Negli ultimi anni, indubbiamente, il genere sparatutto ha trascurato le sue ambientazioni più classiche, quelle tipiche degli scenari della Seconda Guerra Mondiale, per spostare l’accento sulle guerre del futuro, soprattutto viste le possibilità ludiche che gli scenari di questo tipo permettono di allestire. DICE ed Electronic Arts però, quest’anno, tornano finalmente al classico e anzi, vanno ancora più indietro con Battlefield 1: per jetpack, acrobazie e robot rivolgetevi a Titanfall 2 (in uscita il 28 Ottobre), qui ci si immerge nella Grande Guerra, dove i mirini non hanno puntatori laser e l’espressione “arriva la cavalleria” ha un significato quanto mai letterale.
Versione testata: PlayStation 4
Battlefield 1, nessuno e centomila
La campagna di Battlefield 1 è la migliore vista nella serie da diversi anni a questa parte
L’offerta in singolo, la campagna offline del gioco, si articola attraverso quelle che di fatto sono cinque sotto-campagne che includono, ciascuna, dalle due alle quattro missioni, cui bisogna aggiungere Tempesta d’Acciaio (di fatto, il tutorial) dove il giocatore veste, transizione dopo transizione, i panni di alcuni soldati spinti in braccio alla morte sul campo di battaglia, apprendendo il nome del proprio alterego dalla schermata nera che funge da “stacco” tra una situazione e l’altra. Già giocando Tempesta d’Acciaio appare chiaro come DICE abbia scelto di puntare, pur adagiando il tutto su alcune verità storiche, sulla componente emozionale, dipingendo per ognuna delle sotto-campagne un quadro preciso e ben raccontato di vicende e sensazioni provate dai soldati di cui si va a vestire l’uniforme e raccontando storie diverse, sfruttando tra l’altro diversi espedienti narrativi (flashback, narrazione in prima persona e in un caso anche l’inganno, facendo cadere il giocatore nella stessa “trappola” utilizzata contro il nemico) ed in definitiva andando a confezionare quello che nel complesso è un pacchetto single-player riuscito come non se ne vedevano da anni all’interno della serie (ma anche dalle parti della concorrenza diretta). Non si può rimanere indifferenti davanti allo scorrere degli eventi cui si assiste a schermo, in particolar modo per quanto riguarda la controversa missione ambientata in Italia sul Monte Grappa, Avanti Savoia, che pur risultando la più breve delle sequenze proposte da DICE riesce a raggiungere picchi di intensità che difficilmente lasciano indifferente chi sta stringendo il pad tra le mani, dando lustro ad una delle specialità del Regio Esercito italiano della Prima Guerra Mondiale, quella degli Arditi (noti per combattere utilizzando un pugnale e delle bombe a mano).
Sul piano ludico, l’IA dei nemici in Battlefield 1 è un po’ troppo ingenua nelle fasi stealth
La scelta di suddividere l’offerta in questo modo non è però esente da difetti:è vero che DICE così facendo ha potuto concentrare in, mediamente, un’oretta quello che voleva riuscire a mostrare (perché ognuna delle campagne di fatto va ad attingere a qualche aspetto del multigiocatore, permettendo di saggiarne alcune meccaniche e presentando le mappe che si ritrovano poi online) e raccontare, ma d’altra parte la durata complessiva del tutto va ad assestarsi sulle cinque ore, seppur gestite alla grande e dal ritmo praticamente serratissimo. Si recupera qualcosa giocando alle difficoltà più alte e dedicandosi al completamento al 100% delle sfide (e alla raccolta dei diari nascosti sulle mappe, i collezionabili del gioco), ma è un’operazione in cui probabilmente si cimenteranno soprattutto i collezionisti di trofei ed obiettivi (magari ingolositi dal mettere in bacheca il trofeo legato al completamento di questi aspetti in Avanti Savoia, che DICE in uno slancio di ironia ha battezzato Italia Amore Mio). Il difetto maggiore va però a lambire gli aspetti più direttamente ludici, dove complice un’Intelligenza Artificiale avversaria un po’ troppo molle ed ingenua il livello di sfida rischia di venir meno, specie se si decide di affrontare (ove possibile) il tutto in modalità furtiva. Visti i tempi di reazione esagerati delle varie guardie sul campo è infatti facile avvicinarsi a queste, anche se sono in compagnia di un loro alleato, ed eliminare entrambi i soldati in corpo a corpo, o ancora utilizzare la carica baionetta in pugno eliminando il tedesco, l’austro-ungarico o l’ottomano di turno prima che dia l’allarme. Ma, soprattutto, è come queste reagiscono a suoni e diversivi quello che lascia perplessi; gli sviluppatori hanno inserito in-game la possibilità, sfruttando il touchpad di Dualshock 4, di lanciare un proiettile a mano con il fine di attirare l’attenzione di un nemico. Attenzione che verrà attirata proprio alla lettera, con la guardia che andrà a dirigersi esattamente nel punto in cui il proiettile ha toccato il terreno e rimarrà perplessa, spesso anche di spalle, per diversi istanti in prossimità della zona. A quel punto, a meno che non si tratti di qualche unità speciale immune al corpo a corpo (come i flammieri) l’eliminazione è garantita. A farne le spese in particolare è la campagna ambientata nel deserto arabo, che basa la sua sezione iniziale e quella centrale sulla necessità di avanzare ed eliminare bersagli specifici, e dove quindi agendo in modalità stealth (e magari utilizzando il binocolo per marcare i nemici sulla mappa) diventa quasi una formalità.
