Recensione Agony – Di nome e di fatto

Esistono alcuni titoli che, nonostante una trama non esaltante e un gameplay tutt’altro che appagante, riescono comunque a far breccia nel cuore dei giocatori grazie a un concept ben studiato. Agony non è certamente tra questi.

Non vi nascondo che, chi vi scrive, abbia trovato interessante a suo tempo un prodotto come Dante’s Inferno. Ovviamente erano evidenti i limiti ludici e narrativi di quello che, senza dubbio, può essere considerato come un clone non del tutto riuscito del ben più famoso brand di God of War. Ma è altrettanto innegabile che l’estetica dietro al lavoro targato Visceral Games fosse qualcosa di estremamente curato e studiato nei minimi dettagli. Ogni singolo elemento artistico all’interno della rappresentazione dell’Inferno dantesco era pensato con uno scopo ben preciso e ideato in modo da trasmettere carisma da tutti i pori. Ecco che, quindi, all’annuncio di Agony da parte di Madmind Studio ci siamo sin da subito dimostrati interessati, nella speranza di poter tornare a passeggiare tra i dannati in un titolo che, secondo le promesse, si sarebbe dovuto dimostrare tra i più malati in circolazione. Le cose però non sono andate esattamente come previsto e siamo qui oggi per comunicarvi la nostra totale delusione. Prima di vomitarvi addosso la nostra recensione, vi ricordiamo che Agony è disponibile per PlayStation 4, Xbox One e Pc in versione digitale al costo di 29.99€ e in versione fisica a 39.99€. Buona lettura!

Versione testata: PlayStation 4

Agony è il classico prodotto tutto fumo e niente arrosto che si presenta in modo interessante tramite trailer ben studiati e con ottimi presupposti per piacere.


Lasciate ogni speranza, voi che entrate
Il comparto narrativo del prodotto Madmind Studio, nonostante l’incipit interessante e dal discreto potenziale, non riesce a coinvolgere neanche per un momento
In Agony interpreteremo un’anima dannata che, dopo essere giunta all’Inferno, dovrà trovare un modo per sopravvivere e per guadagnarsi la libertà, anche a costo di scendere a patti con la terribile entità chiamata Dea Rossa. Il comparto narrativo del prodotto Madmind Studio, nonostante l’incipit interessante e dal discreto potenziale, non riesce a coinvolgere neanche per un momento il giocatore a causa di una trama raccontata in modo confuso e alla totale assenza di caratterizzazione per ogni personaggio che incontreremo nel corso della nostra avventura. Avventura che, purtroppo, pecca anche di ritmo dall’inizio alla fine, con lunghe fasi inutili alternate a sequenze narrative sbrigate rapidamente e prive di qualsiasi pathos emotivo.

 

Anche il finale, purtroppo, non riesce minimamente a coinvolgere, a causa di una regia altalenante e, come già accennato, dell’inevitabile menefreghismo del giocatore nei confronti di qualsiasi personaggio presente a schermo. La longevità di Agony si attesta attorno alle 10 ore di gioco per la prima run, ma alle quali si possono aggiungere le 6-7 della modalità Succube, ovvero una vera e propria trama parallela che ci permette di vestire i panni di un demone femminile e di ripercorrere le gesta del nostro eroe da un punto di vista differente. Siamo veramente dispiaciuti nel constatare come anche l’atmosfera di gioco non riesca minimamente a trasmettere le sensazioni che ci si potrebbe aspettare da un titolo basato sull’Inferno, con poche scene disturbanti rovinate dal comparto tecnico scadente (ne parleremo tra poco) e dalla censura, che non ha permesso all’opera Madmind Studio di uscire nella sua forma originaria (potete trovare qui sotto il video con le scene tagliate).

Peggio che a Babilonia
Dal punto di vista del gameplay, Agony risulta essere un prodotto a malapena abbozzato
Dal punto di vista del gameplay, Agony risulta essere un prodotto a malapena abbozzato. Come nei più recenti titoli horror, infatti, saremo costretti ad aggirare i nostri avversari e a fare di tutto per non farci scoprire, pena la distruzione del nostro corpo. Distruzione che, però, non danneggerà la nostra anima, che potrà volare verso un altro corpo nel quale entrare prima di morire definitivamente. Questa meccanica, per quanto interessante, risulta sin da subito scomoda e soggetta a moltissime problematiche che vanno dal fastidioso sistema di possessione (bisogna sempre trovarsi in linea retta con il martire che decideremo di utilizzare) alla presenza di creature volanti che, al minimo errore, si fionderanno sulla nostra anima per porre fine alle nostre sofferenze. Peccato, però, che queste creature alle volte riescano a vederci anche dall’altra parte della mappa e ci facciano raggiungere il Game Over senza la minima logica e senza darci la possibilità di difenderci in alcun modo.

