Correva l’anno 1994. Nintendo era in procinto di perdere la console war dei 16bit di fronte all’agguerritissima concorrenza di SEGA e del suo Mega Drive, mentre il mercato assisteva allo sbarco dei primi sistemi a 32bit, come Saturn e la PlayStation di Sony. Eppure bastò un solo gioco, che nell’arco dei due anni successivi ricevette ben due sequel, a ribaltare completamente la situazione ed a coronare Nintendo come regina videoludica indiscussa della prima metà degli anni ’90. Quel gioco, prodotto da una giovane casa di sviluppo inglese, Rareware, era Donkey Kong Country. Si trattava di un platform dalle premesse semplici, ma realizzate con maestria e grande cura per il dettaglio, e che grazie ad una grafica all’epoca strepitosa ed a massicce dosi di umorismo conquistò immediatamente l’immaginario di milioni di giocatori. Da lì in poi, per quasi una decade, i destini di Nintendo e Rare sarebbero rimasti legati a doppio filo, dando vita ad una storia di successi che i giocatori dell’epoca Nintendo 64 ricorderanno benissimo. La partnership tra le due case s’interruppe bruscamente nel 2002, quando Microsoft acquistò lo studio inglese con l’intenzione di renderlo una delle colonne portanti della neonata Xbox. Nintendo, tra le grida di disperazione degli appassionati, intascò dalla transazione la bellezza di 183 milioni di $. Lo stesso anno, curiosamente, la Casa di Kyoto acquistò per la ben più modesta cifra di un milione di Dollari un piccolo team texano, Retro Studios, che avrebbe poi raggiunto la notorietà grazie alla strepitosa trilogia di Metroid Prime. Sarà proprio Retro, nel 2010, a riesumare con un nuovo platform per Nintendo Wii il franchise di Donkey Kong Country, raccogliendo finalmente quella staffetta ideale che Rare gli pose otto anni prima. A distanza di tre anni dalla sua uscita casalinga, Donkey Kong Country Returns giunge oggi anche su 3DS, con un porting realizzato da Monster Games, già autori di Excite Truck e Pilotwings Resort.
Annunciato un po’ in sordina nel corso del Nintendo Direct dello scorso 14 Febbraio, Donkey Kong Country Returns 3D si presenta come la fedele trasposizione del titolo già uscito su Wii tre anni fa, anche se con alcune piccole novità che andremo ad analizzare più avanti. Il titolo è un classico platform 2.5D con grafica poligonale e scorrimento bidimensionale, seguendo il trend inaugurato negli ultimi anni dalla serie New Super Mario Bros. Fin dalle prime battute il gameplay del gioco si presenta molto solido. La fisica dei salti di Donkey Kong è estremamente precisa ed il personaggio risponde con tempestività ai vari comandi, che permetteranno non solo di muoversi e saltare, ma anche di rotolare contro gli avversari, aggrapparsi a corde o specifiche pareti ed eseguire varie azioni contestuali utili per svelare segreti di vario genere. In questo senso è utile far notare come le azioni del soffio, della rotolata o del battere a terra i pugni, che nella versione Wii del gioco venivano attivate dal movimento del controller (cosa che aveva suscitato qualche critica), sono state rimappate per essere azionate dai pulsanti di 3DS, rendendo l’intero sistema di controllo più naturale e maggiormente adatto alla precisione richiesta da un platform. Uno dei punti di forza del gioco è senza dubbio il level design. Mentre i DKC classici erano dei platform sì validi, ma non particolarmente eccellenti in questo campo, in DKCR3D la struttura e la realizzazione dei livelli di gioco ha del sensazionale. Non ci sono in tutto il gioco due livelli che si somiglino, nella struttura o nel feeling. Ogni singolo livello è costruito su una particolare idea, meccanica di gameplay o “gimmick”, che non viene mai ripetuta nell’arco di tutto il gioco. Abbiamo livelli in cui il terreno crolla man mano che procediamo e livelli che ci mettono a bordo dello storico carretto da miniera, livelli in cui è necessario cercare riparo dalle onde ad intervalli regolari e livelli in cui si evitano proiettili sparati da un galeone pirata, livelli a sviluppo orizzontale, livelli a sviluppo verticale e moltissimo altro ancora. La varietà di DKCR3D è assolutamente impressionante e si accompagna ad un’ottima qualità. I livelli offrono costantemente un ottimo grado di sfida al giocatore. Sono difficili, ma mai ingiusti. In Returns si muore spesso, spessissimo, ma è sempre colpa del giocatore, mai del gioco. Non ci sono trappole o nemici inevitabili, pozzi senza fine improvvisi. Il titolo avvisa sempre il giocatore di ciò che sta per accadere, anche se con margine ridotto e senza concedere sconti. I riflessi e la pratica sono la chiave per avere successo in DKCR, in linea con la filosofia dei platform dell’era a cui il gioco si ispira. Una volta che si entra con la testa nell’ottica di Returns ci si rende conto che i livelli hanno un loro ritmo innato, che permette ai giocatori più abili di sperimentare momenti di totale onnipotenza quando, abbandonandosi al fluire del livello, si riescono a superare sezioni all’apparenza impossibili. Tracce di questo design brillante si ritrovano anche nella disposizione dei vari segreti che sono disseminati nei livelli: alcuni più evidenti, altri meno, tutti mai banali e sempre ragionati.
