Rossella La Montagna

Speciale Da PS5 a The Last of Us: hype e marketing

L’attesa del piacere, è essa stessa il piacere?

L’attesa di PS5 e The Last of Us Part II è essa stessa il piacere? Probabilmente quelli di Sony la sanno lunga al riguardo, dopotutto non è su questo concetto che si sta basando la sua politica di marketing? Difatti è a piccole briciole che la nostra fame di sapere viene saziata dal colosso giapponese. Dal suo primo annuncio ufficiale di PS5 che risale ad Ottobre del 2019, ci son voluti circa sette mesi per conoscerne poi le caratteristiche tecniche ed il nuovo controller, Dual Sense. Come non considerare anche il logo, certamente la componente più inaspettata! (questo è sarcasmo. Ogni tanto mi sfugge, ndr)

“I videogiochi sono meglio di noi”
marketing ps5 e the last of us 2
Su Instagram Sony ha così annunciato il nuovo logo per Play Station 5. Numeri da capogiro per così “poco”.
Dai risultati ottenuti, non si può negare quanto questa stia risultando essere una mossa azzeccata. Al di là delle motivazioni di fondo che abbiano spinto Sony a questa sorta di “cautela”, checché se ne parli bene o male, comunque se ne parla. Basta un’immagine su Instagram per far volare milioni di cuoricini, e che io sia maledetta se non sta sortendo il medesimo effetto di odio et amo al mio intelletto!

Insomma, siamo sinceri: quando attendiamo un qualcosa, e lo attendiamo da appassionati od amanti, l’attesa del piacere è piacere ma al tempo stesso una condanna.
Nuove indiscrezioni vogliono la presentazione di PS5 fissata per il 4 Giugno ma, finché non vi sono annunci ufficiali, resto coi piedi per terra. Sony ultimamente si diverte a dare bastonate a milioni di appassionati non solo con la sua più grande fortuna, ma ha deciso di punzecchiarci con quel ulteriore asso nella manica che in molti attendevano, con una dose di ansia tale da obbligarci a ripescare la remastered del prequel capolavoro, uscito nel 2013.

Sto naturalmente tirando in ballo The Last of Us Part II.

Quando l'hype genera pericolose attese.

Tre anni dopo il grandissimo successo riscosso da The Last of Us, Naughty Dog (casa di sviluppo del gioco) insistette nel voler annunciare il prima possibile il suo sequel ed il riscontro che ne seguì fu plateale. TLOU2 aveva gettato le fondamenta di quello che sarebbe stato un successo assicurato dal principio, quel piacere che milioni di fan avrebbero atteso al di là di ogni ragionevole dubbio, nel bene e nel male, come solo il seguito di un prezioso gioiello (quale è il primo TLOU) avrebbe potuto.

Neil Druckmann ci aveva avvertiti.

“[…] We hope you understand that this additional time ensures that The Last of Us Part II lives up to our collective ambition as well as our commitment to the highest level of quality.
We know the extra few months will add to what may already be an excruciating wait for all of us.
Come next May, you will finally rejoin Ellie in The Last of Us Part II.”

Neil Druckmann, vice-presidente di Naughty Dog – Fonte
Se da un lato c’è la consacrazione di Sony con un brand (Play Station) che ha gettato le sue radici già negli anni novanta, guadagnandosi console dopo console (non senza passi falsi, ammettiamolo) la fiducia dei suoi consumatori… Da una parte abbiamo un videogioco che ha ringiovanito un genere (action survival horror), settato nuovi standard con un comparto grafico impressionante (anche su PS4 fa la sua bella figura) ed emozionato con il racconto di una storia terribilmente “umana”, non originale e magari memorabile, ma contemporanea e capace di immedesimare il videogiocatore portandolo a guardare con gli occhi dei suoi protagonisti: ferendosi laddove loro si feriscono, gioendo laddove loro trovano un minimo di pace.
Soffrire.

E di sofferenza The Last of Us 2 è destinato a crearne ulteriormente.