Sopra un prototipo di missile tedesco
Battlefield 1 è un Battlefield a tutti gli effetti: qualche semplificazione c’è, ma rimane comunque un prodotto molto diverso dagli FPS Arcade e giocare ragionando è un obbligo, se non si vuol finire uccisi
Prima di andare a sviscerare quella che è storicamente l’offerta principale in un titolo del genere, ovvero la componente multiplayer online, è doveroso affrontare il discorso che riguarda le meccaniche di gioco nude e crude. Da questo punto di vista Battlefield 1 si inserisce, quasi contrariamente alle aspettative iniziali, nella trincea che tradizionalmente la serie occupa: il motto è “l’unione fa la forza” ed il giocare in squadra riveste un ruolo praticamente chiave, anche perché le classi presenti sono decisamente specializzate. L’Assalto ha essenzialmente il compito di fungere da anti-carro, potendo contare su esplosivi (da lancio, ma anche più statici come dinamite e mine magnetiche) capaci di infliggere danni pesanti ai mezzi corazzati, mentre fucile alla mano trova la sua ragion d’essere nello scontro ravvicinato, facendo uso di mitragliette leggere e, alla bisogna, della carica con la baionetta dell’arma. La classe Supporto dispensa, appunto, supporto, rifornendo di munizioni gli alleati (sia individualmente che lasciando in giro per la mappa casse con i rifornimenti) e appoggiando le manovre alleate, grazie ad armi dal caricatore mediamente più grande e capaci di dire la loro, fino ad un certo punto, anche sulla media distanza. Il Medico si occupa di curare e rianimare i feriti sul campo, e generalmente va ad utilizzare fucili capaci di infliggere più danno sul singolo colpo ma non automatizzati (o comunque dalla cadenza ridotta). Le classi di base sono completate dallo Scout, il classico cecchino letale sulla lunga distanza (ma più vulnerabile quando queste si accorciano), e probabilmente più influenzato dalla modifica di alcune meccaniche di gioco: la fisica riguardante la balistica dei proiettili è infatti stata ulteriormente snellita rispetto a quello che era già accaduto con Battlefield 4 (ritroviamo anche qui la possibilità di selezionare, a spanne, la distanza dal bersaglio che si sta inquadrando, in modo da aggiustare la mira di conseguenza), rendendo l’utilizzo dei fucili di precisione più immediato, anche se probabilmente questa semplificazione non piacerà allo zoccolo duro di appassionati della serie (dimenticatevi insomma il dover “compensare” l’effetto della curvatura terrestre con cui ci si ritrovava a fare i conti in Bad Company 2).
