Recensione Dying Light: The Following

Circa un anno fa Techland grazie a Dying Light aveva dimostrato che, banalmente, il curriculum di uno sviluppatore (nel bene e nel male) non da garanzie su quello che è il risultato finale raggiunto una volta che il titolo arriva sugli scaffali. Inevitabilmente però dopo l’ottima prestazione dello scorso Febbraio le aspettative per The Following, specie dopo la decisione di aumentare il prezzo previsto per questa espansione, hanno messo sulla testa dello sviluppatore polacco la proverbiale spada di Damocle. Scopriamo se ne sono usciti indenni anche questa volta.

Versione testata: PC

Voglio andare a vivere in campagna
La storia di The Following riesce ad essere più interessante rispetto all’anno scorso
Ancora una volta il giocatore impersona Kyle Crane, ormai legatosi alla causa dei sopravvissuti all’epidemia zombie di Harran e deciso a cercare, giorno per giorno, un modo per sopravvivere fino alla prossima alba. Le scorte di Antizin,l’antidoto (temporaneo) per il virus che causa la mutazione, sono però sempre più agli sgoccioli: Kyle quindi non può che cogliere la palla al balzo quando si imbatte in un uomo che, oltre ad essere in possesso di una mappa capace di condurlo fuori dalla città, prima di morire gli parla di un misterioso culto apparentemente immune all’infezione. Sulle tracce della “Madre”, l’essere venerato da questi Figli del Sole (questo il nome della setta) il giocatore quindi dovrà recarsi nel “mondo esterno” e cercare di conquistarsi le simpatie della popolazione, con lo scopo di attirare l’attenzione del culto e scoprirne il segreto.

Se l’anno scorso avevamo evidenziato come l’aspetto narrativo non fosse il piatto forte di Dying Light, The Following riesce a far quadrare il cerchio e a costruire (e raccontare) una vicenda senza dubbio meno anonima della classica epidemia zombie, guidando il giocatore attraverso le circa 20 ore (a seconda della difficoltà di gioco selezionata e del numero di attività secondarie che si decide di affrontare) verso un finale doppio che lascia la scelta a chi sta impugnando il pad tra le mani. Il tutto comunque facendo leva su personaggi che, mistero dietro la Madre a parte, mettono in scena una performance paragonabile a quella dell’anno scorso (quindi non eccellente ma sicuramente funzionale a quello che accade a schermo).

Giochiamocela a birra e salsicce
Meno parkour, ma in compenso Kyle può guidare un dune buggy arcade, nervosa e divertente da guidare
Anche dal punto di vista dell’ambientazione The Following cambia parecchio le carte in tavola. La Harran in piena epidemia lascia il posto alle campagne che circondano la citta, con risvolti che vanno ad influenzare in prima persona il gameplay dell’espansione: il parkour giocoforza, visti i meno ostacoli presenti su una mappa che raddoppia come dimensioni e parallelamente si “svuota” sotto il profilo della densità, va a rivestire un ruolo minore, quasi ai margini, per lasciare posto all’attrazione principale di The Following. Fin dalle prime battute dell’esperienza Kyle entrerà infatti in possesso di una dune buggy decisamente arcade volante alla mano, legata ad un nuovo skill tree apposito che permetterà di ottenere mentre si guida (o si portano a termine le sfide proposte da Dying Light mentre si scorrazza per le campagne, come l’investire un certo numero di zombie o mantenere una data velocità) la capacità di costruire nuove componenti, armi o bonus per la vettura. La buggy è da ritenersi a tutti gli effetti un’arma nelle mani del giocatore, e come queste quindi richiederà un regolare investimento di tempo oltre che per i potenziamenti (da “craftare” e poi installare) anche per quanto riguarda il rifornimento di carburante, da recuperare dagli altri veicoli abbandonati sulla mappa o dalle stazioni di benzina, e soprattutto la manutenzione. Ogni colpo subito, ostacolo urtato o (specie agli inizi) tratto percorso fuoristrada consumerà le componenti dell’auto, che per essere riparate necessitano di un certo numero di viti. Di conseguenza queste diventano indispensabili per poter proseguire quanto (e a tratti anche più) dei kit di soccorso: rimanere a corto di viti vuol dire non poter riparare il proprio mezzo, con conseguenze che possono anche portare al fallimento di alcune missioni. Ci è infatti capitato di non riuscire a completare una classica “missione a tempo” della trama principale a causa di un motore pesantemente danneggiato, e per ripristinare l’usuale velocità di crociera della nostra buggy abbiamo dovuto spendere qualche tentativo alla ricerca del necessario per ripararlo.

