alla versione per Nintendo Switch e devo dire che non è niente male, anzi un ottimo porting (niente a che vedere con tropico 6, altra mia bevuta). Nulla da dire quindi sul piano tecnico al massimo qualche piccola lamentela per i comandi ma vabbè il genere non permette molto.
“Mi dia due dita per il comparto sonoro e qualche nocciolina da sgranocchiare per la versione switch, per favore”
È veramente presto John, l’alba e sto per lasciarti.
Da sempre ammaliato da queste storie ho desiderato il tuo empire of sin con tutto me stesso (scusa se mi ripeto ma cerca di capire) ed ho sofferto perchè le idee le avevi, le hai mostrate al mondo ma… Poteva, quel maledetto poteva (“niente alcol, il barista mi ha buttato fuori”) è la parafrasi perfetta del tuo progetto (che sul piano tecnico è una roccia ovunque) e fa male, tanto male.
“È un nuovo giorno a Chicago ed io sono stanco, deluso.
Andrà meglio mi dico, nel frattempo la scottatura resta.
Buonanotte Chicago, Buonanotte John Romero.
Alla prossima“.
#LiveTheRebellion
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