Il videogiocatore comune non apprezza i tutorial. Quando ero giovane (diciamo una quindicina di anni fa), ricordo che prima di inserire il CD nella Playstation, trascorrevo un’oretta buona a spulciare il libretto delle istruzioni. E per “libretto” intendo proprio quel foglietto cartaceo posto all’interno della confezione in plastica del gioco. Guardavo i tasti, l’interfaccia, la lore del gioco, i personaggi, il loro background, etc. Ora no.
Ora avvio il gioco e premo pulsanti a caso cercando di capire quale sia la loro funzione.
Ormai solo in pochi danno importanza al libretto di istruzioni e, tutto sommato, penso sia meglio così. I tutorial oggidì sono integrati nel gioco: occupano i primi minuti dell’esperienza ludica, talvolta anche qualche ora, e ogni tanto diventano una parte integrante del gioco. Giocare a Terminal Conflict è come intraprendere un lungo e difficoltoso tutorial. Ciascuna partita è un’esperienza diversa, dove il giocatore impara ogni volta qualcosa di nuovo. Apprendere a giocare a Terminal Conflict non è facile, e io credo sia proprio questo a renderlo affascinante.
Durante la prima partita a Terminal Conflict ho sganciato una bomba atomica in Russia e ho perso. Purtroppo non avevo capito che le cariche nucleari fossero una soluzione abominevole alla guerra fredda tra USA e URSS e che l’obiettivo principale del gioco fosse proprio prevalere sull’avversario senza provocare un massacro. Avrei potuto capire facilmente tutto questo se avessi prestato attenzione al tutorial.
Diciamo che il tutorial di Terminal Conflict è esso stesso un gioco a sé: prima di tutto, il giocatore deve trascorrere una buona parte di tempo a sperimentare tutte le possibilità offerte dal gioco, che sono tantissime, poi si può passare ad affrontare un vero scontro.
Avviare Terminal Conflict mi ha ricordato quelle serate in cui aprivo un nuovo gioco da tavolo insieme a qualche amico. Il piano era quello di concludere almeno una partita. Purtroppo trascorrevano ore e ore prima che riuscissimo ad apprendere tutte le regole del gioco e, inevitabilmente, la sessione di gioco veniva rimandata a qualche giorno nel futuro. Terminal Conflict funziona più o meno allo stesso modo, tranne per gli amici. Ne potrete invitare solo uno e dovrà essere in possesso del gioco. Purtroppo, pur essendoci una funzione multiplayer online uno contro uno (si può scegliere se controllare Stati Uniti o Unione Sovietica), io non sono riuscito a trovare alcuno sfidante online. Forse le persone non sono ancora pronte ad affrontarmi in uno scontro bellico mondiale. O forse non sono abituate a subirsi una fase di tutorial di circa due ore (se siete in gamba come me, altrimenti anche di più).
Giocare a Terminal Conflict è come intraprendere un lungo e difficoltoso tutorial
Non voglio mentire a nessuno. Terminal Conflict è un gioco complesso, talvolta così intricato da risultare frustrante. Imparare le dinamiche principali del gioco impiegherà circa due ore del vostro tempo, comprenderne tutte le sfumature vi assorbirà per giorni. Ovviamente l’eccessiva complessità del gioco presenta un problema enorme: la maggior parte dei giocatori potrebbero accantonare il gioco ancor prima di finire la loro prima partita. Tuttavia, una volta superato questo primo ostacolo (che per me non è stato per nulla faticoso), Terminal Conflict offre un’enorme quantità di materiale sul quale sbizzarirsi. D’altronde, ogni gioco ha il suo fascino, persino il più brutto. E Terminal Conflict non è sicuramente un gioco malfatto.
Terminal Conflict è un gioco complesso, talvolta così intricato da risultare frustrante
Verso la vittoria
Una partita durerà un bel po’ di tempo, in alcuni casi anche ore. Ci sono tre modi per vincere: surclassare l’avversario con 100 punti vittoria in più di lui, vincere nella “space race”, oppure attendere fino al 1991 e sperare di aver racimolato più punti vittoria dell’avversario.
All’inizio di ogni partita, il giocatore sceglie se controllare gli USA o l’URSS. Le fasi di gioco sono scandite in blocchi di anni, che vanno dal 1946 al 1991. Durante le varie fasi accadranno degli eventi al quale il giocatore dovrà rispondere. In base alle risposte date, potranno succedere ulteriori eventi, oppure varieranno alcuni parametri. Ho imparato sulla mia pelle che non prendere nessun provvedimento nei confronti di una campagna diffamatoria organizzata da spie russe può portare al collasso di una nazione. “The more you know“.
In ogni periodo storico, potranno essere reclutate o meno varie figure di spicco che hanno avuto un ruolo nella guerra fredda, come Fidel Castro, Mao Zedong e Margaret Tatcher. Questi potranno essere utili per influenzare le regioni circostanti, oppure, in alcuni casi, addirittura intralciarvi.
Il giocatore, inoltre, avrà a disposizione svariate truppe di terra, aria e mare, ognuna con le proprie abilità e peculiarità. Eseguire un attacco aereo spesso risulterà una strategia vincente per annientare le armate nemiche, tuttavia solo le truppe di terra potranno conquistare il territorio. Gli scontri bellici hanno una meccanica apparentemente complicata, ma efficace, che necessita di essere imparata ed affinata con calma.
Ci sono molti modi per vincere una partita (e ancora di più per perderla), così come ci sono numerosi parametri da tenere in considerazione. Tuttavia, non ho intenzione di illustrarli nel dettaglio, altrimenti che divertimento ci sarebbe nello scoprirli? Mi soffermo solo su uno di questi, che è il parametro “people”. In italiano potrebbe essere tradotto con “popolarità” (ah, ovviamente il gioco è interamente in inglese).
La popolarità è un fattore fondamentale per un leader di una grande nazione. Avere il consenso popolare, adesso come 70 anni fa, è fondamentale. Per ottenerlo un leader deve agire sulle tematiche calde, sotto gli occhi di tutti, non su quelle più importanti. Terminal Conflict penalizza i giocatori che agiscono al di fuori del fulcro degli eventi (che a rotazione possono essere in Asia, Europa dell’ovest, America del nord, etc.), anche se questo tipo di azioni potrebbe portare a risultati migliori. Eseguire azioni al di fuori del “focus”, diminuisce la popolarità.
Un leader deve agire laddove la maggior parte delle persone sta guardando e non per il bene del paese. Sembra assurdo, ma se riflettete un attimo, basta dare uno sguardo ai nostri politici per capire che è proprio così che funziona.
Terminal Conflict potrebbe essere una bomba, se si è disposti ad affrontare un tutorial eterno. Purtroppo, il fatto che non ci siano abbastanza giocatori per usufruire della modalità multiplayer lascia un po’ di amaro in bocca. Ed è un peccato, perché Terminal Conflict sembra proprio progettato per essere giocato pvp. Anche perché la modalità contro l’IA dopo qualche partita stufa.
#LiveTheRebellion