L’arco ormai c’è dappertutto
Non mancano aggiunte dal punto di vista ludico per gli altri rami
Se il ramo Agilità come detto accusa un po’ il cambio di ambientazione per lasciare più spazio a quello dedicato alla guida, per gli altri due skill tree (Attacco e Sopravvivenza) non vale lo stesso discorso: le campagne fuori da Harran pullulano letteralmente di zombie, che praticamente assediano ogni campo coltivato occupandolo in massa, lasciando il giocatore quindi libero di menare le mani o di fare affidamento sulle sue armi. In questo senso The Following ha impreziosito ulteriormente l’arsenale cui Kyle può attingere, introducendo nuove ricette (che permettono di dar vita quindi a creazioni inedite) e anche un paio di elementi “pesanti” come arco e balestra, che riprendono il gunplay delle armi da fuoco (pur pagando un raggio d’azione ridotto e dei tempi di ricarica “analogici” e più lenti) ma d’altra parte consentono di attaccare in modo quasi stealth i nemici di turno, non emettendo rumore e non dovendo nemmeno preoccuparsi troppo delle scorte di munizioni. Oltre a poter essere banalmente raccolte dai cadaveri di zombie e banditi eliminati è relativamente facile procurarsi frecce e dardi, quantomeno nella loro versione “base” (non mancano infatti diverse delle classiche varianti come frecce esplosive e dardi perforanti) tramite il crafting, visto che gli elementi di partenza non sono difficilissimi da recuperare.

La sfida di sicuro non manca
Altro aspetto da non sottovalutare, in questo senso, è la possibilità di “rimbalzare” il proprio personaggio tra The Following e la versione base di Dying Light, utilizzando nell’esperienza originale le armi raccolte in periferia (e viceversa): non una rivoluzione, ma senza dubbio un approccio utile a regalare una certa rigiocabilità anche all’esperienza originale. Specie perché The Following dal punto di vista della sfida non scherza e anzi, non regala nulla al giocatore risultando dannatamente impegnativo. Techland ha non a caso fissato “a parole” (si può affrontare l’espansione anche con un personaggio di livello inferiore) un livello minimo di 18 per avventurarsi più o meno tranquillamente tra le campagne di Harran.

Visuale dall’abitacolo
Una conferma sul fronte tecnico, con qualche piccola miglioria
Dal punto di vista tecnico non possiamo che ribadire le buone impressioni avute l’anno scorso, con il titolo di Techland capace di rendere un lontano ricordo i bug, i freeze e in generale tutti gli inciampi patiti a suo tempo da Dead Island offrendo al contempo una buona resa visiva (abbastanza scalabile anche su configurazioni non di primo pelo se si abbassa il livello di dettaglio) e anche arricchita sotto alcuni punti di vista dal rilascio, in parallelo a The Following, della Enhanced Edition del titolo, che di fatto sostituisce la versione messa in commercio lo scorso anno (arrivando come aggiornamento gratuito per tutti i possessori del Dying Light originale).

Verdetto
Si
Quasi un Dying Light 2
Commento
Se avete apprezzato la versione "base" di Dying Light, difficilmente rimarrete delusi da The Following: l'espansione offre tantissimi contenuti, legandoli assieme (come non era riuscito a Techland un anno fa) con una storia a conti fatti sempre interessante e ben raccontata, non deludendo nemmeno per quanto riguarda le nuove aggiunte regalando da una parte un mezzo di locomozione divertente da guidare come la dune buggy e dall'altra nuove armi (dove risaltano sicuramente arco e balestra). L'unico neo è un parkour quasi ai margini dell'esperienza viste la caratteristiche della nuova ambientazione, ma d'altra parte era una manovra inevitabile a meno di andare a scadere nel già visto.
Pro e Contro
Tantissimi contenuti
Divertente ed impegnativo
Narrativamente questa volta ci siamo

x Inevitabilmente si utilizza meno il parkour

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