 

Nel corso della nostra avventura, inoltre, potremo possedere anche alcune tipologie di demoni, riuscendo così a sfruttare i loro attacchi per proseguire attraverso determinate aree. Anche in questo caso i controlli risultano essere davvero fastidiosi e ci siamo trovati più volte a dover spegnere la console per il troppo nervoso e per evitare di rompere il nostro Dualshock 4. Tra una fuga e l’altra, saranno anche presenti alcuni enigmi basati sul reperimento di rune per poter sbloccare la porta necessaria per passare alla zona successiva, ma si tratta di sezioni tanto semplici e amorfe, quanto trascurabili ai fini della recensione. Del tutto insensato, invece, è il sistema di checkpoint che, attivabili tramite l’interazione con un particolare manufatto, ci obbligheranno a tornare al punto di salvataggio precedente ogni tre morti. Avete capito bene: se, ad esempio, vi trovate nell’ultima area prima della fine del livello, ma andate in Game Over per tre volte, sarete costretti a partire dalla sezione precedente e attraversarla di nuovo per poter attivare una seconda volta il checkpoint e avere altre tre possibilità.

 

Un sistema del genere, del tutto non motivato da una qualsiasi scelta di gameplay e/o narrativa, è palesemente stato inserito per allungare il brodo e per aumentare immotivatamente il livello di sfida genereale della produzione. Di pessima qualità anche il level design, che presenta livelli labirintici, fastidiosi da esplorare, ma che, in ogni caso, vi permetteranno di arrivare comunque a destinazione. In questo modo, però, il giocatore non è minimamente invogliato a vagare per l’Inferno, se non per collezionare le varie statuette (utili per sbloccare extra) e per trovare particolari frutti necessari per migliorare il risicato albero delle abilità (trascurabile ai fini del completamento del gioco).

Il vero inferno è il frame rate
Come avrete potuto intuire dal titolo di questo paragrafo, il comparto tecnico di Agony è qualcosa di davvero aberrante
Come avrete potuto intuire dal titolo di questo paragrafo, il comparto tecnico di Agony è qualcosa di davvero aberrante. Frame rate del tutto instabile, tearing ovunque, modelli poligonali scadenti, animazioni sottotono e più compenetrazioni che penetrazioni nel girone della lussuria sono solo alcuni dei problemi che affliggono il titolo dei ragazzi di Madmind Studio. Per non parlare della miriade di bug che hanno afflitto la nostra versione per PlayStation 4, che vanno dalla cancellazione dei dati di salvataggio (per ben due volte) all’obbligo di reinstallare l’applicazione per poterla far partire senza che si bloccasse non appena finito il filmato iniziale. A questo va aggiunto il caricamento in ritardo delle texture anche solo del menù di gioco e i video in CGI compressi malissimo e che ci ha ricordato l’effetto degli spezzoni dei cartoni animati Disney inseriti nei vari tie-in degli anni Novanta.

 

Discorso poco diverso per il comparto sonoro, con musiche quasi del tutto assenti e/o amorfe, suoni ripetuti e mai inquietanti, un doppiaggio nella media e una gestione pessima dell’audio 3D, con i passi dei nemici provenienti da destra, quando inverità si trovano dalla parte opposta. Insomma: non avete visto l’Inferno se non avete giocato ad Agony. Ma non nel senso buono della frase.

Verdetto
4.5 / 10
Andare all'inferno potrebbe fare meno male che giocare ad Agony
Commento
Agony è il classico prodotto tutto fumo e niente arrosto che si presenta in modo interessante tramite trailer ben studiati e con ottimi presupposti per conquistare gli amanti del genere horror, ma che non riesce a rispettare nessuna promessa fatta in passato. Una storia confusionaria, un gameplay noioso con meccaniche senza senso, un comparto tecnico infernale e l'assenza delle scene più gore sono solo alcuni dei motivi per i quali non avvicinarsi in nessun modo alla produzione Madmind Studio. Persino il comparto artistico, dal potenziale sconfinato, riesce ad annoiare grazie al design delle creature monotono e al concept ambientale a dir poco mediocre. Cercate un horror valido: andate altrove. Cercate un'atmosfera infernale di qualità: spolverate Dante's Inferno. Volete farvi del male: Agony è il titolo che fa per voi.
Pro e Contro
Il potenziale è innegabile
Modalità Succube apprezzabile

x Narrativamente confusionario
x Gameplay noioso
x Level Design caotico
x Gestione salvataggi infernale
x Tecnicamente indifendibile

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