Previsto per il primo quadrimestre di quest’anno, Filament è un puzzle game che Beard Envy Games sta sviluppando sotto l’egida di Kasedo Games. Dico “sta sviluppando”, ma sarebbe più corretto dire “ha sviluppato”, in quanto il gioco è quasi pronto. Quello che resta da fare è principalmente un lavoro di pulizia, con bug da correggere e features che mi auguro di trovare nella versione 1.0. Noi di ILoveVideogames abbiamo messo le mani su Filament in anteprima. Questo è quanto emerso dalla nostra prova.
Un eroe che non ti aspetti
Salopette blu e camicia arancione, vestiamo gli sgargianti panni di Pluto, un normalissimo tecnico della compagnia omonima al gioco, impiegato a gironzolare per l’universo e riparare cose. È così che ci imbattiamo nella deserta stazione spaziale dove tutta la vicenda è ambientata.
“Clicca su tutte le immagini con un meteorite per avviare la procedura d’attracco”
Recita il computer di bordo, mentre Pluto se ne sta tranquillamente spaparanzato con i piedi sul cruscotto. Il gioco vuole mettere subito in chiaro la sua identità.
Dopo un primo rompicapo, che funge da tutorial, si parte all’esplorazione della suddetta stazione, dove ben presto facciamo la conoscenza di Juniper (o quanto meno della sua voce), l’ultimo membro dell’equipaggio, rimasta intrappolata sul ponte di comando. Solo pochi minuti prima, però, eravamo stati messi in guardia dal computer di bordo sul fatto che la stazione fosse disabitata ed eravamo stati invitati a procedere con estrema cautela.
Totalmente abbandonata non lo è, ma come mai i sensori della nostra nave non abbiano rilevato la presenza dell’indifesa fanciulla, non ci è dato a sapere. Altrettanto curioso è l’aspetto alieno delle “ancore” che la stessa Juniper ci supplica (più spesso ci ordina) di sbloccare per liberarla.
Queste ancore sono il fulcro del gameplay: interagendo con esse prendiamo i comandi di un piccolo diodo con il quale illuminare alcuni pilastri, toccandoli con il cavo che trasciniamo, per poi raggiungere l’uscita. Le regole sono semplici e intuitive: il contatto con i pilastri dev’essere stabile e il diodo non può attraversare il cavo, come accadeva nello storico Snake.
Tanto scanzonato quanto misterioso, Filament non si fa prendere alla leggera
Varietà ed esplorazione
La semplicità però finisce qui. Se il tono scanzonato dei dialoghi può far pensare a un gioco leggero, bastano pochi schemi affinché Filament faccia vedere di che pasta è fatto. Ogni ancora contiene una manciata di schemi e anche soltanto concludere le prime non è semplicissimo.
Fin da subito è possibile muoversi liberamente per la stazione spaziale, esplorando i luoghi dove l’equipaggio viveva e lavorava e dove sono disseminate le ancore. L’ambientazione è costruita in modo molto coinvolgente: una tuta spaziale accasciata a terra, macchie di vernice in un corridoio, scatoloni e attrezzi accatastati alla rinfusa. Ben presto mettiamo le mani su un computer, attraverso il quale possiamo consultare il diario di bordo dei vari membri dell’equipaggio. La tensione per un misterioso malfunzionamento si alterna alla vita quotidiana dei colorati cosmonauti.
Le interazioni con l’ambiente sono limitate, ma non se ne sente eccessivamente la mancanza: è quel qualcosa di non detto che tiene il giocatore col fiato sospeso.
Idraulici spaziali
Come anticipato, la stazione dà un discreto margine esplorativo: nelle varie aree in cui è suddivisa è situata un’ancora e sbloccandola avremo accesso alla successiva, oltre che a un frammento di appunto che permette il progredire della trama. Non esiste un ordine con cui affrontare le varie zone e, anzi, in ognuna di esse le regole per risolvere gli schemi variano leggermente. In una i pilastri vanno accesi in un ordine prestabilito a causa di interruttori che sbloccano aperture negli ostacoli o permettono l’accensione degli altri pilastri; in un’altra i pilastri sono colorati ed è necessario accenderne i due dello stesso colore consecutivamente. La varietà di idee certo non manca.
Quello che può spaventare di Filament è, invece, la difficoltà generale. Come anticipato, anche soltanto concludere tutti gli schemi della prima ancora di ogni zona non è immediato e sono richiesti intuito e pazienza in egual misura.
Cosa abbiamo sul lato tecnico
Filament ha uno stile grafico piuttosto bizzarro: da un lato alcuni elementi sono volutamente stilizzati, in particolare risalta il volto del protagonista che, banalmente, non possiede la bocca e gli occhi sono due punti neri. Dall’altro gli sviluppatori hanno avuto una cura per il dettaglio definibile tranquillamente certosina.
Anche il comparto tecnico è di tutto rispetto, in particolare se si parla di luci. Il diodo è dotato, infatti, di una lampadina sul capo la quale, sommata alla luminescenza dei pilastri, dà del filo da torcere alle schede video più datate.
Per concludere, ho incontrato solo qualche bug che mi ha richiesto di uscire dallo schema e ricaricarlo. In un altro caso, attivando per la seconda volta un’ancora non conclusa, mi sono ritrovato al livello successivo a quello che avevo lasciato. Sempre parlando di pulizia, la possibilità di vedere lo schema perpendicolarmente è una significativa comodità, ma non poter muovere il diodo nel frattempo fa perdere una parte la sua utilità.
Anche le opzioni di movimento sono pensate bene. Sicuramente è da ricalibrare è il tempo che si impiega a ricominciare lo schema, soprattutto se paragonato al “riavvolgi filo”. Quest’ultimo dovrebbe servire per tornare indietro di qualche passo, ma gli svariati secondi che necessari per riavviare lo schema sono comunque più lunghi dell’operazione di riavvolgimento manuale.
Commento
Filament è un puzzle game difficile, che regala soddisfazioni a chi riesce a progredire, ma che finisce per spaventare i giocatori meno pazienti. Ottima l'ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi. Con un buon lavoro di pulizia, la perla è servita.
Pro e Contro
✓ Ambientazione intrigante ✓ Curva di difficoltà ripida...
x ...forse troppo x Ottimizzazioni e bug su cui lavorare
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