Ormai dovremmo saperlo, dopo opere come la trilogia di Metroid Prime ed il meraviglioso Donkey Kong Country Returns, il nome Retro Studios è sinonimo di altissima qualità. Uno studio che nel giro di una quindicina d’anni scarsa ha dato prova di padroneggiare perfettamente generi diversissimi come le avventure in prima persona ed i platform 2D old-school, passando anche per i racing game (difficile scordare il loro contributo, anche se di pura manovalanza, a Mario Kart 7). Eppure, nonostante tutto, la presentazione di Donkey Kong Country: Tropical Freeze durante il Nintendo Direct dell’E3 2013 ha lasciato scontento più di un fan. Chi si aspettava qualcosa diverso dai texani, magari un nuovo Metroid o magari una nuova IP “matura”; chi si aspettava un lavoro il cui impatto grafico scandisse maggiormente il salto generazionale da Wii a Wii U; chi invece, malignamente, puntava il dito contro le “fuoriuscite di talenti” che puntualmente hanno colpito Retro dopo ogni release di rilievo. È con grande piacere, quindi, che accogliamo finalmente il famigerato Tropical Freeze alla prova del fuoco, pronti a vedere se ancora una volta il team texano di Nintendo ha saputo mettere a tacere scettici e detrattori.
Donkey Kong Country: Tropical Freeze è il sequel Wii U di Donkey Kong Country Returns, titolo uscito nel 2010 su Wii e riproposto nel 2013 su 3DS. Sgominati i temibili Tiki Tak, è stavolta un nuovo gruppo di agguerriti nemici a disturbare la tranquillità della famiglia Kong e della loro amata isola: i Nevichingi. Questo gruppo di glaciali vichinghi, costituito da animali polari come pinguini, orsi bianchi, foche e leoni marini riuscirà infatti a scacciare gli scimmioni dalla loro isola, trasformando quel paradiso tropicale in un vero e proprio inferno congelato. Lo scopo del gioco sarà quindi attraversare una serie di isole, sgominando avamposti di Nevichinghi e via via avvicinarsi sempre più alla natia terra perduta, per riconquistarla una volta per tutte. Questo piccolo espediente ha consentito a Retro di concentrarsi su tutta una serie di ambienti inediti, molto diversi da quelli che caratterizzavano Returns. Le varie isole che esploreremo saranno infatti costituite dalle locations più disparate: non sole le classiche giungle e spiagge, ma anche savane infuocate, mondi sottomarini ed incredibili fabbriche di succo di frutta nel bel mezzo delle foreste. Il risultato è che non c’è un singolo livello che somigli, o che sia stato riciclato dal precedente gioco, rendendo Tropical Freeze estremamente fresco e vario anche per chi ha passato molto tempo su Returns. Dal punto di vista del gameplay si segnalano molti punti in comune con il precedente gioco, ma anche alcune importanti novità. La struttura di base resta la stessa, con livelli 2D da attraversare, nemici da eliminare saltando loro sopra od utilizzando barili ed altri espedienti, lettere e pezzi di puzzle nascosti da collezionare, eventuali uscite segrete da scoprire e così via. Anche il level design richiama quello eccellente di Returns, con mai due livelli che si somiglino per concept o feeling, ma sempre ciascuno costruito su idee differenti: si passa dal livello in cui i nemici hanno posizionato bombe e mine ovunque a quello in cui dobbiamo attraversare una savana colpita da un tornado, a quello in cui un terribile incendio consuma le varie piattaforme costringendoci ad un platforming dal ritmo serrato, a quelli subacquei, a quelli in cui cavalcare il rinoceronte Rambi od il famigerato carrello da miniera. Oltre alla enorme varietà di fondo fa ritorno anche il gusto per un gameplay a suo modo “ritmico”, che permette, una volta entrati nello spirito del gioco, di procedere ad istinto attraverso fasi particolarmente impegnative regalando non poche soddisfazioni al giocatore che giunge a fine livello affidandosi al “flusso” del gameplay.