L’altra grossa modifica riguarda la riduzione dei danni che mediamente i proiettili possono causare, che ha l’effetto di rendere gli avversari (e se stessi) più resistenti ai tentativi di offesa dell’esercito rivale; l’effetto alla fine della fiera è quello di rendere, per quanto ci riguarda, il tutto meno frustrante: capita ancora che un tiratore particolarmente abile, mirando alla testa, riesca a far fuori il giocatore più velocemente, ma è più difficile essere ammazzati all’improvviso senza possibilità di appello e, di solito, si riesce a sopravvivere abbastanza da organizzare quantomeno un tentativo dignitoso di risposta al fuoco. Magari poi si muore lo stesso, visto che si va allo scontro comunque senza aver recuperato la salute persa con la prima smitragliata, ma almeno si riesce a dire la propria e, in qualche caso, anche a far contare la propria abilità. Parte del merito però, va detto, è da attribuire a quello che invece è un problema che speriamo gli sviluppatori risolvano con le prossime patch, che vede alcuni colpi che sulla carta dovrebbero andare a segno non produrre effetti sul nemico che ne viene colpito: nulla di tragico, ma sicuramente un fastidio che guasta parzialmente la festa, alla luce di questa ritrovata mobilità. Alle classi base, ad ogni modo, vanno aggiunte poi le classi d’elite che è possibile utilizzare temporaneamente in partita (quando una voce avverte che nelle vicinanze è stata localizzata una classe che contiene l’equipaggiamento), che non rendono comunque il giocatore che indossa l’armatura o sfrutta il lanciafiamme una sorta di divinità scesa sul campo di battaglia ma si limitano a conferire qualche bonus. Ci sono poi infine le classi legate ai piloti dei mezzi (carri e, prendendosi qualche licenza da quella che è la verità storica della Grande Guerra, aerei) e alla cavalleria, la cui dotazione va ad adattarsi alle loro necessità. In groppa ad un destriero ad esempio si è dotati di una sciabola per falciare i nemici a terra (sempre che non vengano travolti dalla cavalcatura) e si hanno a disposizione alcune granate anti-carro, particolarmente utili (seppur in numero molto limitato, solo due) in combinazione con l’agilità dell’unità perché permettono assalti mordi e fuggi a quelli che sono i mezzi con cui principalmente si va a sovvertire il controllo di una zona.
Level Design da applausi: “solo” 9 Mappe, ma tutte ispirate e divertenti da giocare
Tutte modifiche che, puristi della serie o meno, alla fine non si può non riconoscere come azzeccate e capaci di aumentare il divertimento che ogni partita regala, tanto più che si tratta di aggiustamenti che pur semplificando qualche aspetto non fanno virare la direzione del franchise verso lidi più arcade ed immediati. Battlefield 1 è un Battlefield a tutti gli effetti e la tattica sul campo di battaglia è ancora fondamentale, soprattutto considerando che come per la campagna anche sul fronte delle mappe disponibili DICE ha privilegiato la qualità rispetto alla quantità: si hanno a disposizione solo nove scenari di battaglia, ma ognuno di questi è curato nei minimi dettagli e presenta caratteristiche uniche, dalle trincee e dai dislivelli naturali del Monte Grappa (particolarmente divertente da giocare, anche complice la galleria posizionata al centro della mappa che risulta ben studiata sia per chi deve prenderla d’assalto che per i difensori, che possono isolarne una parte chiudendone le porte e bloccando le serrature) al treno corazzato che può far capolino nel deserto arabo, interferendo con le manovre della squadra avversaria sulle parti della mappa più vicine ai binari della ferrovia. Insomma, scelta azzeccata anche su questo fronte, visto che poi come vedremo a breve diverse modalità si divertono a giocare con le dimensioni delle mappe e preparano delle specie di playlist di situazioni che ne alternano alcune seguendo una traccia comune, incentivando il giocatore a capire che ruolo ricoprire sul campo di battaglia non guardando al quadro generale, ma leggendo la situazione.
Crucchi de m***a, 2-0 a casa vostra!
Il multiplayer non tradisce: tra novità e conferme Battlefield 1 è all’altezza del curriculum di DICE
La componente multigiocatore propone classici del genere (e della serie) ed aggiunge qualche novità che, premettiamo, abbiamo trovato senza dubbio interessante. Deathmatch a squadre, come al solito, è probabilmente la parte meno “stimolante” dell’offerta, visto che pad alla mano è quella dove l’importanza della tattica descritta nel paragrafo precedente si fa sentire di meno. Conquista, assieme a Dominio, risulta invece la modalità più indicata per farsi un’idea di quella che è l’offerta online (non a caso, solitamente è quella proposta di default nel menu principale alla voce Partita veloce, dove “partita veloce” è comunque da intendersi in stile Battlefield visto che si arriva tranquillamente alla mezz’ora per sessione), e richiede di conquistare assieme ai propri alleati le varie zone disseminate sulla mappa, mantenendone poi il controllo mentre gli avversari cercano di rientrarne in possesso. Corsa mette la squadra d’attacco sotto il fuoco dell’artiglieria