Con Hunedoara il videogioco fa turismo dell’ansia.
Hunedoara. Secondo la SERP di Google, al momento, uno dei 41 distretti della Romania, ubicato nella Transilvania di Vlad l’Impalatore — confluito nella figura letteraria del Dracula di Stoker — e meta turistica grazie al Castello del Corvino. E diciamocelo, il fatto che una notte in hotel costi in media 31€ sicuramente non guasta. Insomma, leggi Hunedoara e pensi a tutto meno che ad un videogioco.
Non fosse che
Hunedoara è effettivamente anche il nome di un videogioco. Ideato dagli studenti di
Accademia Italiana Videogiochi e finito sotto l’ala di quegli
Inition Publishing, vecchie conoscenze di Gameromancer su cui potremmo spendere un sacco di (belle) parole. Ma tanto vale rimandarvi all’
episodio del podcast dedicato.
Hunedoara ad un primo impatto sa di già visto. Ma per qualche motivo, siamo rimasti colpiti lo stesso...
Al di là di tutte le implicazioni romantiche dietro la vicenda,
Hunedoara colpisce perché l’atmosfera coglie nel segno. Le dinamiche sono quelle già viste (per esempio) in
Slender: The Arrival o più alla lontana nell’
Alan Wake di Remedy. Ma l’atmosfera della Hunedoara virtuale e dei villaggi che contornano il Castello dei Corvino
restituisce ansia. Nella sezione di gameplay che ci è stata mostrata a porte chiuse, abbiamo visto il progagonista (il gioco è in soggettiva) aggirarsi per un villaggio in notturna, cercando di evitare la creatura demoniaca che ci dà la caccia e che non possiamo combattere in nessun modo. A questo proposito è stato fatto espressamente riferimento all’Alien in
Alien Isolation.
Lo scopo?
Vederci più chiaro su quello che sta succedendo, immersi in un mondo sospeso tra il paranormale e la paura vera e propria. Pur non giocando direttamente il gioco, ad un certo punto, quando il protagonista arriva in una casa con le pareti ricoperti di specchi “perché loro [
chi? n.d.r] non sopportano la loro immagine riflessa” (così recita una lettera raccolta all’ingresso), la tensione sale e l
a paura che succeda qualcosa, qualunque cosa, anche la più vile e banale trovata che porti ad un
jump-scare, c’è. Ed è una tensione che non abbandona l’esperienza finché non lasciamo la saletta e facciamo i saluti di rito, qualcosa da rimanerci così impresso da sentire la necessità di parlarne. Non qui, non adesso, con i riflettori che devono essere (legittimamente) puntati su
Hunedoara.
Ma sul nostro sottosopra, non dovendo sottostare a nessuna
regola di regime…
Dal punto di vista tecnico, è difficile dare dei riferimenti
La build che c’è stata mostrata girava su PC, ma sappiamo — c’è stato detto — che si sta vagliando tutto.
Il grosso valore aggiunto sarà la Realtà Virtuale, tanto sulla piattaforma dei
Master Race quanto su PlayStation 4, ma il gioco dovrebbe arrivare anche su One e Switch. E ci siamo permessi di chiedere anche se supporterà il
VR Kit rilasciato da Nintendo con Labo, curiosità a cui non abbiamo potuto resistere (e con cui, alla fin fine, avevamo già molestato qualche altro sviluppatore indie). La risposta?
Non è escluso, anche se chiaramente la priorità è garantire una buona prestazione di
Hunedoara su Switch in modalità “tradizionale”.
Quello che abbiamo visto funziona, ovviamente; diversamente l’atmosfera non sarebbe sembrata così funzionale al genere e all’esperienza dietro lo schermo. Chiaramente è un risultato da contestualizzare al budget stanziato e alla caratura del progetto, oltre che da valutare nel suo insieme e non in una sezione scelta specificatamente per una prova a porte chiuse.
Commento
Pro e Contro
✓ Atmosfera ben resa
✓ Iniziativa lodevole
x È presto per dire di più
#LiveTheRebellion