Cosa c’è di diverso quindi da Returns? Innanzitutto il livello di difficoltà, ricalibrato e reso più accessibile. Nonostante molti giocatori hardcore abbiano apprezzato la grande difficoltà di Returns, pare che le critiche di utenti meno navigati abbiano fatto sì che Nintendo decidesse di ridurre il livello di difficoltà di Tropical Freeze. Intendiamoci: per il giocatore comune il titolo è comunque non facile, si muore un grande numero di volte, soprattutto se si gioca con disattenzione e leggerezza; in compenso viene fornito un grandissimo numero di vite extra, in maniera tale che il Game Over sia praticamente impossibile, e che tutto si risolva con la memorizzazione dei passaggi più ostici. Questi ultimi sono decisamente in minor numero rispetto a Returns durante il gioco principale, permettendo a chiunque di finire la storia senza diventare pazzo, mentre si ritrovano in gran quantità nei vari livelli segreti, segno della volontà di Retro di lasciare un “contentino” ai giocatori più esigenti. Altre novità sono l’introduzione dei livelli acquatici e la presenza di due nuovi personaggi di supporto oltre a Diddy Kong, ovvero Dixie Kong e Cranky Kong. Spendendo due parole sul gameplay dei livelli acquatici possiamo dire che è realizzato in maniera estremamente precisa, evitando le frustrazioni che molti platform 2D presentano in queste situazioni. L’inerzia durante il nuoto ed i livelli d’aria sono stati calibrati alla perfezione, e raramente la difficoltà è scorretta con il giocatore: come d’altra parte con le fasi terrestri, ogni eventuale vita persa è da imputarsi ad un errore del giocatore, non ad una difficoltà o ad un level design che sono sì esigenti, ma mai ingiusti. La presenza di due nuovi personaggi di supporto consente invece di diversificare ulteriormente il gameplay del gioco: se Diddy Kong permette, come già in Returns, di planare per un paio di secondi dopo un salto, Dixie Kong permetterà invece di eseguire una sorta di “doppio salto” utile per raggiungere piattaforme alte o per correggere eventuali errori. Cranky Kong invece permetterà di utilizzare il proprio bastone come un Pogo Stick, esattamente come Paperon de’ Paperoni in DuckTales. In questo modo sarà possibile attraversare tratti di terreno normalmente letali, come il filo spinato, o di uccidere nemici che presentano corna o spine, solitamente immuni al normale salto. Nel gioco saranno presenti sia livelli che forzeranno l’uso di un determinato partner, per ragioni di level design, sia livelli in cui potremo liberamente scegliere uno dei tre, andando magari a modificare di molto la nostra strategia ed il nostro percorso in quel livello. Addirittura alcuni segreti saranno raggiungibili soltanto mediante l’aiuto di uno specifico partner, aumentando notevolmente la rigiocabilità e la longevità del titolo.