di difesa, facendo giocare un ruolo chiave ai telegrafi; utilizzati per comunicare le zone in cui concentrare il fuoco, gli assalitori avranno come scopo quello di distruggerli per poter avanzare, mentre chi gioca in difesa dovrà riuscire ad avvicinarsi loro abbastanza per inviare la comunicazione e far aprire il fuoco. Piccioni da Guerra invece si propone come una sorta di variante di Cattura la Bandiera, dove bisogna recuperare il piccione, raggiungere la propria base e liberarlo in modo che trasmetta le coordinate da colpire (esattamente come la bandiera in Capture the Flag), stando però attenti che dopo aver liberato il volatile questo non venga abbattuto in volo; aggiunta insomma di valore e capace di garantire un certo divertimento, adattando al contesto della Prima Guerra Mondiale un grande classico del genere. Ma l’aggiunta più di spessore, anche per quanto riguarda la lunghezza delle partite, è Operazioni: dividendo sempre i due schieramenti in attacco e difesa, si inizia una serie di battaglie (che progressivamente andranno ad utilizzare tutta la mappa, cambiandola poi alla fine del turno) che va a ricalcare alcuni dei momenti chiavi vissuti al fronte, permettendo per esempio di liberare dalle forze austro-ungariche prima la zona del Monte Grappa e poi spostandosi sul fronte Adriatico per sgominare definitivamente gli occupanti. Modalità che, come detto, ha il grosso pregio di mettere in mostra sia lo splendido lavoro di level design che caratterizza l’offerta di quest’anno di DICE che il gameplay ragionato di Battlefield 1, mescolando poi le carte durante le varie fasi di battaglia. Gli attaccanti dopo un certo numero di fasi vedono l’arrivo di alcuni rinforzi, ma si trovano a dover fare i conti con il numero di ticket di rientro in esaurimento, mentre i difensori si ritirano in zone della mappa più all’interno delle loro linee e meglio protette. Non è insomma la guerra lenta e di logoramento che si è combattuta dal 1914 (1915 per l’Italia) al 1918, ma pur prendendosi le dovute licenze il risultato finale non può che essere descritto per quello che: in una parola, riuscitissimo.
Più controverso di Lawrence d’Arabia
Qualche difetto tecnico c’è, ma diluito in tanta sostanza
Dal punto di vista tecnico, oltre al citato problema delle “hitbox”, va evidenziato qualche problema minore in cui siamo incappati: il lavoro di DICE infatti non è sempre rifinito al meglio, e capita di assistere a qualche compenetrazione poligonale di troppo (con gli ostacoli che vengono attraversati da cadaveri ed elementi di scena) e qualche comportamento un po’ anomalo della fisica quando si è alla guida dei mezzi, soprattutto per quanto concerne quelli più leggeri. D’altra parte però visivamente il team di Electronic Arts è lavorato in modo più che egregio, ed il titolo visivamente è in grado di restituire ottimi scorci e di tenere testa al level design quando si tratta di dipingere a schermo le splendide ambientazioni su cui il gioco si appoggia, facendo poi un gran lavoro per quanto riguarda la regia e le inquadrature delle cutscene della campagna. Campagna che tra l’altro beneficia anche di un doppiaggio di livello (ci si imbatte anche in qualche voce nota al grande pubblico, come Ivo de Palma, storica voce di Pegasus ne I Cavalieri dello Zodiaco ma non nuovo a qualche scampagnata in ambito videoludico) e, come d’altronde il resto della produzione, beneficia di una colonna sonora sempre puntuale nel cogliere l’umore ed il clima emozionale di quello che sta succedendo a schermo.
Verdetto
9 / 10
Il dramma di dover combattere per l'Impero Austro-Ungarico
Commento
Battlefield 1 non ha sbagliato un colpo, per quanto riguarda gli aspetti importanti del titolo: nonostante qualche semplificazione che probabilmente potrebbe scontentare i puristi c'è la formula è la solita, collaudatissima utilizzata dai precedenti capitoli della serie, tirata a lucido visto l'encomiabile lavoro fatto sul fronte del level design (con nove mappe che definire sontuose è poco) e, sopratutto, per quanto concerne la storia (o meglio, le storie) raccontate nella campagna. Erano anni che DICE non proponeva contenuti in singolo così ispirati e questa nuova impostazione "ad episodi" potrebbe essere la soluzione definitiva, regalando emozione ai giocatori e facendo concentrare gli sviluppatori in una manciata di ore tutto quello che vogliono mostrare e raccontare. Per il resto la gran parte dei piccoli difetti presenti in-game non è nulla di irrimediabile, e già le prossime patch probabilmente renderanno obsolete le nostre lamentele. Nella pratica cosa vuol dire? Semplicemente che se volete dedicarvi ad uno sparatutto che va a riprendere le ambientazioni classiche del genere Battlefield 1 fa questo e va anche un po' oltre, con qualche licenza ma regalando alla fine grandi soddisfazioni.
Pro e Contro
✓ È Battlefield, in tutti i suoi aspetti chiave ✓ Novità convincenti ✓ Visivamente riuscito ✓ Campagna di assoluto livello...
x ... Ma non molto longeva x IA nemica ingenua x Qualche difetto tecnico x Balistica semplificata che non piacerà ai puristi
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