PS5 the last of us
Letteralmente hype è tradotto in “montatura”. Derivato da hyperbole, ossia “iperbole“.
Alla luce di due date cancellate, è a causa di forza maggiore che vedremo TLOU2 nei negozi il 19 Giugno. Questo perché la divulgazione di pesanti leak riguardo al gioco, ha di fatto messo sia Sony che la stessa Naughty Dog con le spalle al muro. Non ci è dato sapere con certezza chi sia l’artefice di un gesto tanto stupido quanto vile (e mai lo sapremo, immagino), ma in reazione alla gravità di un simile comportamento non poteva essere altrimenti. Sappiamo, però, chi è che ha aiutato a diffonderlo rendendolo (passatemi il termine) virale, alla mercé di tutti, anche di chi si è salvaguardato bene dall’evitare di leggerne la più innocua dichiarazione, la più becera notizia e speculazione: l’hype.

La stessa strategia di marketing promossa da Sony per PS5 e The Last of Us 2 gli si è ritorta contro. Perché non è tutta colpa di un sito online di pseudo giornalismo videoludico. Non è neppure tutta colpa dell’utente medio del web che il più delle volte è semplicemente un eco del giudizio, della parola, espressa da qualcun altro e dunque si limita a diffonderla. Una pecora smarrita che ritrova il suo senso di esistere in un gregge.

La colpa è sopratutto di coloro che quel leak sono volutamente andati a ricercarlo.

Non solo, perché tra l’altro sono gli stessi che successivamente maledicono Naughty Dog giacché ne sono usciti fortemente malcontenti dalla piega che è destinata a prendere il gioco. Per meglio dire: per il futuro che una delle case di sviluppo più talentuose dell’ultimo decennio ha scelto per The Last of Us Part II. Quello che i più hanno probabilmente dimenticato è che sono gli stessi che ci hanno in egual modo sconvolti con il primo TLOU. Dunque perché ci sarebbe da meravigliarsi se l’obbiettivo dei suoi autori è raggiungere le medesime vette di angosciosa e straziante verità che lo ha reso proprio per questo una pietra miliare nella storia dei videogiochi?

Lamentarsi di un libro dopo averne letto solamente la copertina e le ultime righe finali, è ai miei occhi ridicolo oltre che pretenzioso. Ciò che ha fatto di The Last of Us un capolavoro non è solamente il finale, ma il tragitto stesso che i protagonisti hanno affrontato, l’evoluzione e la profondità che hanno acquisito nel corso della storia.
Allo stesso modo, lamentarsi del sequel dopo averne illegalmente e vigliaccamente violato la riservatezza, è tanto ingenuo quanto ipocrita.

Tanto tutti comprerete The Last of Us Parte II per PS5... Ipocriti.

Non più una storia, ma uno strumento…

The Last of Us Part II è stato tra i titoli più attesi di questa generazione, al pari dello stesso annuncio di PS5 per quella futura. Eppure, con altrettanta facilità, adesso è invece oggetto di aspre critiche e strumentalizzazioni pseudo politiche da parte dei più, beneficiando dell’importanza mediatica che offre e dalla popolarità che ne consegue. È stato lo strumento più potente e dannoso che hanno utilizzato per danneggiare la stessa Naughty Dog, che si è vista (nuovamente) protagonista di gravi e disparate accuse. Tuttavia, benché siano voci non confermate, la credibilità dell’azienda ne ha nuovamente risentito.

Non ci resta che sperare che questo mese passi in fretta. Che sia PS5 e The Last of Us Part II possano così darci le risposte che mai come prima pretendiamo. La prima perché finalmente si palesi, zittendo o dando ragione a chi l’aspetta per criticarla od elogiarne le caratteristiche. Il secondo, perché attraverso la sua sola arte riesca ad attirare su di sé le voci che realmente merita: in funzione a ciò che intende davvero raccontare.

Al come e al perché.

#LiveTheRebellion