È inutile negare che durante la sua presentazione E3 2013, Tropical Freeze non si mostrò particolarmente brillante sotto il punto di vista grafico, e che anche nei successivi trailer e showcase (qua le nostre impressioni della build dello scorso Luglio) il gioco è spesso parso come un mero upgrade di Donkey Kong Country Returns. Nella versione finale del gioco le cose sono cambiate nettamente, anche se non ci troviamo comunque di fronte al massimo che Wii U può dare. La novità più immediata è la tecnica utilizzata per rendere realistica la pelliccia di Donkey Kong, dei vari scimmioni e dei nemici, un fur shading dai risultati convincenti e realistici, che assieme ad una serie di piccoli tocchi contribuisce a rendere estremamente piacevole l’aspetto visivo. Pur non presentandosi con un tripudio di poligoni e di effetti speciali, Tropical Freeze riesce a stupire per la bellezza dei suoi fondali e delle sue animazioni. Non solo i vari personaggi sono animati con cura maniacale, ma anche innumerevoli elementi dei fondali sono mobili, vivi, credibili, con un’attenzione al dettaglio impressionante. Anche le ambientazioni, più varie di quelle di Returns, contribuiscono a questo quadro, grazie ai loro colori accesi e sgargianti. Menzione speciale infine per la nuova telecamera, che non si limiterà a riprendere l’azione lateralmente, ma che in alcune sequenze (ad esempio quando i nostri eroi vengono sparati da un barile esplosivo, o quando sono a bordo del carretto da miniera) seguirà da vicino DK e compagni, permettendo di osservare da un punto di vista inedito i mondi tridimensionali creati da Retro. A coronare il tutto ci pensa la straordinaria fluidità del gioco, inchiodata sui 60 FPS (la risoluzione invece è di 720p, eventualmente upscalata a 1080p), che rende allo stesso tempo tutto più piacevole alla vista e più soddisfacente da giocare. L’aspetto sonoro era forse stato uno dei più deboli di Donkey Kong Country Returns, con musiche che svolgevano il loro lavoro bene, senza tuttavia eccellere. Per questo sequel Nintendo e Retro Studios sono riuscite a contattare e coinvolgere David Wise, uno dei tre compositori della trilogia originale di Donkey Kong Country. Inutile dire che l’apporto di Wise è stato a dir poco fondamentale e che là dove le musiche erano il punto debole di Returns, in Tropical Freeze divengono il vero e proprio punto di forza. Wise è riuscito a creare un gran numero di composizioni inedite di grandissimo effetto, con un particolare gusto ambient ed intimista in alcuni livelli (bellissime le melodie dei livelli acqutici), ed epico e avventuroso in altri (semplicemente spettacolare ed esaltante il tema dei Nevichinghi). Una colonna sonora di altissimo livello e davvero ispirata, priva di brani deboli, ed in grado di dare davvero una marcia in più al gioco.
Complice anche la ridotta difficoltà del gioco principale, Tropical Freeze è sicuramente un gioco più corto di Returns. Non solo: i mondi presenti sono solo 6 contro gli 8 del predecessore, e nonostante la lunghezza media dei livelli sia leggermente superiore, la sensazione diffusa è quella di trovarsi di fronte ad un titolo più breve del precedente. Ci sono certamente modi per smorzare questa brevità, tra cui il completamento al 100% del gioco (che costringerà a cacciare ogni singolo segreto e ad affrontare i tostissimi livelli extra) e la possibilità di affrontare i vari livelli in modalità time-attack (e conquistare la medaglia d’oro in ogni livello sarà un’impresa non da poco, che richiederà enorme padronanza dei comandi e grande abilità al giocatore), ma alla fine è difficile non sentire un po’ di amaro in bocca: Tropical Freeze è così divertente, vario e ben costruito che si vorrebbe durasse in eterno. Purtroppo non è così. È presente, come in Returns, una modalità multiplayer locale a due giocatori, in cui il primo player utilizzerà Donkey Kong ed il secondo uno a scelta tra Diddy, Dixie e Cranky. Inutile a dire che si tratta di un’aggiunta utile come passatempo con amici e familiari, ma che ogni reale impegno ad affrontare l’intero gioco in cooperativa è presto frustrato da un level design che mal si adatta a due giocatori, essendo studiato per un singolo giocatore. Sotto questo punto di vista Tropical Freeze ripropone la stessa esatta lacuna di Returns, ed è un peccato che non si sia cercato di ovviare a questo problema. Per quanto riguarda le funzionalità esclusive di Wii U, sfortunatamente Tropical Freeze le sfrutta a malapena: è presente solo una basilare integrazione con Miiverse, mentre il GamePad non viene utilizzato in alcuna maniera: semplicemente si può scegliere se mostrare il gioco sullo schermo della televisione o sullo schermo del GamePad, lasciando l’altro schermo nero ed inutilizzato. Un peccato, anche perché dovrebbe essere il compito di Nintendo quello di mostrare i possibili utilizzi di uno strumento come il GamePad, e perché proprio un team talentuoso come Retro avrebbe avuto le carte in regola per stupirci, un po’ come avvenne con i motion controls di Metroid Prime 3: Corruption.
#LiveTheRebellion