Solo l’anno scorso
Driveclub veniva in pratica sbeffeggiato da buona parte del pubblico a seguito di un lancio al limite del disastroso arrivato tra l’altro (
ironia della sorte) dopo una campagna pubblicitaria che lo aveva pesentato come il “
Forza Killer” di PS4. Esattamente 382 giorni dopo il prodotto firmato Evolution Studios riesce a ritagliarsi un posto in prima fila alla conferenza Playstation della Paris Games Week, lanciando
Driveclub Bikes su Playstation Store
in diretta dal palco. In mezzo, tra le stalle dell’esordio e le stelle di qualche settimana fa, semplicemente tanto impegno da parte degli sviluppatori, certificato anche dal
successo di vendite ottenuto dal titolo nel tempo. Senza ulteriori indugi, andiamo ad analizzare quest’ultima escursione su due ruote della serie e a capire se si tratta o meno di un successo meritato
Driveclub Bikes è distribuito tramite PSN con una doppia formula, che permette l’acquisto del pacchetto in formato stand alone a 19.99€ oppure, per chi possiede già il titolo di base, a 14.99€. Dato che si tratta quindi di un prodotto pensato per rimanere in piedi anche da solo, in calce alla recensione non troverete la solita indicazione da “dentro o fuori” che utilizziamo per i DLC ma un voto numerico vero e proprio.
Tutti in piedi sul divano
Dal punto di vista contenutistico questa espansione aggiunge, in parallelo alla controparte automobilistica già disponibile da tempo, la possibilità di fruire tutti i contenuti dell’originale su due ruote, salendo in sella a 12 moto riprese dalla classe Superbike (che spaziano dai bolidi Yamaha e KTM disponibili all’inizio fino ad arrivare a coprire marche come Honda, BMW e Ducati).
I cavalli vapore sotto la scocca vengono messi a frutto in una serie di nuovi eventi introdotti ad-hoc, che portano il giocatore sulle piste del pacchetto base (
e le aggiunte arrivate nei mesi successivi) mentre cerca di portare a casa le classiche “stelline” elargite quando durante queste manifestazioni si soddisfano alcune condizioni bonus poste dagli sviluppatori. Riproposto ovviamente anche il sistema delle sfide, che tanto durante il Tour in single player quanto mentre si gareggia con gli altri giocatori online introducono, all’interno dei circuiti, delle zone in cui il giocatore è chiamato in perfetto stile arcade ad ottenere il miglior punteggio:
I problemi dei server al lancio sono un lontano ricordo
che si parli della maggior velocità media, di seguire con più precisione possibile una data traiettoria o di cimentarsi in impennate e stoppie (
le due aggiunte inedite legate alle moto) l’imperativo è far meglio degli altri, accumulando punti che permettono al pilota e al club di appartenenza di salire di livello. Un’aggiunta al canovaccio tradizionale cui ci si ritrova davanti in un gioco di corse che avevamo già apprezzato l’anno scorso, e che adesso grazie ai server di gioco finalmente a regime (
non abbiamo praticamente mai riscontrato problemi di sorta giocando online) riesce a mostrare tutto il suo valore su pista.
Su due ruote ci vuole fair play
Driveblub Bikes va a riempire una casella scoperta nella lineup, realizzando un ottimo racing arcade su due ruote
Dal punto di vista ludico l’imperativo che si è data Evolution Studios è lo stesso di un anno fa: gli aspetti simulativi (
spesso anche esagerando su questo fronte, come vedremo) sono lasciati in disparte mettendo
al centro di tutto il divertimento, inseguito e raggiunto grazie ad un modello di guida arcade dannatamente riuscito come quello dell’originale,
e anzi capace di superarlo sotto alcuni aspetti sfruttando le caratteristiche dei 12 nuovi veicoli introdotti. Le moto risultano chiaramente molto più agili e manovrabili rispetto alle sorelle maggiori su quattro ruote, andando a rendere più appaganti le sezioni dei circuiti in cui le curve si fanno più aggressive e si sfruttano i due freni (anteriore e posteriore) e la manopola del gas per cercare la traiettoria migliore e magari osare un sorpasso ai danni di chi sta davanti. Certo, ci si assume forse qualche rischio in più del dovuto visto che (
e dopotutto è giusto così, mancando qualunque velleità di simulazione) non c’è pericolo di cadere quando si va troppo in piega, e si finisce distesi per terra solo a causa di impatti troppo forti con guard rail e ostacoli ai bordi del circuito.
In generale ci si diverte tanto, anche di più che su quattro ruote
Anche il sistema di penalità, pur rimanendo immutato e continuando quindi in caso di infrazione a limitare per qualche secondo la velocità del pilota (
laddove obbligare a restituire eventuali posizioni guadagnate giocando un po’ sporco) risulta decisamente più in forma, visto che
banalmente a bordo di una moto è decisamente più complicato fare ostruzione in caso di eventuali controsorpassi quando si è sotto gli effetti di questi malus. Insomma, l’unica nota stonata riguarda ancora una volta il sistema di collisioni, che pad alla mano risulta un po’ troppo “gommoso” ed imprevedibile, che come già detto per la parte automobilistica del titolo consente di azzardare qualche contatto di troppo con gli altri piloti in pista.
Il fascino delle quattro due ruote
Non salviamo solo il sistema di guida: Driveclub Bikes è ottimo anche sul fronte tecnico
Dal punto di vista tecnico non si può non ribadire quanto detto nella scorsa recensione: Evolution Studios ha confezionato un prodotto che, pur limitandosi ai trenta fotogrammi al secondo (
anche in questo caso prendendosi una licenza su cui si può tranquillamente soprassedere, essendo un titolo dall’animo arcade), mantiene fede alla parola data e risulta
fluido anche quando a schermo gli sviluppatori hanno giocato con gli effetti particellari, spaziando da coriandoli lanciati sulla pista al passaggio del giocatore fino alla pioggia (
o alla neve) in caduta.
Senza dimenticare l’ottimo lavoro fatto con il sistema di illuminazione, capace di regalare scorci davvero suggestivi dei vari tracciati presenti, e la cura riposta nella realizzazione dei veicoli, in particolare negli interni (qui per forza di cose limitati alla visuale del cruscotto del veicolo e a quella da dietro al casco del pilota).
Grande attenzione per i dettagli anche per quanto concerne l’aspetto “acustico” delle moto, che come per le macchine risulta convincente e ben differenziato: non è solo il sistema di guida quindi ad essere promosso.
Verdetto
8.5 / 10
Manca solo il tasto per le ginocchiate
Commento
Pro e Contro
✓ La "solita" cura per i dettagli
✓ Su due ruote è anche più divertente
✓ Il sistema di penalità funziona meglio...
x ... Ma di fatto non è cambiato
x Collisioni ancora "gommose"
#LiveTheRebellion