Nonostante l’alto livello di difficoltà di Donkey Kong Country Returns sia funzionale all’esperienza di gioco, alcuni giocatori lamentarono all’epoca dell’uscita della versione Wii un tasso eccessivo di frustrazione. Per far fronte a questa problematica Nintendo e Monster Games hanno inserito nel gioco, in aggiunta alla modalità classica (che ripropone la stessa difficoltà dell’originale) una modalità semplificata. In questa è possibile affrontare il gioco iniziando i livelli con tre cuori invece di due, permettendo di poter subire un danno ulteriore prima di perdere una vita. In tale modalità sono stati inoltre aggiunti nei negozi alcuni nuovi oggetti volti a semplificare alcune fasi del gioco. L’operazione era rischiosa, visto che limare eccessivamente la difficoltà di DKCR sarebbe equivalso a snaturare il gioco, ma fortunatamente è riuscita in pieno. Tali novità riescono effettivamente a dare una mano al giocatore, ma si tratta al più di interventi una tantum, dopodiché l’utente è di nuovo lasciato a se stesso nella sfida contro un level design severo ed impassibile. Altra novità è l’introduzione di un intero nuovo set di livelli, sbloccabile dopo il completamento del gioco, sia nella modalità originale che in quella nuova, aggiunta più che gradita e che costituisce la novità più corposa dell’intero pacchetto.
Anche per quanto riguarda l’aspetto audiovisivo DKCR3D si presenta in maniera convincente. Già nella sua precedente incarnazione, Returns aveva mostrato come Retro Studios fosse uno dei team più abili di Nintendo, non soltanto a livello tecnico, ma anche e soprattutto di design. Non tanto quello dei personaggi, ormai radicati nell’immaginario collettivo da anni ed impossibile da cambiare, quanto piuttosto quello dei vari ambienti, che passano da giungle lussureggianti a caverne, da spiagge battute dalle onde a rovine di civiltà precolombiane. Il gioco è disseminato di un gusto per le architetture esotiche e misteriose che lo sviluppatore ha chiaramente maturato nella sua esperienza con la trilogia di Metroid Prime e che è riuscito a traslare con successo in un genere ed in una atmosfera diversissimi. La versione 3DS del gioco è il fedele adattamento di tutto ciò, con l’ovvia aggiunta della possibilità di visualizzare l’intero gioco in 3D stereoscopico. Per permettere ciò la grafica di Returns è stata interamente rilavorata, in modo tale da rendere visibili su profondità diverse gli elementi che nel piano del gioco stanno più vicini o più lontani rispetto al giocatore. Nonostante qualche sporadico effetto di ghosting l’effetto finale è convincente e contribuisce ad una resa grafica ancora più piacevole agli occhi dell’utente. Da notare in negativo invece un framerate generalmente più basso di quello della versione Wii, comunque mai tale da pregiudicare la fruizione del titolo. Le musiche sono forse l’unico aspetto in cui Returns non riesce ad uscire dall’ombra dei suoi predecessori. Pur essendo di ottima qualità restano nel solco tracciato dalle colonne sonore dei tre Donkey Kong Country, dai quali riprendono stile ed interi temi musicali.
Donkey Kong Country Returns 3D offre una notevole mole di contenuti per il giocatore, tanto quello occasionale che quello più navigato. Oltre alla grande difficoltà di fondo ed ai livelli extra aggiunti in questa versione, il gioco migliora la sua longevità spingendo l’utente a rigiocare più volte i livelli per scoprire tutti i segreti, trovare tutte le aree nascoste, raccogliere le lettere KONG od i pezzi di puzzle. Come se ciò non bastasse è anche possibile affrontare versioni a tempo dei vari livelli del gioco, dopo aver completato quelle standard. In queste versioni il livello di sfida è veramente altissimo, e si arriva a dover impiegare ore di tentativi per un singolo livello. Come nella versione Wii il gioco è fornito di una modalità multiplayer a due giocatori, per la quale saranno necessari due 3DS e due copie del gioco. In questa modalità il secondo giocatore utilizzerà Diddy Kong, con mobilità e mosse leggermente diverse da quelle di Donkey Kong. Sebbene si noti che la struttura dei livelli si adatta meglio al singleplayer, la qualità del multiplayer è accettabile, e costituisce un ulteriore incentivo a non rimuovere la scheda del gioco dal nostro 3DS.
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